Quando la politica arriva fino ad “Hollywoo”

Gli uomini sono così ingenui e legati alle esigenze del momento che chi vuole ingannare troverà sempre chi si lascerà ingannare.” Così si esprimeva Machiavelli ben cinque secoli fa nel suo capolavoro, il Principe. E chissà se Raphael Bob-Waksberg creatore della serie tv “Bojack Horseman”, ormai arrivata alla quarta stagione -ultimamente diventata virale anche in Italia – ha preso spunto dall’opera del politico fiorentino per ideare l’ultima stagione della serie, fortemente incentrata sulla politica, in particolare sullo stretto legame che si è venuto a creare tra quest’ultima ed il modo delle celebrità. Infatti, buona parte delle dodici puntate che compongono la stagione uscita su Netflix l’8 settembre 2017, è focalizzata sulla campagna elettorale del “nemico-amico” del protagonista Bojack, Mr. Peanutbutter, per concorrere alla carica di governatore dello stato della California.

La prima cosa che salta agli occhi, soprattutto a coloro che hanno seguito la politica americana, negli ultimi anni, è la forte critica nei confronti della cosiddetta “celebrity politics”, ovvero quel processo tipicamente statunitense (anche se ormai da molti anni questa moda si è diffusa ampiamente anche da questa parte dell’oceano) che porta spesso e volentieri celebrità dei più svariati campi a entrare nel mondo politico e a concorrere per posizioni importanti , se non importantissime. Non è un caso che Mr. Peanutbutter prenda parte alla campagna elettorale in California, terra d’elezione per quanto riguarda gli intimi rapporti tra politica e celebrità, di cui in passato due grandi star di Hollywood come Ronald Reagan e Arnold Schwarzenegger sono stati governatori. Così come non è un caso che la quarta stagione veniva realizzata nello stesso periodo in cui negli Stati Uniti entrava nel vivo la campagna elettorale per le presidenziali avvenute proprio un anno fa, campagna tutta incentrata sulla figura (molto poco politica) di Donald Trump, poi eletto presidente.

E, a ben vedere, il Labrador più famoso di “Hollywoo” appare quasi una maschera carnevalesca dell’attuale inquilino della Casa Bianca. Tanto le elezioni all’interno della serie tv, quanto quelle di un qualunque paese occidentale, ruotano attorno alla celebrità. Se da un lato Mr. Peanutbutter pare spesso più interessato ad accrescere la propria fama grazie all’agone politico, dall’altro il partito e le lobby che lo appoggiano sono pronte a sfruttare la sua popolarità per raggiungere i propri scopi, fino a punto di trasformare il candidato in un burattino nelle proprie mani, aspetto facilmente riscontrabile nella politica, non solo americana. Ben presto, però, emerge l’incompetenza di Mr. Peanutbutter, soprattutto se confrontata con l’esperienza e la capacità di leadership del suo sfidante, il governatore in carica Couldchuck Berkowitz.

La star televisiva, totalmente incapace di comprendere quali siano i veri bisogni dei cittadini, assume durante la campagna elettorale posizioni populiste e molto superficiali, basando di volta in volta i propri discorsi su argomenti che in quel momento sono popolari nei sondaggi. Questo è un parallelo diretto con le strategie elettorali moderne, che spingono i politici a non sostenere le opinioni impopolari, anche se giuste. Al contrario, gli attori politici abbracciano le posizioni populiste, anche se prive di senso, ed ogni messaggio è misurato e calcolato affinché si arrivi ad una facile elezione.

Eppure, tanto in Bojack Horseman quanto (purtroppo) nella realtà, pare che il corpo elettorale sia completamente ignaro e indifferente riguardo alla politica pubblica e al dibattito democratico. Anzi, molto preoccupante è il fatto che le attenzioni del pubblico siano quasi ed esclusivamente rivolte ad aspetti futili del dibattito politico, se non addirittura al campo estetico, come accaduto nel 2016 durante la campagna per le primarie del partito repubblicano, quando Marco Rubio, sfidante di Donald Trump, ha deviato la discussione sull’aspetto fisico del rivale con una battuta a doppio senso riguardo “gli uomini con le mani piccole”, vicenda puntualmente ripresa nella quarta stagione di Bojack, quando il governatore Couldchuck Berkowitz è costretto ad un molteplice e grottesco trapianto di mani che scuote l’opinione pubblica molto più che i discorsi sui reali problemi della cittadinanza. 

Quando una serie come Bojack Horseman, che è in gran parte interessata a questioni esistenziali, sceglie di concentrarsi sulla satira del mondo politico, allora dobbiamo pensare allo stato in cui ci troviamo. La nostra mancanza di educazione politica e il modo irrazionale in cui prendiamo le decisioni per quanto riguarda il nostro futuro dovrebbe deprimerci molto più della tragica vicenda di Bojack. Solo perché chiunque può correre per un ufficio pubblico, ciò non significa che ogni candidato sia qualificato e dovrebbe essere preso sul serio. E questo è un problema con cui dovremo fare i conti nel prossimo futuro.

Marco Scarangella
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Nato a Biella, amante della bellezza, ha sempre adorato tutto ciò che potesse avvicinarlo ad essa: dalla letteratura allo street food, dalle sagre di paese allo sport. Rende partecipe le persone di questa continua ricerca del bello attraverso la scrittura.