La frenesia dell’anno che va via e l’augurio di rincorrere la lentezza in quello che viene

Ripercorrendo le tappe salienti del 2022, ricordiamo a noi stessi l’importanza di rallentare e godere di ogni attimo

Lo scoccare della mezzanotte e il conto alla rovescia, anno dopo anno, ci regalano forti emozioni. Intrepidi, ci auguriamo di lasciare alle spalle il vecchio per un nuovo inizio. Le tradizioni lungo il nostro bel stivale si avvicendano diversamente: c’è chi butta giù dai balconi oggetti o cibi vecchi; chi si abbuffa di lenticchie, uva, melograno e frutta secca propiziatorie di tanta prosperità; chi, ancora, si affida ai rituali scaramantici come indossare qualcosa di rosso, tenere nelle mani un peperoncino, illuminare le case per risplendere. Del resto, il detto vuole che: “Ciò che si fa a Capodanno, si ripete tutto l’anno”.

Eppure, in questo clima gioioso e ricolmo di speranza, è facile trovarsi a riflettere malinconicamente sul tempo trascorso. L’anno che ci siamo lasciati alle spalle è stato fervente. Nonostante, gli sforzi da più parti resta irrisolta la questione giovani: cala drasticamente la fiducia per un futuro migliore. La convinzione generale è che l’Italia non sia un paese per giovani, il crollo demografico ne è la spia. Si sceglie sempre meno di investire nelle politiche familiari, nel sostegno alla natalità e contemporaneamente aumenta la disoccupazione e l’instabilità finanziaria dei tanti giovani non lavoratori. Si riaccende il dibattito sui diritti di genere e su tutte le forme di violenza. Al tempo del PNRR, si dà avvio a una nuova stagione legislativa sulla parità di genere e sulle azioni strategiche di contrasto al gender gap e al rafforzamento della strumentazione antidiscriminatoria. Nello stesso anno, però, abbiamo gioito delle imprese ‘rosa’. Astronaute, autrici, attrici e scienziate hanno regalato al 2022 tanto splendore. È l’anno che ricorderemo come il più combattente: il coraggio di tante donne si è visto nei momenti cruciali delle battaglie per i diritti e per le scoperte. È l’anno della prima donna europea a capo dell’equipaggio della Stazione spaziale internazionale, l’orgoglio nazionale Samantha Cristoforetti. È l’anno della lotta nella persona di Mahsa Amini, uccisa dalla polizia iraniana. Cortei, dopo la sua morte, sono stati mossi a sostegno delle donne iraniane da ogni parte del globo. Alla Cop27 echeggia il discorso della prima ministra Mia Amor Mottley: è difficile perseguire la pace in un mondo in cui ancora c’è un abisso tra i paesi più ricchi e quelli poveri, la maggioranza.

Inciampati nella profonda buca della pandemia da coronavirus, abbiamo vissuto e continuiamo a vivere con il fiato sospeso per l’avanzare della crisi economica aggravata dalla situazione bellica delle vicine Russia ed Ucraina. Ci siamo fatti forza a vicenda, materialmente, spiritualmente condividendo la ‘questione Ucraina’. Abbiamo continuato a dare asilo a tanti profughi provenienti da ogni parte del mondo: Ucraina, Siria, Tunisia, Eritrea, Iran, Pakistan e tante altre nazionalità. Al 23 dicembre 2022 si stima un totale di 101.127 migranti sbarcati in Italia. Non sempre, anzi molto spesso, l’accoglienza è diventata motivo di separazione ideologica nel nostro Paese. Le migrazioni sono parte della storia della nostra umanità. Dall’origine delle popolazioni, i fenomeni migratori hanno dato modo alle persone di spostarsi nei luoghi del mondo per diverse ragioni. Gli spostamenti, nel corso della storia, sono stati soggetti a norme, più o meno restrittive, che hanno modellato le partenze, producendo profondi impatti sui diritti e sulla qualità della vita dei migranti.

La stessa ripartenza che ci auguriamo ogni anno è anch’essa un fenomeno migratorio. Lo abbiamo auspicato nel post pandemia e così abbiamo ricominciato a muoverci liberamente, coi visi scoperti dalle mascherine, con gli abbracci, le strette di mano ed i saluti. Questi momenti bui ci hanno insegnato a riscoprire l’autenticità dell’incontro: la gioia di riscoprire l’altro solo quando siamo capaci di prestare orecchio alle sollecitazioni delle persone che ci circondano, dando loro la giusta attenzione in termini di tempo speso nell’ascolto. Abbiamo accumulato ricordi, ricchi di memoria duratura perché fatti di eventi reali, concreti che abbiamo vissuto. Se ciò non fosse accaduto, non resta che prendere l’impegno per questo nuovo anno. Ricercare con tanta ostinazione di non sprecare il tempo. Spesso è quello che facciamo, per la smania di risparmiarlo puntiamo ad accelerare la nostra vita per portare a termite tutte le cose da realizzare con la speranza di essere sicuri, completata la lista, di aver raggiunto la felicità. Correre, con l’ansia e l’affanno, è il quotidiano. Auguriamoci di rallentare, invece, di perdere tempo per le relazioni profonde con gli altri, ma soprattutto con noi stessi. L’impegno dovrebbe essere quello di salvare ogni attimo che è vita, affinché possa farci emozionare ancora anche a distanza di anni.


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni