Tasche troppo vuote per permettersi l’affitto

Per gli studenti quello che sta per iniziare sarà un caro e caldo anno accademico. Già nei mesi di maggio e giugno le associazioni universitarie si erano mosse per sollevare un polverone relativo all’aumento medio dei canoni di affitto. Un fenomeno che si estende a macchia d’olio in tutta la Penisola come dimostrato dal corale intervento delle mobilitazioni studentesche. A tre mesi dalle proteste in tende di studenti e studentesse nulla è servito e niente ha messo al riparo dal caro affitti. I giovani universitari avevano previsto tutto questo e di fatto, oggi, la situazione alloggi non è migliorata anzi i costi sono aumentati e dal governo non è stata trovata alcuna soluzione. Unico passo: cancellare un emendamento da 660 milioni di euro per gli alloggi universitari introdotto nel 2022 da Draghi.

In questo inizio di settembre siamo giunti a un più 10% in quei centri abitati ‘privilegiati’ perché
altrove, e soprattutto non solo nelle metropoli del Paese, la percentuale risale al 20 e addirittura al
40 per cento. Per questi ultimi valori stiamo parlando delle cosiddette “seconda fascia” Modena,
Bari, Parma, Brescia, Ferrara, città con ottime università e destinazioni sempre più “gettonate” da
chi fatica a permettersi i costi delle metropoli quali Milano in testa e poi Roma.⁠

Il report è stato pubblicato da idealista – piattaforma online a disposizione degli utenti che cercano o
che vogliono pubblicare annunci relativi alla compravendita o locazioni di immobili – ed ha
registrato nel secondo trimestre del 2023 un incremento del prezzo medio del canone paria a 13,4
euro al metro quadro in Italia. Un nuovo record negativo. L’aumento, ha spiegato il responsabile
dell’ufficio studi di idealista, Vincenzo De Tommaso, è dovuto alla crescita dei tassi ipotecari e
l’affitto è l’unica strada percorribile dalle famiglie che hanno perso il loro potere d’acquisto. I
prezzi sono balzati nel corso dei mesi primaverili in contemporanea alla già insufficiente
proposta\offerta di locazione che non rispecchia la domanda ed i bisogni degli italiani. Sempre
secondo idealista, Milano è la città più costosa per affittare una casa, con 22,1 euro/m2, seguita
da Firenze (18,8 euro/m2) e Bologna (18 euro/m2). Venezia è al quarto posto (17,6
euro/m2), Roma al quinto (14,5 euro/m2), Napoli (12,5 euro/m2) all’ottavo. Nella parte inferiore
del ranking troviamo Caltanissetta (4,8 euro/m2), Reggio Calabria (5 euro/m2) e Agrigento (5,5
euro/m2). Se ci si addentra nella provincia, 73 su 104 provincie italiane registrano oscillazioni dei
prezzi molto ampie e tra queste Crotone è in pole position (+28%) seguito da Latina (13,4%) e
Macerata (12,1%), Grosseto (12%). Da Nord a Sud permettersi di studiare lontano da casa è
diventato un lusso che, secondo le previsioni degli esperti, non si ridurrà in tempi brevi. Agli
incrementi vanno poi aggiunte le utenze (raddoppiate) e, per gli studentati, anche la manutenzione e
le pulizie (cresciute dal 30 al 40 per cento).⁠

Il problema maggiore è che la situazione non interessa soltanto gli universitari ma riguarda anche tanti giovani e meno giovani che si affacciano al mondo del lavoro e, non di meno, i precari o dipendenti a contratti occasionali che migrano verso il Nord ed il Centro Italia in cerca di fortuna. È di questi giorni, di fatto, la denuncia dei tanti docenti che spingono per avere cattedre al Sud lasciando scoperte quelle del Nord. Pochi sono gli insegnanti che, all’avvio del nuovo anno e delle consuete assegnazioni, hanno deciso di spostarsi per ottenere una cattedra stabile. Tra questi molti giovani alle prime esperienze lavorative nell’ambito educativo scolastico.

Tutta colpa del caro vita che mette i freni agli spostamenti ed alla mobilità. I numeri parlano chiaro. Dopo la veloce “chiamata” prodotta dalle scuole e che consente i trasferimenti dalla propria regione e\o provincia per ottenere prima il ruolo, in Lombardia dove si attestano 2.600 posti disponibili, sono arrivate appena un centinaio di candidature. Questo perché, come già detto, il costo della vita è aumentato e anche gli stipendi di 1.200, 1.300 euro, specialmente nelle grandi metropoli, sono insufficienti a mantenere tutti i costi, compreso anche l’affitto. A fare paura, infatti, non è l’ambita cattedra sinonimo di posso fisso, tantomeno la voglia di misurarsi con panorami culturali ed universitari più ampi ma il riuscire a sopperire alle spese.

Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni