È frequente lo stereotipo legato alle capacità delle donne di fantasticare sui racconti e sulle scelte del quotidiano. Eppure, questo predominante tratto femminile ha lasciato una impronta tangibile nella letteratura fantascientifica sin dal XIX secolo, offrendo spunti rosa su un genere da sempre ritenuto “universalmente maschile”.
I romanzi di fantascienza, si pensi al capolavoro Frankenstein o il Prometeo moderno di Mary Shelley, introducono un tratto intrinseco di modernità che consente la sovversione delle categorie sociali e culturali, dei fattori spazio e tempo attingendo a metaforiche ed immaginarie passeggiate nel futuro in cui risuonano valori saldi per la società come pacifismo, uguaglianza, etica e salvaguardia della natura. Nel nostro tempo, queste scrittici esplorano la sessualità, affrontano la tematica dell’affermazione femminile in una società prona al maschilismo, sfruttando la fantascienza distopica dal linguaggio nuovo e prorompente che aiuta a superare i taboo generazionali e culturali.
La fantascienza nasce donna e continua ad esserlo per l’inventiva, l’originalità e la destrezza dei contenuti che consentono di inserirla in uno spazio libero e aperto alle interrogazioni critiche e costruttive per riscrivere ed analizzare il mondo reale. Uno strumento di ridefinizione della identità e del ruolo femminile attraverso una visione seppur alterata ma che affonda nella vera identità di donna, nel suo copro e nella sua anima. Non a caso il genere fantascientifico, connubio ideale tra concreto, che vuol dire scienza e fantasioso.
Dunque, la scienza è donna, non perché sia scritto in un racconto ma dal momento che la ricerca scientifica attinge alle figure femminili. Il soggetto che fa da collante ai racconti fantascientifici è lo spazio. Eppure, la conquista dello spazio è rosa. Ricorre negli stessi anni dell’affermazione del genere fantascientifico, l’inizio di emancipazione culturale delle donne nella scienza, conquistata con caparbietà e sapienza.
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni
Classe ‘96, laureata in Biologia all’UniCAL, è rappresentante di dipartimento. Sognatrice dalla vena poetica, racconta il mondo con fotografie e testi. Ama perdersi nei tramonti, cieli immensi: lì dove è lecito allontanarsi dalla realtà.