Interventi Assistiti dagli animali: come un cane può cambiarti la vita

Avete mai pensato ai cani come veri e propri collaboratori dell’uomo? E non passando attraverso cerchi infuocati, ma veri e propri lavoratori che affiancano i loro umani in imprese sbalorditive, come gli Interventi Assistiti dagli Animali. Di questo mondo tanto fantastico quanto controverso – e scopriremo nel corso della chiacchierata le ragioni – ci parla Elena Baffi; del suo ampio curriculum ci basti sapere che è psicomotricista specializzata nell’intervento precoce nello spettro autistico e nelle minorazioni sensoriali, è un’educatrice cinofila agguerrita e competente, nonché istruttrice di cani da assistenza disabilità motoria/autismo, referente regionale Reg.Toscana OPES per i cani da assistenza – Coadiutore del cane in IAA. Chi meglio di lei potrebbe parlarci di questo ambito? 

Com’è cominciata la tua carriera di coadiutore del cane in IAA  e di cosa di tratta?

“Essere coadiutore in IAA (Interventi Assistiti dagli Animali, ovvero ex Pet Therapy) significa che, in un progetto di equipe composta da coadiutore, Referente/Responsabile e Veterinario esperto in IAA, sono la figura che rimane concentrata sull’animale, per tutta la durata della sessione, mettendo in atto le attività monitorare le sue reazioni. La mia carriera è iniziata nel 2018 con interventi assistiti sia tramite la mia ASD, la “10 in Condotta” di Castagneto Carducci, LI, e all’interno delle scuole, sia occupandomi ogni giorno di “Pet Therapy psicomotoria” in laboratori DSA e progetti rivolti all’autismo, in quanto io persona autistica, sotto il nome di “weAUTfamily”.”

Dal punto di vista cinotecnico, qual è la formazione che deve avere il cane?

“Per strutturare il raggiungimento degli obiettivi preposti, il cane deve avere almeno 12 mesi per poter essere valutato idoneo agli IAA dal veterinario esperto di equipe. Deve svolgere un percorso di istruzione specifica volto a renderlo equilibrato affinché riesca a ragionare di fronte ad ogni situazione senza rispondere d’impulso. Il cane deve imparare riflettere, e dunque, svolge un percorso di educazione nel quale affronta una molteplicità di situazioni in svariati contesti. All’interno del setting l’imprevisto è la regola, e tra coadiutore e cane si crea un legame nel quale ci si capisce al volo. Parallelamente, nel percorso di istruzione, deve acquisire anche una serie di segnali necessari per i progetti che dovranno essere realizzati, a seconda che si tratti di bambini, di anziani, di persone istituzionalizzate o ospedalizzate“.

Da questa meravigliosa collaborazione, quali sono i benefici, al termine di un percorso, che la persona trae?

“Ogni percorso ha degli obiettivi cuciti sull’utenza, che spaziano in una gamma infinita di ambiti. Si migliora la qualità della vita della persona; scendendo nello specifico vi menziono quello che vedo nella mia quotidianità, ovvero l’aumento dell’autostima nei laboratori con i ragazzi DSA, il delle capacità relazionali e comunicative nelle persone autistiche, il miglioramento dell’aspetto cognitivo negli anziani. Per citare qualche esempio, abbiamo la storia di G., con un ritardo nello sviluppo del linguaggio, che ha imparato a parlare nelle sessioni con Gea, o di C., che ha ricominciato ad uscire di casa per fare la sua passeggiata con Fosca quando un disturbo del tono dell’umore ci rendeva difficili molte attività quotidiane. Abbiamo L., che ha imparato a superare l’ansia sfruttando la presenza del cane come veicolo per relazionarsi con gli altri. Possiamo ottenere risultati su più fronti, come uno degli interventi che porto maggiormente nel cuore, realizzato in una struttura residenziale per ragazze DCA. Con la presenza del cane apriamo delle finestre, utili anche agli altri operatori non presenti direttamente nel setting, come gli psicoterapeuti nelle sedute individuali poi. Come piace dire a me, mi piace far entrare il sole!”.

Quali sono, dunque, le figure a cui le persone devono rivolgersi per ricevere un percorso professionale in tale ambito?

“Rivolgetevi sempre ai professionisti. Sembra banale ma non lo è. Chi fa IAA deve essere formato come da Linee Guida Nazionali del 2015, seguendo un percorso propedeutico-base-avanzato che termina con un esame che dà accesso all’iscrizione su DIgitalPet, il portale del Ministero della Salute dove sono registrati tutti i professionisti in IAA. E accertatevi anche della certificazione dell’animale da parte del veterinario competente. Purtroppo, ci sono ancora tanti progetti che vengono portati avanti non rispettando le norme vigenti in materia, per questa ragione chiediamo più controlli, e non solo per quello che riguarda i cani ma anche gli IAA condotti con gli altri animali, ovvero asino, cavallo, coniglio e gatto”.

Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni