Perché fare il south-working quando potremmo sviluppare il “working-south”?

Una cosa buona, forse, questa pandemia è riuscita a farla: far capire che molti lavori possono essere fatti anche da casa. Oppure in un bar. O perfino nel “lontano Sud”. Basta avere una connessione ad internet e soprattutto un computer ed il gioco è fatto. Pensate quanto sarebbe bello esser parte di una startup digitale Milanese i cui dipendenti lavorano direttamente dal borgo di Erice, dalle spiagge di Tropea, dai trulli di Alberobello o dall’Isola di Capri. Ecco, prendete questo bell’esempio del South Working.

Perché mai questa startup dovrebbe essere Milanese? Perché non possiamo fondarla direttamente al Sud, a questo punto?

Storicamente, le grandi industrie necessitavano di materie prime da utilizzare, combustibile/energia per muovere gli ingranaggi e soprattutto le infrastrutture per muovere merci e persone. La mancanza, prevalentemente, di infrastrutture nel meridione, un po’ per la geografia, un po’per sbagliate scelte politiche, ha limitato moltissimo lo sviluppo industriale del Sud Italia. Basti pensare che ancora oggi, per andare da Catanzaro a Napoli ci vogliono quasi 5 ore di treno, mentre per fare Milano-Roma, un tragitto il 50% più lungo, ci vogliono poco più di 3 ore, ovvero il 50% in meno di tempo.

Quindi, con infrastrutture praticamente dimezzate, il Sud non ha quasi mai attratto grandi aziende, e di conseguenza nemmeno tutte le aziende di servizi a cui le industrie devono appoggiarsi. Queste aziende di servizi dovevano essere in vicinanza di questi centri industriali che erano i principali clienti. Ma, nel 2020, moltissimi servizi (ed anche aziende) funzionano benissimo anche in modo digitale. Quindi la vicinanza a zone industriali ha un peso nettamente minore, così come le infrastrutture.

Persi quindi gli evidenti svantaggi, il meridione ha invece alcuni vantaggi rispetto an Nord Italia. Ad esempio, il costo della vita: dal cibo agli affitti, dai ristoranti agli eventi, il Sud è nettamente più economico. Questo, dal punto di vista aziendale, significa poter offrire stipendi competitivi a cifre più basse. Per fare un esempio sui costi della vita, a Milano un bilocale costa sui 1100 euro mensili, mentre a Palermo arriveremmo sui 400 euro circa. Una differenza così grande da spingere il Sindaco Sala di Milano a richiedere una differenza di retribuzione pubblica tra il nord ed il sud.

Quindi, ritornando al punto principale: visto che alcune aziende potrebbero lavorare interamente, o quasi, in modo digitale: come possiamo agevolare l’apertura di queste aziende direttamente nel Sud Italia? Come favorire l’industrializzazione 4.0 meridionale?

Innanzitutto, è necessario che il Sud investa molto nel digitale di nuova generazione, ed in particolare nel 5G. Già, perché internet e le connessioni sono le nuove infrastrutture dell’industria moderna, come abbiamo capito da questa pandemia, e chi rimane indietro perderà il treno delle opportunità. Purtroppo, nuovamente, il Sud sta partendo svantaggiato, anche per colpa delle barriere amministrative e politiche locali che hanno bloccato la costruzione di antenne ed infrastrutture necessarie. Ma non è troppo tardi per recuperare, e spero ci sia anche la volontà politica per investire. Un discorso simile potrebbe essere fatto anche verso la tecnologia della “fibra ottica”, presente molto meno al sud rispetto al nord.

Inoltre, un altro punto importante è la conoscenza dei due linguaggi digitali: il linguaggio di programmazione e l’inglese. Il linguaggio di programmazione è, di fatti, il linguaggio con cui scrivere siti internet, programmi, App. Avere personale in grado di programmare equivale ad avere le materie prime delle precedenti rivoluzioni industriali. Bisogna anche dare molta importanza anche all’inglese. Consideriamo che le industrie digitali non hanno reali confini geografici, e quindi devono saper dialogare usando la lingua più conosciuta al mondo: l’inglese. Il Sud Italia deve, e può, migliorare in ambedue queste conoscenze. Servirà del tempo, ma serviranno soprattutto iniziative locali e politiche per incentivare corsi e percorsi.

Infine, non dimentichiamoci della qualità della vita a 360 gradi. Perché un’alta qualità della vita non dipende soltanto dallo stipendio, dal panorama, dal clima. Bensì anche dalla sanità, istruzione, inquinamento, sicurezza, etc. Perché il Sud non può semplicemente puntare sull’essere più economico.

La battaglia a chi prende lo stipendio più basso, sarebbe persa in partenza: bisogna puntare ad offrire una situazione lavorativa ideale per le aziende del futuro.

Di quali aziende stiamo parlando? Stiamo parlando delle “Industrie 4.0”, specialmente quelle basate interamente su tecnologie come il cloud, internet delle cose, i grandi dati, social network, sicurezza informatica e realtà aumentata. In questi settori è possibile fondare moltissime startup ed aziende con minimi investimenti ed infrastrutture, che il Sud giá in parte possiede e che deve soltanto migliorare. La quarta rivoluzione industriale offre, finalmente, un’opportunità unica al Sud Italia.

Perché il meridione non deve “accontentarsi” di ospitare qualche dipendente delle aziende distanti.

Il Sud può, e deve, fare una trasformazione digitale per attrarre le industrie, gli investimenti e le idee di un futuro sempre più prossimo.

Già pubblicato su L’Altravoce dei Ventenni-Quotidiano del Sud 12/10/2020

Rocco Stirparo
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Calabrese, classe 88. Amante degli esempi, è un ricercatore di dettagli, ma spesso perde di vista la sostanza. Parla di tecnologia, politica, cucina e tante altre cose su cui non è affatto preparato. Ha un PhD e sviluppa startup per lavoro.