Lettera a Babbo Natale

Lettera a Babbo Natale

1459849_10202697763989871_1886371636_nE’ da molto tempo che non ti scrivo, caro Babbo Natale.
Quando eravamo piccoli, scrivere la letterina per Babbo Natale, era un’occasione per confessare le nostre speranze e per trovare conforto.
Adesso siamo cresciuti, e le letterine a Babbo Natale non le scrive più nessuno; forse anche i bimbi che invece le scrivono ancora, hanno smesso di confidarsi con Babbo Natale.
Io però, in questo periodo dell’anno, e probabilmente della mia vita, sento il bisogno di dire qualcosa al caro vecchio Babbo Natale.
Babbo Natale, mi vuoi spiegare perché, col passare degli anni, le famiglie diventano sempre meno numerose e più arrabbiate? Ogni Natale conto meno posti a tavola, e chi è rimasto è sempre più acciaccato: le zie hanno litigato con le nonne, le mamme con i papà, i cugini tra di loro, e gli sguardi sono sempre più disincantati.
I piccoli di casa dopo il pranzo di Natale giocano con smartphone e tablet, e nessuno vuole più giocare a tombola.
Quando la piccola di casa ero io, la sera di Natale ci si metteva tutti intorno all’albero per aprire i regali, e per ogni pacchetto si provava ad indovinare cosa ci fosse dentro. Ma i bambini in realtà sapevano già tutto, perché ancor prima della cena avevano sbirciato sotto la carta regalo per scoprire in anticipo quali pacchetti sarebbero stati destinati a loro.
Ultimamente sotto l’albero i pacchetti non sono poi così tanti, e i regali sono sempre meno sorprendenti.
In effetti io stessa compro molti meno regali adesso, ed è un peccato perché fare regali è una cosa che mi piace davvero tanto, anche più che riceverne.
Forse allora più che tirare le somme, per quest’anno, proverei a “tirare le differenze”.
Sì, perché tante cose sono cambiate nella mia vita in un anno, inaspettatamente. Ho concluso qualche percorso che avevo intrapreso, ne ho iniziati degli altri, alcune certezze sono state demolite, certe aspettative disattese, e, con un po’ di confusione in più nella testa, se ne sono create delle altre.
Alcune delle persone che ritenevo care e vicine, si sono allontanate, forse le ho allontanate io, ma si sa, in fin dei conti, chi vuole restare resta. E i veri amici sono sempre meno, ma sempre più veri. Perché le offese adesso pesano sul cuore più di prima; e sulla bilancia della fiducia, la stima reciproca ha un valore maggiore della capacità di divertirsi insieme: forse capisco solo ora che quando mamma sembrava non riuscire a perdonare i torti subiti, non era per rivincita, ma per stanchezza, e per delusione.
Allora, come ho detto, in questo periodo dell’anno, e della mia vita, voglio farmi un esame di coscienza: anch’io credo di aver deluso qualcuno, e in quei casi forse non ho neanche cercato di rimediare. E la delusione, anche se fa presa lentamente, quando attecchisce corrode ogni possibilità di riconciliazione. Forse dovremmo tutti, ogni tanto, lavorare sulle nostre delusioni, e impegnarci affinché non mettano dentro di noi radici talmente profonde da non permetterci di tornare indietro.PicMonkey CollageA Natale non siamo tutti più buoni, affatto. Ma proviamo almeno ad essere tutti più predisposti al riavvicinamento e favorevoli al confronto. Non dobbiamo dimenticare i torti subiti, o anche solo quelli che pensiamo di aver subito, ma ponderiamoli con quelli commessi e con quelli che crediamo di non aver commesso.
Infondo, arrabbiarsi impegna tempo ed energie, mentre amare, e ridere, arricchisce il tempo, e rinvigorisce le energie.
Benigni recentemente ci ha “illuminati” con i suoi Dieci Comandamenti, e ci ha detto che amarsi è il problema fondamentale dell’umanità. “Affrettiamoci ad amare, non ci rimane molto tempo: amiamo sempre troppo poco e troppo tardi, perché al tramonto della vita saremo giudicati sull’amore. Tutto è amore. E amore coincide con la felicità. Cercatela ora la felicità. Ce l’hanno data a tutti noi, ma era un regalo così bello da averlo nascosto. E molti non si ricordano dove l’hanno messo. Mettete tutto all’aria. C’è la felicità! E’ lì! E anche se lei si dimentica di noi, noi dobbiamo ricordarci di lei.”
Allora chiudo la mia lettera a Babbo Natale nel modo in cui Benigni ha chiuso il suo spettacolo, ispirandosi alle parole di Walt Whitman, così come fece Robin Williams interpretando il “Capitano” dell’Attimo fuggente:

Saltate dentro all’esistenza ora. Perché se non trovate niente ora, non troverete niente mai più. E’ qui l’eternità, non ce n’è altra!

Buon Natale a tutti,
Martina