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Finalmente insieme – l’appello di Love Is Not Tourism è stato ascoltato

Love Is Not Tourism è il movimento che riunisce le famiglie separate dalla pandemia

Durante questa pandemia, avere il proprio partner o i propri familiari accanto è motivo di conforto e di tranquillità. Per molte coppie o famiglie in cui uno dei membri è cittadino estero o residente in un altro Stato, ciò non è stato possibile e ha aggiunto preoccupazione e sofferenza ad una situazione già difficile. Love Is Not Tourism è un movimento internazionale nato proprio con l’obiettivo di far comprendere ai governi di tutti gli Stati che l’amore non è turismo ma una priorità.
Per saperne di più ho intervistato Giorgia Ambrosio, una delle due fondatrici del movimento italiano, che sulle pagine social di Instagram, Facebook e Twitter raccoglie le testimonianze di tante coppie e famiglie che vivono a distanza e offre utili informazioni sulle normative e su come gestire il ricongiungimento. Dopo aver lanciato molti appelli, accolti anche da diverse trasmissioni TV e radiofoniche, con l’ultimo D.p.c.m. del 3/12, dopo tanti mesi, le richieste sono state finalmente ascoltate.

Com’è nato il progetto e qual è il vostro obiettivo?

Love is not tourism è nato ad inizio pandemia dall’esigenza di far ricongiungere le persone italiane che avessero un partner all’estero, non solo in Europa ma soprattutto nel mondo. In questi lunghi mesi, nonostante i confini europei sono rimasti aperti, quelli extra Schengen e quindi tutto quello al di fuori dell’Europa è continuato a restare chiuso. Soltanto pochi mesi fa abbiamo raggiunto alcuni obiettivi; quello di far ricongiungere le coppie binazionali, di cui almeno uno dei due fosse italiano e solamente 8 giorni fa è stata abolita la famosa lista F che negava la possibilità a molte coppie di ricongiungersi. Essendo una delle conduttrici del movimento, mi sono resa conto in prima persona di quanti vivessero questo problema.

Che iter devono seguire le coppie e le famiglie per potersi ricongiungere?

Parlando della mia esperienza personale, quest’estate quando ancora era chiusa l’area extra Schengen all’Italia, io e mio marito residente in Messico abbiamo fatto un percorso consentito dalla legge italiana e ci siamo potuti incontrare in un paese terzo, la Croazia, prima di tornare in Italia. Il Dpcm in vigore fino al sette di settembre prevedeva proprio la possibilità di passare da un paese terzo, trascorrere un periodo di 14 giorni lì come una sorta di quarantena, per poi fare rientro in Italia. Purtroppo in Italia se non sei registrato all’anagrafe, cioè se non ti sposi, non vieni considerato come una coppia e questo è stato un grande ostacolo per tante coppie. Alcuni Stati, come la Spagna, chiedevano delle prove di convivenza, ma ovviamente chi vive il disagio di non poter rincontrare il proprio partner, nell’80% dei casi è proprio perché non vivono sotto lo stesso tetto. Fortunatamente questo problema non si è presentato in Italia. È stato frustrante perché nonostante le varie battaglie, da marzo fino ad agosto non siamo riusciti ad avere dei risultati. A poco a poco questi risultati sono arrivati, perché se ne è iniziato a parlare in Parlamento e vari deputati, anche di diversi partiti hanno fatto emergere il problema. Ciò è stato bello anche perché noi non ci siamo mai schierati a livello politico, ci siamo rivolti ad un unico organo che è lo Stato Italiano. La prassi è che le persone devono fare una lettera di invito in cui la persona che risiede in Italia compila i suoi dati e quelli del proprio partner e i Consolati (solo alcuni) rilasciano delle lettere specifiche per le coppie che fanno la richiesta. Ovviamente a questa lettera di invito bisogna allegare i rispettivi documenti e successivamente entrati in Italia bisogna autodenunciarsi all’asl e fare la quarantena. Attualmente, in base all’ultimo dpcm la quarantena la devono fare anche gli Italiani che fanno rientro per le festività dal 21 dicembre al 6 gennaio.

Prima hai accennato all’eliminazione della “lista F”. Qual è la differenza con le altre liste in cui sono collocate le varie nazioni e quali sono le ultime novità a riguardo?

In precedenza, nel vecchio dpcm, c’erano le liste dalla A alla F: le persone appartenenti ai paesi delle liste dalla A alla E potevano venire in Italia mentre i paesi che appartenevano alla lista F (Armenia, Bahrein, Bangladesh, Bosnia Erzegovina, Brasile, Cile, Kuwait, Macedonia del nord, Moldavia, Oman, Panama e Perù, Republica Dominicana, Kosovo, Montenegro e Colombia) venivano esclusi. Questi Stati rappresentavano la cosiddetta lista F che ora è stata eliminata ed incorporata nell’elenco E. Questo è stato un bellissimo traguardo che abbiamo raggiunto dopo esserci tanto battuti. L’obiettivo principale di Love is not tourism è quello di non avere discriminazioni dal paese da cui si proviene. Ci siamo messi sin da subito a disposizione chiedendo di fare la quarantena o il tampone e abbiamo cercato di divulgare queste informazioni il più possibile in modo che passasse una richiesta corretta. Non abbiamo mai chiesto di andare contro la legge e di aprire i confini a tutti, ma semplicemente di presentare i documenti che certificano che la persona che viene in Italia sia nostro partner e una volta entrato/a in Italia di rispettare automaticamente le leggi che lo stato italiano impone.

Quante coppie e quante famiglie si sono potute riunire dall’inizio della pandemia ad oggi?

Non riesco a quantificare quante coppie e quante famiglie si sono riunite. Ho creato personalmente insieme a Chiara le pagine di Facebook e Instagram e le nostre chat fin dall’inizio sono esplose di messaggi. Tantissime persone fortunatamente si sono ricongiunte e non riesco a definire un numero preciso. Ci hanno ringraziato tantissimo e la cosa più bella è stata vedere riunite famiglie intere e vedere la gioia negli occhi di donne incinte che temevano di rimanere da sole ad affrontare la gravidanza. In una situazione del genere non c’è il tempo di aspettare e certe cose non si possono semplicemente rimandare.