Lo sviluppo della sostenibilità in Italia: al centro la lotta alla siccità e la decarbonizzazione

Il mese scorso si è tenuto a New York il “SDG summit”, l’Assemblea Generale sugli obiettivi dell’Agenda 2030 per fare il punto sull’avanzamento degli impegni presi sul tema della sostenibilità e sullo stato di salute del Pianeta. Il dibattito ha convolto 145 Capi di Stato e di governo, ministri e rappresentanti ONU. Il focus dell’assemblea è stata la necessità di una visione coerente e unitaria che richiede quindi una conseguente risposta sinergica e globale per portare avanti il lavoro di questi anni e per raggiungere gli obiettivi nella data di fine, prevista nel 2030. La salvaguardia del Pianeta e il benessere delle persone inteso come possibilità da parte di tutti di accedere alle risorse rappresentano le maggiori priorità. In Italia, la strategia per lo sviluppo sostenibile e per il raggiungimento dei 17 goal delineati dall’Agenda delle Nazioni Unite è radicata in 5 pilastri fondamentali: Persone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partnership, che si dipanano in quindici scelte strategiche che coprono diversi settori, dalla gestione responsabile delle risorse naturali al contrasto delle diseguaglianze sociali. Elemento centrale della strategia è l’introduzione dei “valori obiettivo” che verranno monitorati annualmente attraverso 55 indicatori principali, fornendo un nucleo di riferimento per tutte le amministrazioni che permetterà un monitoraggio più preciso e focalizzato sugli obiettivi. Inoltre un ruolo fondamentale è stato attribuito ai “Vettori di sostenibilità” per controllare la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile (PCSD). Al centro di questi argomenti vi è il tema della siccità e della decarbonizzazione. Uno studio condotto dall’Osservatorio delle imprese della facoltà di ingegneria civile e industria dell’università La Sapienza ha evidenziato quelli che sono i rischi e i benefici dei biocombustibili alternativi al carbonio. Il rapporto mette in evidenza l’idrogeno, un elemento che può essere utilizzato soprattutto per decarbonizzare il settore dei trasporti pesanti, a patto che sia “verde”, cioè prodotto da fonti rinnovabili. L’idrogeno è consigliato per esempio nella mobilità ferroviaria dato che quasi un terzo delle linee locali in Italia è ancora servito da treni a motore diesel. Tuttavia è difficile l’utilizzo nella mobilità navale, dove lo stoccaggio elevato di idrogeno appare impossibile, e ancora di più per il trasporto aereo. I biocarburanti, cioè combustibili liquidi o gassosi prodotti da materiale organico rinnovabile come il mais, canna da zucchero ed olio di palma nonostante siano considerati delle valide alternative all’uso dei combustibili fossili, presentano diverse problematiche, tra cui il fatto che la coltivazione avviene su terreni agricoli risultando di fatto in competizione con la coltivazione di alimenti o mangimi, e l’impatto ambientale, dato che “possono portare allo sfruttamento di terreni finora non coltivati come foreste, zone umide e torbiere, che costituiscono aree a elevato stoccaggio di carbonio”, rappresentando “un rischio per la riduzione di gas serra”. Per ridurre gli impatti negativi sono allo studio biocarburanti avanzati o “di seconda generazione” che sono prodotti usando materie quali oli vegetali esausti o rifiuti. Questa industria, però, è ancora agli albori e i costi di produzione risultano elevati. Anche gli “e-fuel”, cioè i carburanti liquidi o gassosi di origine sintetica prodotti tramite processi energivori alimentati da energia rinnovabile, sono stati valutati come troppo costosi e come una soluzione non applicabile alla realtà. Sulla siccità, l’Osservatorio ha evidenziato la necessità di importanti di innovazioni tecnologiche per una gestione sostenibile dell’acqua poiché il continuo cambiamento climatico espone al pericolo di siccità la gran parte dei terreni coltivati. Le tecnologie utili in questo campo sono rappresentate dai sistemi di telecontrollo, metodi di rilevazione dei volumi, sistemi di sollevamento ad alta efficienza e reti di sensori. Tra le misure infrastrutturali vi è l’installazione di impianti di dissalazione dell’acqua di mare, che sono già presenti in alcune regioni e il cui buon funzionamento e il cui basso costo ne rendono plausibile l’utilizzo per fronteggiare la carenza idrica. Dallo studio si evince pertanto che lo sviluppo della sostenibilità e la salvaguardia del Pianeta non è esente da rischi. Bisogna guardare con fiducia alle tecnologie e al futuro ed agire nel presente perché non c’è più tempo da perdere.

Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni