Risale al 1 ottobre scorso la notizia del ricorso in appello presentato dalla Procura di Massa contro la sentenza che aveva assolto Mina Welby e Marco Cappato dall’accusa di istigazione al suicidio per la morte di Davide Trentini.
Mina Welby e Marco Cappato erano imputati per il delitto di cui all’art. 580 c.p. (istigazione o aiuto al suicidio) per avere aiutato, in concorso tra loro, Davide Trentini a raggiungere la Svizzera e ad ottenere il suicidio assistito.
La Procura aveva chiesto una condanna a 3 anni e 4 mesi per entrambi
La Corte di Assise, discostandosi da quanto richiesto dalla Procura aveva assolto Mina Welby e Marco Cappato dalle contestazioni loro sollevate, rispettivamente con le formule:
– “il fatto non sussiste”
– “il fatto non costituisce reato“
Davide Trentini, a differenza di Dj Fabo, non era tenuto in vita da macchinari. Ma se il fatto non costituisce reato e quindi è lecito, come viene qualificato lo stesso? Si tratta di qualcosa che in Italia ancora non trova un nome e un riconoscimento giuridico. Così come per Dj Fabo, è arrivata un’altra sentenza storica. Il PM Marco Mandi aveva chiesto una condanna a 3 anni e 4 mesi. Ma l’aveva fatto, chiedendo tutte le attenuanti generiche e ai minimi di legge.
C’è da ricordare che, dopo la morte di dj Fabo e di Trentini, altre decine di persone si sono recate in Svizzera per il suicidio assistito, non aprendosi però, su tali fatti, alcun procedimento penale.
Mina Welby aveva pronunciato parole importanti:
«Sono serena. Ieri notte ho pensato alla mamma di Davide Trentini, la mia battaglia è per lei. Se verrò condannata, voglio andare in carcere. Temo che mi diano i domiciliari. Allora protesterò perché se sono pericolosa voglio essere messa in condizione di non nuocere».
Tre anni e quattro mesi più tardi, i “disobbedienti civili” Mina Welby e Marco Cappato sentono pronunciare sentenza di assoluzione nei loro confronti. Mina Welby ha dichiarato:
«Questa sentenza per me è come una stella cometa, che segna al Parlamento quello che deve fare».
Indispensabile risulta l’intervento del legislatore, se si pensa che secondo le stime dell’associazione Coscioni, in 5 anni 900 malati circa, hanno valutato il suicidio assistito.
7 anni fa veniva depositata alla Camera dei Deputati la proposta sul fine vita. Grazie alle disobbedienze civili di Marco Cappato e Mina Welby abbiamo ottenuto:
– la legge sul testamento biologico;
– una storica sentenza della Corte costituzionale;
-le motivazioni della sentenza della Corte d’Assise di Massa.
Tuttavia, risulta ancora assente una legge che disciplini le modalità di accesso al suicidio medicalmente assistito in Italia. Il risultato è che godere di questo diritto fondamentale è praticamente impossibile. Gli unici a poterne godere e quindi a poter vedere realizzata la loro volontà, rimarrebbero solo coloro i quali possono permettersi di ricorrere alla pratica del fine vita in Svizzera.
Con la loro assoluzione si era intravista una luce per ottenere finalmente il diritto di essere liberi fino alla fine, nella dignità di poter scegliere come andarsene da questo mondo se le condizioni di vita risultano intollerabili.
L’appello presentato contro la sentenza di assoluzione fa intuire che il cammino sarà ancora molto lungo e insidioso.
Grazie a Mina Welby e grazie a Marco Cappato per il loro instancabile, coraggioso e commovente impegno nell’affermazione di un diritto così sacro e inviolabile.
“E’ più malvagio togliere la vita a chi vuole vivere, o negare la morte a chi vuole morire?”
Jo Nesbø, L’uomo di neve