“Pronto? Sono io” – Il ritorno di Adele

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Adele ha quattro anni quando inizia a cantare, ossessionata dalle voci.
A ventuno anni vince i suoi primi due Grammy, acclamata come miglior artista esordiente.
A venticinque anni vince il  primo Oscar alla canzone per Skyfall.
Ora di anni ne ha ventisette ed il suo album “25” sta letteralmente facendo impazzire il mondo intero.
adele-25-packshotPreceduto dall’uscita del singolo “Hello”, introverso ed accompagnato da uno strepitoso video diretto da Xavier Dolan, l’album è stato rilasciato lo scorso 20 novembre e ha catapultato nuovamente Adele sul trono di icona del soul bianco, da cui sorride sorniona. Ha cambiato look rispetto alle sue ultime apparizioni: ha perso peso, ma ha liquidato le domande adducendo il tutto all’essere diventata madre e ad un vecchio problema alle corde vocali; ha perso l’aria da ragazzina, per cedere il passo ad abiti eleganti, trucco ricercato, aria da signora. Ma continua ad inciampare nel suo adorabile accento Cockney.
Bissare il clamoroso successo di un album come “21” non è impresa semplice: per settimane si sono susseguite voci secondo cui questo nuovo album sarebbe stato poco coraggioso e molto prevedibile. Come superare il risultato di un album perfetto, definito degno erede dei lavori di Michael Jackson? Come attirare, ancora una volta, qualunque tipologia di ascoltatore?
“25” tenta l’impresa e lo analizzeremo insieme, traccia dopo traccia.

“Hello” è un instant-classic. È un evergreen già dalle prime note, tocca quelle corde nascoste che solo una voce come quella di Adele può sfiorare senza scadere nel banale. Un testo semplice, una melodia semplice, una voce travolgente. La cantiamo già a memoria, nascondendo i segni degli amori passati che richiameremmo volentieri.

“Send my love (to your new lover)” è la riuscitissima joint-venture con Max Martin. Un balletto scanzonato, divertito e divertente, che ricorda le atmosfere leggere alla Katy Perry. Sorprende e strappa un sorriso.

“I miss you” inasprisce i toni e lascia trasparire la mano di Paul Epwort, guru dell’indie-rock. Atmosfere tormentante alla Florence+The Machine, in un’esplosione di suoni e voce.

“When we were young” volteggia leggera e malinconica come la neve, rievocativa come un sogno poco prima del suono della sveglia, avvolgente come i ricordi racchiusi in un album fotografico. Tuttavia alla versione in studio preferisco di gran lunga il “Live at Church Studios”, per la sua bellezza quasi palpabile che completa l’onirico della canzone stessa.
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“Remedy”, realizzato con Ryan Tedder dei One Republic, richiama “Turning tables”. E ricorda tutta una serie di ballad che sembrano connesse tra loro in un’unica immaginaria playlist. Non convince troppo ma si canticchia volentieri.

“Water under the bridge” è un pezzo moderno, sinuoso, elegante. Un sofismo  pop. È perfetto.

“River Lea” nasce dalla collaborazione con Danger Mouse. Nasce con il giusto pathos e sfocia in un gospel inaspettato ed adulto che, però, non stanca.

“Love in the dark” è stata già tacciata di costruzione meticolosa e scientifica, di perdita di autenticità. Se anche vi fosse un tavolo immaginario ricoperto di pezzetti di Lego da utilizzare come base per questo brano, direi che il risultato regge. Eccome. La canzone cresce via via, con essa il pathos.

“Million Years Ago” è voce e chitarra, è grazia pura, è delizia interpretativa. È un sospiro da afferrare prima che svanisca.

“All I ask” è una power ballad che richiama le atmosfere di Barbra Streisand. Perché no? Adele ha 27 anni e macina record su record, può permettersi anche di sostenere paragoni con una simile regina.

“Sweetest devotion” chiude “25” è una ballata ariosa, una scelta forse azzardata, un brano che non convince e non rende giustizia ai precedenti.

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[/vc_raw_html][/vc_column][vc_column width=”3/4″][vc_column_text]È un album che parla del trascorrere del tempo, che quasi cerca disperatamente di recuperare il tempo perduto. Che accompagna l’ascoltatore, lo prende di pancia e di cuore, un po’ meno di testa. Sarà che ci si aspettava di più. Sarà l’ironia del web, implacabilmente armato di fotomontaggi e consigli alla cantante stessa per superare le mancanze. Sarà che parla di amori perduti, senza molti fronzoli, sbattendoci in faccia le emozioni più cupe, infiocchettate da una voce celestiale cui – in fin dei conti – si perdona qualunque cosa. Anche qualche brano non all’altezza.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row full_width=”” parallax=”” parallax_image=””][vc_column width=”1/1″][vc_column_text]L’appuntamento è per il 28 e il 29 maggio all’Arena di Verona, dove Adele si esibirà per il pubblico italiano e siamo certi saprà stupire ed incantare. I biglietti saranno disponibili dal 4 dicembre su www.ticketone.it e dal 5 anche presso i rivenditori autorizzati.
Nel frattempo, fatemi sapere se anche voi – come Adele – avete richiamato i vostri ex riesumando i numeri da cellulari risalenti al paleolitico.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]