HO GUARDATO LA PRIMA PUNTATA DI SHARK TANK DALL’INIZIO ALLA FINE

Era da quando scrissi l’articolo sulla prima puntata del Maurizio Costanzo Show che non guardavo un programma in TV.
Di questo “Shark Tank” però se ne parlava abbastanza bene e, visto che qui su “Venti” ci occupiamo spesso di startup, quale motivo migliore per spolverare il telecomando se non quello di guardare la prima puntata di un reality che fa degli aspiranti startupper il suo punto focale?!

Partiamo con ordine. Il programma è la versione italiana di Dragon’s Den. Il nome cambia ma la formula è la stessa: cinque “investitori” da un lato, gli aspiranti imprenditori dall’altro, con circa 10 minuti di tempo a disposizione per convincere a finanziare i loro progetti.Sulla carta la cosa sembra piuttosto valida. Sarà così? Scopriamolo insieme.

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La voce italiana di Kevin Spacey (Roberto Pedicini) ci parla brevemente dei cinque “sharks”: Fabio Cannavale (chairman di lastminute.com), Gianpietro Vigorelli (uno dei nomi storici della pubblicità italiana), Gianluca Dettori (presidente del fondo di investimento Dpixel), Luciano Bonetti (presidente di Foppapedretti) e Mariarita Costanza (fondatrice Macnil – Gruppo Zucchetti).

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Dopodiché ci viene presentato il primo imprenditore.

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Marco Pirovano. Ha ripensato la polenta in chiave street food. Attualmente ha 10 locali, ma vuole ampliare il proprio business.

Chiede 30.000€ per il 10% e, per addolcire la pillola, serve subito un po’ di polenta con i funghi e ragù di cinghiale al sig. Foppapedretti.

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Quest’ultimo gradisce e mi ricorda tanto una scena in “vacanze di Natale”.

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“VOLETE A’ TRIPPA ? BONA”

 

La sbobba piace un po’ a tutti (quanno se magna se magna), e alla fine Dettori la spunta piazzando una cifra di 50.000€ e la promessa di portare il franchise fino in America.

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Alla fine il polentone dei polentoni se ne torna a casa soddisfatto. E io vorrei tanto provare quella polenta.

 

Spazio ora ai fighetti milanesi che vestono hip-hop e con i cappellini con la visiera rigida.

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Gli startupper, infatti, sono dei simpatici amici che hanno deciso di creare una marca dal nome di “Dolly Noire”. I fantastici 4 hanno già diversi temporary store e a Marzo hanno aperto il primo negozio monomarca. Chiedono 90.000€ per poter far crescere il loro brand ancora di più.
Nonostante però tutte le belle premesse, gli investitori non sono molto convinti. Non lo è neanche Vigorelli, padre del cantante dei Club Dogo “Jake La Furia”, che evidentemente non molto contento della vita che fa il figlio, consiglia ai giovani di trovarsi un lavoro serio. (in parole povere)

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I cciovani rispondono che nessuno di quei cinque matusalemme capisce un cazzo e che sentiremo parlare molto presto di loro. Noi, ovviamente, ce lo auguriamo.

La puntata continua con Valentina Nesci, giovane laureata in chimica e qualcosa che ha a che fare con la farmacia, che ha una voce molto fastidiosa.

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La sua vocazione si può riassumere in “a scuola ero la signorina sotuttoio® e non avevo amici. Così ho pensato di inventare delle creme personalizzate, così divento ricca e famosa e ve lo metto in culo a tutti.”
La vita, però, non sempre premia la buona volontà e questa idea, partorita nel buio della sua cameretta illuminata solo dal rancore, viene sfanculata da tutti. Anche quando chiama a rapporto suo nonno, da cui ha ereditato la passione per l’erboristeria.

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Niente, la ragazza ce l’ha messa tutta, e anche la regia che con in sottofondo “Valesia d’amelie”, cerca di commuovere gli sharks. Senza successo però.

 

E’ ora il turno di Fabio Lettieri che propone un sensore di parcheggio low-cost da applicare al retro di ogni macchina.

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La cosa interessa sia a Dettori che a Costanza. Alla fine la spunta quest’ultima investendo 500.000€ per il 12% delle quote della società.
La domanda che mi è sorta spontanea è: “ma questa veramente poi ci da tutti quei soldi?”

(sembrerebbe di si)

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Momento un pochino trash quando Mirella Ariata, una cat sitter che va in giro nella “cat mobile”, e con una vaga somiglianza con “Cettina” di “Un medico in famiglia”, propone una “Cat Suite Home”. E cioè delle soluzioni abitative accessoriate per gatti in modo che i felini si sentano come in un hotel.

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“La cat mobile”. Che altro non è che una Lancia Ypsilon con delle ciglia molto lunghe.

 

 

 

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Alcuni esempi di “cat suite home”

 

La richiesta è di 85.000€. Purtroppo a nessuno interessa. E Cettina piange.

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E’ il turno poi della copia degli “Angela”. Arnaldo e Marco Fiori sono rispettivamente figlio e padre appassionati di grafologia che hanno ideato “Amore perfetto”, un sito di incontri in cui, attraverso l’invio e la successiva analisi  di un saggio grafico, si riesce ad individuare l’anima gemella presente all’interno del database.

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La cosa fa un po’ acqua da tutte le parti, e l’analisi LIVE del sig.Fiori (padre) non aiuta per niente.

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E’ come se non capisse neanche lui cosa stesse dicendo, ma si sforzasse, semplicemente, di trovare degli aggettivi che qualifichino al massimo la sig.Costanza e il sig. Vigorelli.
Detta in parole povere: cerca di leccare il culo.
Bocciati.

E’ ora il turno dei coniugi Milena e Piergiorgio che ci propongono uno di quegli aggeggi che vedi sempre alle feste di paese e che ti semplificano la vita in cucina.

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Praticamente stiamo parlando di un piatto sul quale puoi cucinare direttamente. La cosa che però non mi convince è che il piatto non può essere usato su un comune fornello ad induzione, ma va utilizzata la propria piastra del valore di 350€ (me cojoni).

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Io non ci avrei dato manco un €, ma i due shark Vigorelli e Cannavale si accordano per 150.000€ per il 25%.

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Mah, contenti loro.

 

Il prossimo è Carlo Maria Recchia. Belloccio 21enne che produce mais corvino.

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“E che cazz è?” direte voi.
Si tratta di una variante di mais nero già conosciuta ai tempi degli Inca e che il nostro Recchia ha portato in Italia. Da come dice lui è l’unico produttore in tutta Europa e detiene anche il marchio registrato. Produce prodotti biologici e chiede 130.000€ ad uno degli investitori che però, riprendendo sempre la solita teoria all’italiana che “se devi investire su qualcosa, investila nel magnà”, qui si mettono in mezzo tutti e 5 ed alzano anche l’asta a 150.000€. Bravo a Carlo Maria.

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Come penultima startup si da spazio alla tecnologia e tre ragazzi ci presentato “Floome”. Un etilometro “smart” che si collega attraverso il jack delle cuffie del tuo smartphone e che, una volta fatta partire l’app, e soffiatoci dentro, ti dice se sei ubriaco oppure no.
La cosa può essere interessante, ma come ci fa notare Dettori, attualmente un ragazzo non compra un etilometro neanche da 10€, perché ne dovrebbe spendere 50€?!
Alla fine tutti si tirano fuori.

L'app che ti dice che sei ubriaco come lammerda
L’app in azione che ti dice se quella sera ti sei bevuto anche la dignità

 

Siamo arrivati alla fine con Massimo e Antonio che ci fanno capire che puoi mollare tutto e fondare una startup anche se non sei più così giovane.

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Ce lo dimostrano proponendo “Airlite”. Una speciale pittura che promette, una volta applicata sulle pareti, di ridurre di oltre 80% le impurità presenti nell’aria e di eliminare al 99% batteri e muffe dalle superfici. Nonostante la buona impressione e gli ottimi dati, solo Fabio Cannavale si dimostra essere interessato, e conclude un affare da ben 750.000 per solo il 3%.

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Si conclude con questa cifra molto importante la prima puntata di Shark Tenk. Un programma che, nel panorama italiano, si dimostra essere sicuramente più “fresco” e originale rispetto ad altri competitors.
Dare la possibilità a chiunque di poter presentare la propria idea in televisione, e con la possibilità che questa possa essere finanziata da grandi nomi, è la dimostrazione che, finalmente, anche il nostro “Bel paese” sta dando un barlume di speranza a chiunque voglia portare avanti un proprio progetto.