Federica Caso, in arte Fedeshui, nuova voce del cantautorato italiano presenta il suo primo album “Ajere”

“Se dovessi descrivere la mia musica in una sola parola direi “emozionale”. Ogni pezzo, ogni parola credo che lasci qualcosa a chi l’ascolta, a me per prima. Un sentore di gioia, di malinconia, qualcosa che riporta magari ad un ricordo che riaffiora e fa sentire ancora la sua presenza”.

E’ cosi che si definisce Federica Caso, in arte Fedeshui, giovane voce emergente del cantautorato italiano e campano, si perché Federica scrive testi e musica delle sue canzoni molte delle quali in dialetto campano. Classe ’93, Federica nasce ad Eboli (SA) dove vive tutt’ora, il mondo dell’arte l’ha sempre affascinata, dopo aver concluso gli studi classici ha studiato disegno e grafica, non tralasciando mai la musica e il canto che ha scoperto fin da quando era bambina. Le basta una chitarra, un po’ di silenzio attorno e le parole vengono giù su carta formando musiche soavi e leggere che avvolgono chi le ascolta facendolo sentire immediatamente in un posto più bello, più felice. Le sue sono canzoni da sentire ad occhi chiusi lasciandosi cullare in un’atmosfera onirica e delicata. E’ appena uscito il suo primo album dal titolo “Ajere” (“ieri”) disponibile anche su Spotify , scopriamo qualcosa in più con l’autrice.

Federica che significato ha per te il titolo “Ajere”?

“Ajere” raccoglie cinque canzoni in totale, ognuna di queste rappresenta un momento che ho vissuto, magari non direttamente, ma qualcosa che inevitabilmente mi ha coinvolta lasciando il segno anche se vissuto da persone vicine a me. Sono tutti momenti che mi porto dentro e che adesso so che devono rimanere nel passato lì dove sono accaduti, in un “ajere” senza tempo.

Il titolo del tuo album è in dialetto così come molti dei tuoi brani, che rapporto hai col dialetto campano?

Il dialetto campano ha una musicalità unica, anche le parole più semplici, in dialetto, riescono ad avere una potenza evocativa che si sposa perfettamente con la mia musica che, di contro, è molto delicata, quasi impalpabile. Sono cresciuta in una famiglia che mi ha trasmesso i valori della mia terra: le domeniche a casa di nonna col ragù in pentola, noi cugini che giocavamo da piccoli e finivamo sempre per litigare, le giocate a carte tra zii e parenti durante il periodo natalizio, tutto condito dalla veracità del dialetto, dalla sua leggerezza, sono cose che mi porterò sempre dentro, sono le mie radici.

Quali sono i cantanti che ti hanno formato nel tuo percorso di crescita?

Amo la musica e il cantautorato italiano, da bambina ascoltavo in macchina con mio padre tutte le cassette di De Andrè, Battisti, De Gregori, Dalla, Venditti ma anche le ballate napoletane di Lina Sastri, Gragnaniello, Avitabile. La musica napoletana mi ha sempre trasmesso quel senso del ritmo, le percussioni passionali e vibranti che si sono evolute poi nella musica più melodica e attuale dei Foja, La maschera, Gnut, Giovanni Block, non a caso di alcuni dei loro pezzi ho anche fatto delle cover.

Qual è la canzone che più ti piace tra le cinque del tuo cd?

Questa è una domanda difficile, sono tutte un po’ parte di me e non mi viene facile scegliere ma forse quella che sento più vicina in questo momento è “Anema sincera” (anima sincera) che racconta di un’anima che non si sente più proprietaria del suo corpo e decide di uscirne, di viaggiare, di osservare tutto dall’esterno per scoprire cosa c’è nel mondo, quali sono le cose nuove che ancora non conosce e in questo suo lungo viaggio solitario e arricchente si rende conto che una casa in fondo ce l’ha già, capisce che il suo posto nel mondo è proprio quel corpo che riconosce di amare profondamente.

Federica che progetti hai per il futuro?

Sto già lavorando a nuovi testi, alcuni li ho già scritti, vorrei provare a sperimentarmi in un percorso musicale diverso. Fino ad ora ho sempre lavorato solo con chitarra e voce ma adesso mi piacerebbe provare ritmi più decisi e suoni nuovi, dando una musicalità diversa alle mie canzoni.

Dalle parole di Federica traspare un’emozione che si tocca con mano, il suo primo album è frutto di un lungo lavoro che l’ha coinvolta non solo nella struttura effettiva del cd ma anche interiormente. Nei suoi testi si affronta il tema della perdita, dell’amore, della volontà, della ricerca di sé e tutto questo che fino ad ora è sempre stato suo adesso viene offerto a tutti. Non è facile per un autore lasciar andare qualcosa che fino ad oggi è stato solo suo ma le sue canzoni sono così intime che saranno trattate con cura da chiunque le ascolti, non ci sono dubbi. D’altronde lo dice la stessa Federica in uno dei suoi testi “Ha lassat o munno ca l’apparteneva ancora, iesc for e allucca ca nun tene cchiù turmient. E’ na figlia nova re stu core ca nun s’è spent” (Hai lasciato il mondo a cui ancora appartenevi, esci fuori e urla che non hai più tormenti. E’ una figlia nuova di questo cuore che non si è spento).

Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni