L’Odissea del rientro a casa per gli italiani all’estero

L’Odissea è uno dei miei classici preferiti. Ulisse, dopo una lunga ed estenuante guerra, vorrebbe semplicemente rientrare a casa. Quella che dovrebbe essere la parte più facile di una guerra vinta, si trasforma in realtà in una incredibile avventura. Ulisse, soltanto dopo mille vicissitudini, senza sapere quando arriva, riesce a tornare a casa. E la cosa più strana è che lui non sa cosa troverà a casa o cosa aspettarsi.

Da Italiano all’estero, posso assicurarvi che il nostro rientro a casa ha delle sfumature simili. Meno avventurose sicuramente, ma altrettanto frustranti e spaventose sotto certi versi. Dopo aver vissuto una lunga ed estenuante pandemia, spesso senza mai rientrare a casa per evitare di favorire il contagio di un virus infame, anche i ragazzi italiani all’estero provano a rientrare a casa.

Gli dèi, che nel nostro caso sono gli scienziati, hanno finalmente calmato le acque, grazie ai vaccini ed alle precauzioni prese questi mesi. Finalmente si può tornare, o quasi. I venti sono favorevoli, o per meglio dire “non-contrari”. Bisogna approfittarne.
Innanzitutto, c’è la pianificazione del ritorno a casa. Si iniziano a studiare le misure richieste dalla nazione in cui si è ospiti, oltre a quelle domandate dall’Italia. Per quanto possa sembrare una cosa scontata, sappiate che non è così. Ogni nazione ha le sue regole e le sue richieste. Ogni regola è provvisoria, e può cambiare. Ad esempio, in questo momento per entrare in Italia è obbligato Passenger Locator Form digitale (dPLF) europeo, un tampone negativo entro 48 ore dalla partenza oppure il green pass.
Anche qui sorgono i problemi. L’Italia è l’unica nazione che considerava, come regole per ottenere il green pass, una sola dose di vaccino. Per il resto dell’Europa, non funziona così. Penso e spero che l’Italia si allinei presto alla più logica richiesta europea.
Una volta capito tutto, o comunque accettato il fatto che le regole sono una gran confusione, bisogna comprare il biglietto aereo. Dovete sapere che in tempi di COVID-19, la data del biglietto indica, ma non determina, quando dovresti partire. Dei molti viaggi a cui ho assistito in queste settimane, una gran parte viene spostata in maniera imprevedibile dalle compagnie aeree. A volte di ore, a volte di mezza giornata. Di per sé, questo non sembrerebbe un enorme problema, ma dovete sentire il prossimo punto.
Il punto tre è la preparazione al viaggio. Per entrare in Italia, ad esempio, serve un “tampone negativo” entro 48 ore. Questo significa che idealmente dovreste fare il tampone quanto più prossimi alla partenza, ma dando il tempo ai laboratori di darti un risultato, che mediamente hanno bisogno di almeno un giorno. Questo vi fa capire quanto sia problematico un semplice “scalo”, oppure l’imprevista “modifica” di un volo.

Una volta organizzato voli, appuntamenti per i tamponi e tutto, bisogna “incrociare le dita”. Ogni settimana, infatti, cambiano le regole su quarantene, documenti richiesti, etc. E, sia chiaro, non è un modo di dire. È esattamente così. Ogni settimana, a seconda dei casi della nazione di provenienza e della regione di arrivo, cambiano le regole. C’è una mappa europea, per chi non lo sapesse, con ogni regione “colorata”. E vi assicuro che i colori non sono quelli che conosciamo in Italia. Spesso, quelle che in Italia erano regioni gialle, per l’Europa erano rosse. È una gran confusione e, una volta partiti, quello che vi aspetta al ritorno lo saprete solo strada facendo.
Appena arrivati in Italia, a casa, ecco che la nostalgia poi si trasforma in paura. Alcune delle attività che dovevano nascere son bloccate, altri negozi o ristoranti storici rischiano la chiusura. Non si respira una bella aria, e non per colpa della mascherina.

Eppure, per noi è come per Ulisse. Nonostante lui fosse tornato a casa dopo mille problemi, nonostante avesse trovato addirittura gli estranei a far da padroni nella propria dimora, la casa è sempre la casa.
Ad aspettarci, ci sono anche i regali di Natale che non abbiamo aperto, gli abbracci che non ci siamo dati, le lasagne, il mare.
È un’odissea, ma ne vale la pena. Perché mai come in questi momenti, ci meritiamo tutti un po’ di casa, un po’ di famiglia.

Già pubblicato su L’Altravoce dei Ventenni-Quotidiano del Sud 13/07/2021