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Il suono del mondo a memoria: Giacomo Bevilacqua fa il suo esordio nella graphic novel

 

 Titolo          Il suono del mondo a memoria
 Autore          Giacomo Bevilacqua
 Prezzo          € 21
 Anno            2016 
 Pagine          190
 Editore         BAO Publishing

Come spesso succede quando decido di avvicinarmi ad un genere a me poco vicino, il fato ci mette lo zampino. Pochi giorni fa scorrevo la home di Twitter, tra l’annoiato e il supponente. D’improvviso, un’immagine ha attirato la mia attenzione: cliccando sull’anteprima, si è aperta innanzi ai miei occhi una delle prime pagine di “Il suono del mondo a memoria” ed è subito stata curiosità, mista ad impellente desiderio di acquisto e lettura.
Giacomo Bevilacqua, già noto come papà di Panda e autore di Metamorphosis, si cimenta per la prima volta con la graphic novel attraverso una storia che è un inno d’amore alla città di New York.
È lì che si trova il giornalista Sam Page, protagonista di “Il suono del mondo a memoria”, per la sfida lanciatagli da Jorge, il suo editor: trascorrere due mesi nel centro pulsante del mondo senza parlare con nessun altro essere umano. Una piccola guerra, basata sull’autodisciplina e sul controllo di sé –operato contando, per ogni gesto, da uno a quattro, quasi a seguire una melodia – contro la misantropia e contro la città stessa, da sempre cliché di rumore e dinamismo. Una sfida contro gli spigoli del suo carattere, insomma, contro una New York indecifrabile che dissemina indizi qua e là, da cui trarre insegnamento oppure materiale per l’esordio di Sam come columnist di Worlds, rivista di cui è già cofondatore e fotoreporter.
Il silenzio pervade questa graphic novel, in cui a farla da padrona saranno proprio i segnali che il destino vorrà lanciare a Sam: chi è la donna dai capelli rossi che appare in ogni sua foto?
Bevilacqua, presentando “Il suono del mondo a memoria”, ha dichiarato che «questo libro è un inno a quelli che, come me, hanno problemi di comunicazione». Nessun’altra descrizione potrebbe essere più adatta, a patto di non voler scendere nei dettagli e di lasciare al lettore la gioia della scoperta del gran finale. Dimentichiamo A Panda piace e tutte le sfumature che l’autore ci ha presentato con i suoi lavori precedenti: qui troviamo infiniti skyline, pensieri che hanno fretta di sgorgare via e lo fanno in caps lock, tasselli che trovano la loro strada, forte empatia con il lettore. La grazia dell’osservazione, la serenità del silenzio, la bellezza di New York, il dolore della perdita, la difficoltà a lasciarsi andare, si fondono perfettamente in un libro che strega e riempie il cuore.

Questa è una storia da bere tutta d’un sorso, scandendo l’uno-due-tre-quattro di Sam, affamati di colori, di parole, di vita. È, soprattutto, un dono da fare a se stessi oppure gli altri (mancano in fondo poco meno di due mesi a Natale, nda).

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