MAFIA E TUMORI: STESSA CURA PER DUE MALI SIMILI

Di Rocco Stirparo

Recentemente, è scoppiata una polemica riguardo alle dichiarazioni sostenute da Grillo a Bruxelles, il quale invitava l’Unione Europea a “non dare più finanziamenti all’Italia, perché scompaiono tutti in Calabria, Sicilia e Campania, quindi Ndrangheta, Mafia e Camorra”.

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Da queste dichiarazioni, sembrerebbe quasi che l’afflusso di soldi nel meridione altro non farebbe che aumentare la forza delle mafie e danneggiare, allo stesso tempo, le regioni stesse e l’intero sistema nazionale, drammaticamente afflitto da questi mali.
Arginare le mafie limitando gli investimenti principali con cui esse crescono, sembrerebbe la soluzione più logica. E lo è.
Infatti, una soluzione simile è stata pensata, in passato, anche per altri mali analoghi alla mafia: i tumori.
Anche il tumore, come la mafia, è un male che cresce all’interno del proprio sistema, nutrendosi delle sue risorse. Ma a differenza della mafia, il tumore non cresce con i soldi, bensì col sangue, ricco di nutrienti, fattori di crescita ed ossigeno. Tuttavia, man mano che cresce ed aumenta di dimensioni, il tumore deve ottenere sempre più nutrimenti ed ossigeno, arrivando anche a stimolare la crescita di propri vasi sanguigni.

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Per questo motivo, numerose ricerche hanno provato ad inibire questo passaggio, ovvero ad arginare la nascita dei nuovi vasi sanguigni tumorali.
La soluzione, anche qui, è la più logica.
Eppure, sebbene i primi risultati sui modelli animali sembrassero esser rincuoranti, col tempo si evidenziarono alcune mancanze in questa “logica” soluzione.
Innanzitutto, all’interno del tumore si sviluppa un ambiente ostico, difficile da raggiungere per il sistema immunitario ed i farmaci. In aggiunta, la mancanza di nutrimenti ed ossigeno, aumenta l’aggressività e l’invasività delle cellule tumorali, che quindi metastatizzano.

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Non sorprende sapere che, nelle mafie, la stessa soluzione ha portato ai medesimi, deludenti, risultati. I minori investimenti nel meridione, ormai lasciato a se stesso, stanno portando la nascita di un ambiente ostico, dove forze dell’ordine e magistratura possono fare ben poco. Inoltre, le mafie non si trovano più soltanto al meridione; esse hanno “metastatizzato” in tutta Italia, oltre che nel resto d’Europa e del mondo.
Per nostra fortuna, sebbene i politici abbiano rinunciato a trovar soluzioni contro le mafie, i biologi son audaci nella lotta al cancro.
È di particolare interesse un articolo scientifico di un ricercatore italiano, il quale ha provato una soluzione del tutto opposta a quelle precedenti.
Invece di inibire la crescita dei vasi sanguigni tumorali, lo studio prova a migliorarli.
Sebbene ci si aspetti che il tumore, con un miglior sistema vascolare al proprio interno, cresca di più, in realtà la ricerca dimostra che questo non accade. La crescita è la stessa, ma le metastasi diminuiscono drasticamente. Inoltre, l’ambiente tumorale migliora, ed è facilmente raggiungibile dal sistema immunitario e dai farmaci antitumorali (dimostrato in seguito anche in altri studi).

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Limitare i finanziamenti al meridione non ha ostacolato la crescita delle mafie, ma ha solamente peggiorato l’ambiente delle regioni che “le ospitano”, ormai refrattarie alla giustizia. Invece, aumentare, ma anche migliorare la qualità dei finanziamenti (miglioramento suggerito anche da Grillo), potrebbe essere la soluzione ideale.
Un ambiente migliore, oltre che arricchire la regione, migliorerebbe le condizioni dei cittadini che ci vivono, favorendo la legalità e incrementando le risorse necessarie per contrastare le mafie, come le forze dell’ordine e la magistratura.
Non date meno soldi al sud.
Datene di più.
Dateli meglio.