Fattore20, la prima notte d’estate nel segno della musica

 La 19enne Lunastorta vincitrice del concorso canoro organizzato da Venti

COSENZA – Una sera di inizio estate per mettersi in gioco e farsi apprezzare dal pubblico, il brivido della competizione mitigato dal piacere di cantare. E poi, una giuria di professionisti del settore sensibile alla bravura e al talento dei 4 finalisti di Fattore20, la rassegna musicale che ha riempito di note e di voci le strade del centro di Cosenza. Un paio di appuntamenti in corso Mazzini prima della finale in piazza Campanella che ha consacrato la 19enne Silvia Salituro, in arte Lunastorta: l’autobiografica Briciola – il cui filo conduttore è la lotta contro l’anoressia ingaggiata dalla cantante – ha convinto i giurati e la platea che ha affollato la piccola ma accogliente agorà della musica allestita davanti alla Chiesa di San Domenico.

Lunastorta è la capofila della sempre più vivace scena musicale cosentina, in bilico tra melodia, cantautorato e contaminazioni con il rap: Sofia Aiello, Giulio Genìse, Ventuno (al secolo Simone Cristaldi), cui bisogna aggiungere Giacomo Aiello e Luca Guarascio, che hanno partecipato fuori concorso all’ultimo atto di Fattore20. Un nucleo di ragazzi che – a prescindere dai singoli percorsi artistici e umani – esprime il desiderio di essere ascoltato e compreso, non solo quando sale sul palco. «Anche se non ho raggiunto la finale, partecipare a Fattore20 mi ha dato l’opportunità di tornare a esibirmi dal vivo dopo la lunga interruzione dovuta all’emergenza sanitaria e di incontrare per la prima volta molti colleghi che non conoscevo», spiega il 30enne Giacomo Aiello, in gara con le romanticheggianti Quando mi guardi così e Tu sei qui. «D’altra parte, ho voluto esserci perché nel paese in cui vivo (Cariati, ndr) e nei piccoli centri della provincia di Cosenza non c’è modo di suonare e di esibirsi con assiduità. In città, invece, è diverso: gli artisti che ho conosciuto hanno la fortuna di essere seguiti in ogni fase del processo creativo».

A proposito di inventiva e dimestichezza con le rime: la parola a Ventuno. «La musica non mi aiuta soltanto a parlare con la gente, ma anche a veicolare quelle sensazioni che altrimenti non riuscirei a trasmettere», esordisce il rapper originario di Castrovillari. Dietro a questo nome d’arte, però, non ci sono particolari affinità con l’algebra: «In questo momento della mia carriera, ci sono tante somiglianze tra Simone e Ventuno: entrambi vedono la vita allo stesso modo». Tra gli inediti che ha proposto al pubblico, Cristaldi/Ventuno è particolarmente affezionato a Marmellata (parte 2) perché «non è solo la naturale continuazione di Marmellata (parte 1), il brano con cui ho iniziato ufficialmente il mio percorso artistico, ma lo considero uno dei frammenti che aiutano a comprendere chi sono e perché ho intrapreso questa strada», sulla quale scorrono ascolti decisamente eterogenei: «Ho la fortuna di spaziare tra tanti generi. Di conseguenza, non ho un modello di riferimento neppure nel rap. Tuttavia, negli ultimi tempi, ho apprezzato moltissimo le produzioni di Thasup».

Dall’introspezione di Ventuno alle schermaglie amorose che ispirano la penna dello studente di Medicina Giulio Genìse, transitato per le polverose strade del rock e del blues prima di appassionarsi alla chitarra acustica, «grazie alla quale mi sono avvicinato alla composizione dei testi». La vena astratta delle origini – senz’altro influenzata dalle tante letture della giovinezza – si smorza fino ad approdare a una scrittura più concreta e, al tempo stesso, introspettiva. Le due anime di Genìse convergono in un brano «che ho scritto quando avevo 24 anni»: Il nostro mare è lo spazio (non solo fisico) in cui il ricordo di un amore affiora per l’ultima volta prima di svanire tra le onde. Nel suo repertorio, però, si possono trovare anche due ricette per alleviare le ferite dell’anima: Di notte senza età è l’elogio di una chiacchierata consumata a tarda ora, Vivere con sé segue l’incedere dei pensieri più banali in grado di attenuare le sofferenze di ogni giorno.

Ancora la passione che brucia, ma dal punto di vista femminile: la 24enne Sofia Aiello – anch’essa laureanda in Medicina – ha suonato per la prima volta in pubblico nel corso della rassegna organizzata da Venti in collaborazione con Cluster Music, Cromosomi, Officine Buone, Open Stage, Parodoi e TapeLab. Dal pianoforte alla chitarra, fino alle prime prove in inglese, perché «trovavo più semplice trattare argomenti delicati in una lingua diversa dalla mia». E poi, il desiderio di ricongiungersi all’italiano per cantare d’amore, ma non solo: «Alchimia coglie le sensazioni che accomunano due innamorati quando scatta il classico colpo di fulmine, mentre Due ali ha avuto una gestazione più lunga: cercare le parole giuste per ricordare mio nonno appena scomparso non è stato affatto facile».

Aiello ha conquistato il secondo premio alle spalle di Lunastorta: nel curriculum della vincitrice di Fattore20 spicca l’esibizione a Pisa in una tappa dell’ultima tournée di Ariete. La sua Briciola ha conquistato tutti fin dal primo ascolto: «Questa canzone è nata in un periodo di crisi che ho attraversato a 16 anni: non riuscivo a mandare giù pochi bocconi di pasta. A quel punto, ho pensato di sfogarmi al pianoforte. Ed è stato proprio in quel momento che ho capito di avere un problema, anche se ho tentato invano di nasconderlo fino al ricovero nel 2021. Briciola è senza dubbio il pezzo più importante del mio repertorio, perché l’esperienza che racconto in questo brano l’ho vissuta fin dentro le mie vene».

Canzoni viscerali, dunque. Proprio come Quadretti, di cui è stato girato anche il videoclip: «La considero una delle mie composizioni più mature, anche dal punto di vista produttivo. La mia cotta per un amico che era innamorato in realtà di un’altra mia amica è stata il pretesto per parlare ancora di me e del mio mondo». Il primo quarto di una Luna(storta) di talento che – pur guardando avanti («Grazie a Fattore20, ho capito che il palco è casa mia») – ha già riempito il suo mondo di bellezza: «Il mio punto di riferimento è Mia Martini: la ascolto come se non ci fosse un domani. E poi, sebbene queste influenze non affiorino esplicitamente dai miei testi, per me sono importantissimi anche Francesco De Gregori e Fabrizio De André». Un orecchio teso ai classici, l’altro alle nuove voci della canzone contemporanea, come Margherita Vicario e Levante: Silvia/Lunastorta si è già messa in cammino per «fare del bene». Regalando agli altri la sua musica e le sue parole.


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni