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Le capacità di dialogo subiscono l’influenza delle nuove tecnologie e frenano le conversazioni

L’arte di saper dialogare, diventa sempre più complesso riuscire a trovare le parole “giuste” per argomentare con pienezza di contenuti ma soprattutto per farsi comprendere. Spesso accade che nel corso di una conversazione con gli altri vengano usate frasi e\o siano formulate domande prive di significato per sopperire agli inevitabili silenzi che intercalano nei discorsi. La difficoltà a mantenere dei dialoghi sensati e profondi è una delle problematiche che riguarda i giovani, meno capaci di parlare ed ascoltare quindi di instaurare legami ed empatica con chi li circonda.

Alla base di ogni relazione c’è il dialogo. Si stabilisce dal confronto aperto e dettagliato con qualcuno, a partire della capacità di sapersi interrogare e porre domande che servono da strumento per conoscere se stessi e gli altri. Alla base di questo scambio c’è l’attitudine alla ricerca della giusta formulazione che renda possibile la conversazione. Questa destrezza molto dice sulla persona che si ha davanti: permette di capire se l’interlocutore è in linea con le argomentazioni affrontate; se condivide etica e morale; se mente su quello che dice; se è affine, piace oppure no. In ogni ambito e momento della vita è necessario, se non fondamentale, destreggiare con maestria l’arte oratoria. Eppure, nell’odierna società della comunicazione frivola, veloce e virtuale è sempre più spesso difficile capirsi. L’ascolto dell’altro è stato superato; l’uso dei social media e delle tecnologia ha amplificato le incomprensioni, i fraintendimenti e le offese fin tanto che anche in famiglia, si prediligono le poche battute scambiate su gruppi Whatsapp alla voglia, necessità di parlare ed incontrare gli altri. Si è sempre più condizionati dalla doppia dimensione, online e offline, perché l’accessibilità dei social network si è imposta nel quotidiano manifestandosi nel dualismo: per strada con gli amici, in mano lo smartphone e gli occhi puntati sullo schermo del cellulare.

Ricerche antropologiche che hanno come oggetto di studio proprio queste dinamiche definiscono tali esperienze come ‘fughe delle conversazioni’, un’abilità in aumento per sfuggire alle conversazioni “face to face”. Numerosi sono i dati a sostegno di tali studi che attribuiscono l’unica e sola colpa al piacere procacciato dai mezzi di comunicazione digitale che stanno procurando, di anno in anno, un calo negli indicatori di empatia. Online è semplice scegliere con chi intrattenere una conversazione ed essere disinibiti grazie alla presenza dello schermo, fatto che riduce il bisogno di possedere abilità sociali. Di fatto, i social network rappresentano dei veri ‘cuscinetti comfort’ dove mostrarsi senza troppa remora nell’incappare un interlocutore con cui dover polemizzare o spiegare le proprie scelte, convinzioni, affermazioni come invece accade nella vita reale. Il linguaggio non verbale, caratteristica di cui non gode la comunicazione virtuale, consente di dire ciò che dal vivo non si direbbe. Inoltre, questo attributo dell’online non permette di fare chiarezza sul tono di voce utilizzato e quindi di produrre fraintendimenti che portano alla conclusione delle conversazioni.

Interrogarsi ed analizzare quali possano essere le strategie che rendono una conversazione efficace ed interessante, è un primo passo per comprendere a che punto è la nostra capacità relazionale. Gli psicologi hanno tracciato uno schema che ripercorre le tipologie di domande che vengono utilizzate per avviare una conversazione: si comincia dal generale, con piccoli chiarimenti di approfondimento per testare la volontà dell’altro ad aprirsi al dialogo e poi si procede, una volta stabilito uno scambio reciproco, a domande retoriche che in realtà sono delle vere affermazioni. Il tutto deve essere sempre accompagnato dall’attenzione, dall’ascolto e dall’empatia. L’interazione nasce dal corretto equilibrio fra l’ascolto e la parola, due elementi interdipendenti che producono un dialogo migliorativo. Occorre considerare con maggiore consapevolezza la qualità delle conversazioni che si intrattengono, sia online che offline. Saper gestire le relazioni interpersonali, concentrandosi sulla persona che si ha di fronte, predisporsi all’ascolto ed alla voglia di conoscere l’altro senza lasciare spazio alle inutili interruzioni.


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni