Voglio fare l’imprenditore. Il mestiere: una sfida tra tradizione e innovazione.

Stefano Reda, artigiano per tradizione. Giovane imprenditore cosentino che subito dopo la maturità ha avviato la propria idea di impresa ripartendo dal mestiere del padre, calzolaio. Una tradizione che affonda le radici nei primi anni del 900 e che si trova oggi a fare fronte a sfide innovative. La riscoperta di un mestiere antico, appreso sin da piccolo, lo hanno guidato nell’attuale mercato economico.

“L’artigianato per me rappresenta tornare al passato attraverso strumenti innovativi, creare prodotti unici ed esclusivi mantenendo la lavorazione manuale ma dando un tocco di innovazione e stile italiano. La passione e la ricerca della qualità rappresentano i miei prodotti artigianali.”


Stefano è l’esempio per tanti giovani avventurosi che vogliono ripercorrere le orme dei mestieri antichi e che puntano a raggiungere grandi ed importanti successi lavorativi e personali.
Da giovane a giovane, mi ha raccontato la sua storia nel corso di una intervista in call.

Il calzolaio un mestiere che sta scomparendo? Un punto interrogativo che esprime una possibilità.
Esatto. Questo è quanto ho scritto sul mio blog – stefanoreda.com – ma il messaggio è: non è il mestiere che scompare ma sono le persone. Quando il mestiere veniva tramandato negli anni precedenti ai nostri, il mestiere veniva insegnato per mezzo dei maestri. I ragazzi apprendevano raggiungendo le botteghe per passare il tempo e imparare l’arte e il mestiere oppure lo apprendevano perché figli di artigiani. Ora la realtà è diversa. In Italia, giovani di vent’anni che hanno deciso di perseguire il mestiere dei propri padri sono davvero pochi. Un mestiere va scomparendo quando le persone non lo fanno più, perché se uno sa lavorare i riscontri anche in ambito economico si osservano.

Hai avuto modo di diventare il maestro di altri ragazzi?
La regione, per mezzo delle associazioni di categoria aiutano chi vuole fare insegnare il mestiere a studenti delle scuole di formazione. Questo consente di apprendere tutti i processi lavorativi non solo manufatturieri ma anche di gestione economica di una realtà imprenditoriale. Di fatto però sono pochi i ragazzi che si interessano ad apprendere il mestiere.

Siamo ancora troppo legati alla convenzione per cui il calzolaio, il liutaio e così via siano “mestieri secondari” rispetto alle professioni quali l’avvocato, il medico, il professore.
Si. È facile ancora percepire la volontà di scegliere le professioni. È difficile trovare ragazzi che hanno voglia di sporcarsi le mani, di rinunciare a lavori “comodi” da scrivania. Sicuramente queste consentono un guadagno più elevato e sicuro. Ciò non toglie che qualunque lavoro se ben fatto è redditizio. Inoltre, l’esperienza mi ha insegnato che anche l’occhio vuole la sua parte! Tutto può dipendere da come ti presenti, infatti curo molto l’aspetto perché ritengo sia espressione di professionalità.

Essere artigiano può avere il vantaggio di regalare soddisfazioni. Vedere indossate le proprie produzioni è sicuramente gratificante.

Non solo, hai la possibilità di alimentare la creatività, l’inventiva e questo rende fieri di sé.
Esatto. Hai modo di valorizzarti. Nel mio caso è necessario distinguere anzitutto tra produzione e riparazione. Quando si tratta di produrre sei più gratificato, soprattutto se il prodotto presentato ai clienti riceve un feedback positivo. Vuol dire che stai procedendo bene e con passione. Ti rendi conto che il lavoro non è stato solo fine a un ricavo economico.

Come e quando ha avuto inizio questa tua avventura in continuità con la tradizione di tuo padre.
In bottega ci sono cresciuto, quindi ho ricordi sin da quando ero piccolino. In seguito, dopo il diploma avrei potuto scegliere tra diverse opzioni: università, lavoro. Ho sempre avuto in mente l’opzione di possedere già una attività avviata e di tradizione. Avere un laboratorio nostro, una clientela affezionata che mio padre seguiva da anni e con i sentimenti di passione ed impegno ho deciso di aprire la mia attività. I prossimi saranno dieci anni consecutivi di “Maestro Artigiano”. È un attestato che viene rilasciato dalla Camera di Commercio e già questo per me è un grande ed importante risultato. Non ti nego che in questi anni, piano piano, ho superato diversi ostacoli e finalmente sto vedendo i frutti.

Ostacoli che si riscontrano con maggiore frequenza, soprattutto quando si è giovani ed inesperti.
È vero. Infatti, il consiglio che sento di dare a un giovane che vuole aprire una propria attività è quello di accumulare esperienza. Due, tre anni da dipendente permette di avere le idee chiare su come sia il lavoro non da dipendente assunto. È diverso mettere su e gestire la propria attività. Ciononostante, se si è convinti delle proprie passioni e le si vogliono realizzare non si deve demordere in alcun modo. Bisogna perseguire a capofitto nell’impresa. Mai lasciarsi abbattere e concentrarsi sui piccoli risultati che si raggiungono giorno dopo giorno. Migliorarsi, accettare le critiche e non lasciarsi vincere dalle paure e incertezze che sono sempre pronte a tenderci un agguato.

Dicevi di migliorarsi. Come hai conciliato i due aspetti di innovazione e tradizione?
Parlando in modo specifico di lavoro, è necessario aggiornarsi e stare al passo coi tempi e con le mode. Nel mondo delle calzature, l’avvento della gomma ha consentito di avere scarpe più comode, leggere e anche meno costose. Negli anni i lavori del calzolaio si sono trasformati perché oltre a quelli di routine si hanno ad esempio la sostituzione, i lavaggi, tinture e cambi colori che sono molto richiesti dai clienti. Nell’ambito della innovazione la tecnologia e le comunicazioni online sono padrone del settore. Nei primi periodi non eravamo su alcun social network, né possedevamo un sito web. Oggi è nata la necessità di aggiornarmi anche in questo. Ho seguito dei corsi, organizzati dalla Camera di Commercio, finalizzati a rilanciare le imprese nel digitale. Le prime vetrine che mi consentono anche di tastare il gradimento dei clienti, sono Facebook , Instagram e YouTube. Di fatto anche dietro semplici post, ruota un mondo di professionalità perché sono affiancato da un fotografo e da un addetto al marketing che curano l’immagine online del laboratorio. Nella vendita non si tratta più del passaparola stretto nella rete della propria città, si tratta di gestire un sito e-commerce dove gli acquirenti hanno origini diverse. I miei prodotti, infatti, sono molto apprezzati all’estero. Ho acquirenti negli Stati Uniti, Svizzera ed anche paesi Orientali dove la sigla MADE IN ITALY è sinonimo di pregio ed unicità. Ho potuto verificare anche durante la mia partecipazione alle fiere organizzate sul territorio nazionale, che i maggiori acquirenti, nonché amatori del prodotto italiano sono gli stranieri e soprattutto quelli più facoltosi. In una scala 1 a 5, i compratori italiani occupano l’ultimo posto. Il maggiore potere d’acquisto degli stati stranieri fa sì che il MADE IN ITALY sia il colosso dell’economia all’estero.

Il mercato economico, in quest’ultimo anno vista l’emergenza SARS-CoV-19 è diventato sempre più insidioso. I vostri canali social sono accattivanti ma anche molto facili da raggiungere. Cosa avete ideato per promuovere la vendita dei prodotti in questo periodo di immobilità?
Sappiamo bene che se la gente non gira non consuma. Sicuramente, è diventato necessario industriarsi con le consegne a domicilio, rivedere gli orari di lavoro e attuare norme di sicurezza. Abbiamo puntato sui social e stiamo ideando un configuratore 3D con il quale il cliente può provare le diverse combinazioni di colore, generi e modelli. Abbiamo migliorato le foto dei prodotti in modo da permettere al compratore di sentirsi in negozio, seppure da casa.

Un augurio per il nuovo anno?
Il mio lavoro è partito da zero. Ho cominciato con semplici riparazioni avendo però sempre in mente la voglia di creare miei prodotti. Nel tempo ho pensato al marchio e l’ho registrato. Ho poi cominciato a produrre cinture e a trovare modi allettanti con cui presentarle. Un passo la volta di cui nel giro di quattro, cinque anni ho i risultati. L’obiettivo è fare pochi prodotti di nicchia ma fatti bene. La concorrenza è dietro l’angolo. C’è chi si improvvisa che rovina i prodotti; ci sono i grandi marchi e il mercato dei prezzi bassi. L’augurio è di continuare su questa scia, senza dimenticare le origini ma guardando al futuro in modo critico e costruttivo. Rimanere in piedi non è semplice, è una grande sfida. Con passione, ingegno e tenacia qualsiasi scoglio è superabile e quando lo si supera, quello che si trova oltre è una nuova meravigliosa conquista.



Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni