Master vs laurea, come i giovani si specializzano per affrontare il mondo del lavoro

Il problema dell’occupazione giovanile è attuale ed è sempre di più difficile soluzione, soprattutto in prospettiva di una crescita sociale aggravata dalla presenza ed il pericolo del coronavirus. L’attenzione verso questa problematica e verso l’aumento del tasso di disoccupazione giovanile è stata più volte ribadita, soprattutto dalle istituzioni europee: il Consiglio dell’Unione Europea ha infatti adottato il 22 maggio 2019 conclusioni sui giovani e il mondo del lavoro, sottolineando le problematiche che il settore giovanile si trova ad affrontare tra la mancanza di protezione sociale e la povertà lavorativa. In Italia, la questione risulta più grave rispetto alla media europea: le statistiche Eurostat 2018 hanno difatti mostrato come in Italia quasi sei laureati su dieci risultano occupati a tre anni dal titolo, percentuale che, seppur in crescita, è ancora lontana dalla media europea che si aggira intorno all’84%. 

In questo contesto, si è sviluppata la tendenza da parte dei neolaureati a specializzarsi attraverso la frequenza di master ed anzi di preferirlo, rispetto alla scelta di una laurea magistrale; allo stesso tempo, anche chi ha optato per una laurea quinquennale/vecchio ordinamento tende a continuare gli studi scegliendo un ulteriore diploma di master, con la possibilità di scegliere tra master di primo livello, che è possibile frequentare con la laurea triennale, ai master di secondo livello per i quali è necessaria la laurea specialistica. 

Secondo quanto riportato dal Sole24ore, uno studio effettuato da AlmaLaurea, consorzio che fa da ponte tra laurea e mondo del lavoro, ha fatto emergere come il tasso di occupazione per laureato con master è dell’88,6%, offrendo uno stage nel 64% dei casi ed uno stipendio d’ingresso più alto del 33% rispetto ai laureati magistrali. Il mercato del lavoro perciò, tende a riconoscere l’importanza dei master post-laurea, creando maggiori possibilità per coloro che ne frequentano uno o più di uno. 

Di contrario, il completamento del percorso universitario con la laurea magistrale permetterebbe di concludere la propria formazione in maniera più omogenea e completa, creando il quadro d’insieme della disciplina scelta, rispetto al master che necessariamente si focalizza su nozioni più utili e specifiche per l’ambito professionale. 

La scelta di seguire un master in questo periodo di crisi pandemica non sembra aver subito un drastico calo come invece lo è stato per altri settori, questo anche grazie all’organizzazione degli atenei pubblici e privati e dei centri di formazione, che hanno attuato tutte le misure necessarie per digitalizzare ed offrire una offerta formativa identica a quella antecedente al coronavirus, effettuando i medesimi corsi anche senza la presenza fisica dello studente, prevedendo didattica a distanza e in tanti casi, anche part-time. 

Grazie a questo tipo di offerta formativa ed alla possibilità di frequentare corsi durante il weekend, molti master sono frequentati anche da coloro che hanno concluso il percorso universitario e seppur già occupati, necessitano di approfondimenti nel settore in cui lavorano: non sono rari i casi di aziende, quali Apple o Deloitte, che adottano questo tipo di approccio, finanziando MBA (Master of Business Administration) affinché i propri dipendenti siano in costante aggiornamento e sempre preparati al meglio. 

E’ indubbio che il master contribuisca a creare una preparazione molto specifica utile per tutte quelle occupazioni per cui è richiesto questo tipo di approfondimento ed ha il pregio di mettere immediatamente in pratica questa conoscenza attraverso lo stage, in quanto molti master, sia di primo che di secondo livello, offrono la possibilità di applicare gli insegnamenti attraverso la possibilità di effettuare un periodo di prova presso aziende partner, inserendo in maniera diretta il diplomato nel mondo del lavoro. 

Sono in partenza quasi tremila master per l’anno accademico 2020/21  e si prevede che il numero aumenterà negli anni futuri.


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni