Tutto chiede salvezza: visto da vicino, nessuno è normale

La mini serie targata Netflix apre uno squarcio sul mondo degli invisibili e degli incompresi

“Tutto chiede salvezza” è una mini serie, disponibile sulla piattaforma Netflix, tratta all’omonimo romanzo di Daniele Mencarelli, vincitore del Premio Strega Giovani 2020.

Protagonista della storia è Daniele, un giovane ventenne che si ritrova a dover trascorrere una settimana all’interno del reparto di psichiatria di un ospedale. Daniele è costretto ad affrontare un trattamento sanitario obbligatorio poiché, la sera antecedente il suo ricovero, in preda ad una crisi di rabbia e dopo aver assunto stupefacenti, ha spinto il padre contro il muro provocandogli accidentalmente una ferita alla testa.  

Il tempo che scorre è occasione, per Daniele, di riflettere sulla sua vita e sul perché del gesto commesso. Gli ritorna così in mente la visita a casa di un suo vecchio amico, il pomeriggio dell’accaduto, e lo stupore e il dolore immenso provati alla visione del ragazzo divenuto incapace a causa di un brutto incidente. Riesce a ricordare la rabbia avvertita e sedimentata all’interno del suo cuore una volta uscito da quella casa, una collera così forte da farlo sentire da solo contro il mondo.

I sette giorni trascorsi in ospedale sembrano a Daniele i più lunghi della sua vita. Condivide la stanza con cinque compagni: Madonnina, Mario, Alessandro, Gianluca e Giorgio. Ognuno di loro ha una storia alle spalle, qualcuno ha dei segreti, qualcuno ha dei ricordi con cui fare pace. Inizialmente la convivenza non si mostra facile. Daniele è schivo e ha solo voglia di raggiungere gli amici fuori e tornare a casa. A piccoli passi però, la saggezza di Mario e la speranza del suo uccellino, la vitalità di Gianluca, la pazienza del padre di Alessandro, la rude tenerezza di Giorgio e la follia di Madonnina, riusciranno a conquistare Daniele tanto da farlo affezionare, indissolubilmente, a ciascuno di loro.

Nel corso dei sette giorni in ospedale, Daniele conosce anche Nina.
Nina è una sua coetanea che, nonostante abbia una vita piena di successi e di ricchezze, è terribilmente sola, e si ritrova a dover trascorrere due settimane in reparto perché anche lei sottoposta ad un TSO. Quelli di Nina e Daniele sono due mondi apparentemente così lontani e diversi: eppure, si incontrano all’interno di quelle mura di disperazione e speranza e finiscono con il rimanere uniti anche dopo l’esperienza in ospedale. La permanenza di Daniele nel reparto è scandita da momenti di pura poesia, attimi in cui ritrova sé stesso nelle piccole cose e nelle piccole gioie che sembrava aver perso: ricomincia a scrivere e la sua penna racconta il rapporto con la madre, il rifugio che per lui rappresenta. Ritrova anche la vera amicizia nei consigli e nell’ascolto di Mario, supera i pregiudizi e si abitua al temperamento del proprio carattere con gli altri compagni di stanza. Le ultime immagini regalate dal regista sono intrise di emozioni forti, di dolore e tuttavia di speranza.

La parola giusta è “salvezza”:“Salvezza per i matti di tutti i tempi, ingoiati dai manicomi della storia”. Salvezza per i compagni della “nave dei pazzi”, Fratelli offerti dalla vita. Indifesi di fronte alla propria condizione di esposti alle intemperie, uomini nudi abbracciati alla vita schiacciati da un male ricevuto in dono”.
In definitiva, “Tutto chiede salvezza” è un’occasione per riflettere sul senso della vita, sulla condizione di coloro che vengono definiti “matti”. È un momento di confronto con la realtà, quella realtà di cui non si parla spesso, quella realtà delle persone che vivono sofferenze psichiche, di coloro che convivono con malattie cerebrali, di coloro che sono sottoposti ad un trattamento sanitario obbligatorio e vengono stigmatizzati come persone da evitare, pericolose.

Dietro ciascuno dei personaggi emerge un significato profondo, un grido di redenzione che si ritrova nell’amicizia che finisce con il travolgere il gruppo, l’intenso amore che lega i “marinai della nave dei pazzi”, la poesia che si cela dietro i loro sguardi e i loro gesti.

L’interpretazione degli attori è intensa e travolgente. Ciascuno di loro enfatizza i caratteri del personaggio e restituisce allo spettatore, un’immagine chiara che riempie a pieno la scena e incanta il pubblico. L’attaccamento ai propri affetti, quegli affetti che ci salvano, che ci permettono di scorgere una via d’uscita, di salvezza: la storia di Daniele e dei suoi “compagni fraterni” racchiude tutti questi sentimenti.

Nel cerchio degli invisibili, degli incompresi, si coglie la vera essenza della vita. E si comprende che la vera “normalità” è un concetto astratto. Ciò che è importante è continuare, sempre, a ricercare la bellezza in tutte le cose… e in tutte le sue forme.


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni