FELICI SENZA UN SOLDO IN TASCA

FELICI SENZA UN SOLDO IN TASCA

  Di Antonella Di Lucia

happiness1Vivere senza denaro. Che follia è mai questa? Eppure c’è gente che riesce a farlo senza soffrirne troppo, anzi addirittura traendone beneficio, stando a quello che dicono. Certo, sono in pochi, pochissimi e vanno davvero controcorrente, ma chissà che non abbiano ragione loro. Passeggiare per le strade del centro di una moderna città in un sabato qualunque fa uno strano effetto. Masse di uomini, donne e adolescenti affollano le strade e i negozi alla disperata ricerca di un abito, un accessorio, un prodotto che li identifichi, che esprima la loro personalità. Come direbbe Cartesio, la nostra è la società del compro, quindi sono. “La nostra economia incredibilmente produttiva ci richiede di elevare il consumismo a nostro stile di vita, di trasformare l’acquisto e l’uso di merci in rituali, di far sì che la nostra realizzazione personale e spirituale venga ricercata nel consumo” dice l’economista americano Victor Lebow. Dunque sembrerebbe proprio che il benessere ha creato in noi un po’ di confusione: tendiamo a scambiare il consumo di beni, che ha a che fare con la soddisfazione di bisogni materiali, per una fonte di felicità, concetto che riguarda invece la sfera spirituale della nostra esistenza.nomoney

Heidemarie Schwermer è una signora tedesca di 72 anni e da ben 14 anni ha scelto di vivere senza denaro. Ha dato via l’appartamento, la macchina e ogni mese regala la pensione, tenendo per sé solo l’essenziale. Racconta che è partito tutto come un esperimento, per vedere cosa sarebbe accaduto e capire quali sensazioni avrebbe scatenato in lei tutto ciò. E quello che ha scoperto è stato una rivelazione. “Molte persone pensano che la mia vita sia complicata, che io debba preoccuparmi di chissà che cosa. Ma non mi devo preoccupare di nulla. Ogni piccolo passo nel lasciar andare le cose mi rende più libera” dice. E ancora: “Il denaro ci distrae da ciò che è importante: la solidarietà, l’altruismo, agire col cuore, senza pensare a cosa si riceve in cambio. Vivere senza soldi è possibile, forse suona troppo semplice, idealistico o romantico, ma io ci credo. E la vita può essere molto, molto più semplice”. Heidemarie viaggia spesso, la invitano a fare conferenze in giro per l’Europa (chi lo fa sa di doverle pagare il biglietto) e vive a casa di persone che la ospitano con piacere, perché sono felici di averla intorno, la considerano una guida, una fonte di equilibrio e ispirazione.

Sempre in Germania, più precisamente a Berlino, Rafael Fellmer fa da 4 anni lo sciopero dei soldi. Dice di aver scoperto, in seguito a un viaggio in Sudamerica, che tutto è collegato, che se in certi Paesi la gente è molto povera, è perché a noi conviene che sia così e, in fondo, siamo tutti un po’ responsabili di questo. Quindi, ha deciso di fare quello che può per un mondo più giusto. “Siamo tutti ricchi, perché tutti noi possiamo prendere quello che madre natura ha da offrirci. Per me non ha senso pagare per qualcosa che c’è già gratis”. Ha iniziato frugando nella spazzatura per trovare cibo e oggetti che si potevano ancora utilizzare: si tratta di impedire che il cibo finisca nel bidone. “Sprechiamo il 50% del cibo. Buttiamo cose che sono ancora in perfette condizioni”. Quasi sempre quello che trovava era molto di più rispetto a ciò che poteva consumare da solo e quindi condivideva le cose con gli altri. Avendo trovato altra gente incline a seguire la sua filosofia di vita, Rafael passa a qualcosa di più organizzato e insieme a due amici fonda una onlus, accordandosi con alcuni negozi della grande distribuzione per prelevare il cibo scaduto ma ancora commestibile, “in questo modo io aiuto loro perchè non devono pensare a come smaltire il cibo e loro aiutano me”. Rafael spiega che spesso la frutta non si vendo solo perché non ha un bell’aspetto o è un po’ ammaccata. Ogni giorno lui e gli altri volontari recuperano 30-40 kg di cibo. Rafael ha creato un social network che organizza la raccolta di cibo a Berlino e in altre città della Germania e ormai gestisce una rete di più di 3000 persone. Il social si chiama Lebensmittelretten e, come dice lui, è “un Facebook per fare cose utili”. Rafael si sente fortunato, “se non dobbiamo pensare ai soldi, abbiamo più energia per pensare alle cose importanti della vita. Ogni persona ha una vocazione, noi dobbiamo scoprire qual è e regalare il nostro tempo e la nostra energia per gli altri, creando un equilibrio”.

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