Canta la malinconia rimanendo tra le cosce: MOEH si racconta con la sua musica

Giovane, cosentino e malinconico Simone De Marco in arte MOEH è online con il suo nuovo singolo Cosce 🙁 presente sulle piattaforme digitali. Il tratto leggero, la voce soffusa, le parole cantate all’orecchio hanno l’energia di chi ha fatto della musica il proprio mezzo d’espressione. MOEH canta le sue sensazioni saltellando trai pensieri e desideri. Lo fa con la spregiudicatezza dei suoi giovani anni, rappresentando una generazione malinconica in continua lotta con i sentimenti di inadeguatezza e mancanza di qualcosa che ancora non si è vissuto. Ho incontrato Simone per farmi raccontare Cosce ed i suoi futuri progetti artistici.

Hai scelto di fare il cantautore, quanto è dura? Quando hai intrapreso questo percorso?

È dura perché ancora si pensa che la musica sia la seconda scelta. Tu lavori e poi per diletto fai musica. Per me non è così. Io ho frequentato la ragioneria e poi mi ero iscritto al DAMS ma sentivo che la strada non era questa. Ho mollato tutto ed ho iniziato a studiare nella accademia JUL – Music & Dance Academy e con molti sacrifici ho conseguito il diploma in canto moderno ed oggi continuo gli studi sia in tecnica vocale che teoria musicale. Sono convinto che questa sia la mia strada. Non voglio più tenere per me i pezzi che scrivo, chiusi nella mia stanzetta. Ho fatto e continuo a fare tanti sacrifici per mantenere il mio sogno. Lavoro ma nella testa so che il mio guadagno ha il solo fine di essere impiegato tutto in quello che davvero mi rende felice: fare musica.

Perché per tanto tempo hai tenuto nella stanza la tua musica?

Sapevo di non essere una cima a cantare. Ma la musica era una cosa che mi appassionava tanto. Anche il fatto di scrivere cose mie personali che erano lo specchio di situazioni che osservava, emozioni e sensazioni che provato. Quindi, avevo anche paura a mostrarmi. Sono sempre stato introverso e chiuso. L’accademia mi ha fatto prendere consapevolezza del fatto che lavorando avrei potuto raggiungere dei risultati e soprattutto avrei acquisito il coraggio necessario a farmi ascoltare da qualcuno. Lato scrittura, i testi raccolgono le parole che non riesco a dire a voce. Attraverso la musica posso dire quello che voglio.

I testi sono di tuo pugno e la musica?

Scrivo testi e dopo li accompagno musicalmente. Proprio perché sono mie produzioni, i primi sono chitarra e voce. Poi ho visto che ho interessi ed influenze di diversi generi musicali. Chitarra e voce mi trascinava solo nella composizione su genere Indie-Pop, invece a me piace sperimentare. Ho iniziato a lavorare con produttori e fare qualche altro genere come rap, hip-hop. Quello che voglio dire lo dico ugualmente magari usando più parole nel rap; nell’indie-pop uso la melodia. L’importante è il messaggio. Non voglio essere etichettato in un solo genere perché mi piace sperimentare.

Ti definisci un cantautore malinconico anche nel nuovo singolo Cosce 🙁 ma, non è solo questo. Giusto?

Sì. C’è la malinconia, ci sono i cieli grigi. C’è il mood di pioggia, tristezza che mi rivedo e mi fa stare bene anche se contradditorio. Scrivere questo mi rende quasi felice perché quando scrivo in queste situazioni cupe riesco ad osservare meglio la quotidianità e vedere ciò che mi sfugge. Cosce 🙁 è il risultato di sensazioni e stati d’animo che stavo vivendo. Quando scrivo parto da alcune immagini. In quel momento rivedevo e rivivevo la situazione di non farmi scappare e da qui è uscito ‘chiudimi tra le cosce’. Tutto parte da lì e poi è un mix tra passato e presente. Tra la voglia di andare avanti, fare conoscenze, relazionarmi con amici, famiglia e al contempo sentirmi sempre intrappolato nel passato forse per la paura di non riuscire a rivivere alcune sensazioni che nel mio passato ho idealizzato in un momento sereno.

Sono quindi rappresentazione di ricordi?

Quando scrivo non ci penso perché ho fissa l’immagine in testa. Scrivo senza pensare. Quando poi mi riascolto, sento il brano composto da musica e parole allora è lì che scatta il ricordo del momento felice. Cosce è un testo di tante immagini sconnesse che sono proprio il frutto di ciò che io vedo mentre scrivo. Nella mia testa ognuna è incastrata nel modo giusto e forse chi ascolta il brano riesce poi, alla fine, a trovare il filo che le lega.

Questo è stato un brano di esordio.

Esatto. La prima volta che l’ho fatto ascoltare è stato in chitarra e voce all’apertura del concerto di Cimini nel 2021, data cosentina del Karaoke Tour presso il Mood Social Club di Rende. Wow! Il mio brano è piaciuto subito. In realtà, l’unica a sentirlo per prima è stata Ada che cito nel testo. Le era tanto piaciuto e allora ho deciso che fosse l’ora di farlo sentire a tutti.

Cosce è disponibile sulle piattaforme digitali. È una versione che manca della ‘chitarra e voce’ con cui hai esordito. Quanto di bello c’è nella nuova versione e cosa manca della vecchia?

<< Adesso il brano è bello perché si avvicina, come genere, anche a quegli ascoltatori meno malinconici. Però chitarra e voce è molto intimo. Dà valore maggiore alle parole del testo. È in programma di pubblicare anche questa versione >>.

Quali sono i prossimi progetti di MOEH?

Sicuramente, nuovi brani. Alcuni sono già pronti. Ho bisogno di farli uscire, ascoltare perché una volta scritti devo lasciarli andare. Non devono restare legati a me.

Sei pronto per fare uscire più brani e non solo un singolo?

Sì. Ho diverse storie da voler raccontare e come ho detto, riesco ad esprimermi solo attraverso la musica. Un album, un LP potrebbe essere la chiave per raccogliere i diversi generi musicali che sto sperimentando. Mi avvicinerei a più persone: quelle che ascoltano rap, le malinconiche con l’indie, hip hop. Racchiuderebbe diverse immagini.

Nella tua avventura di cantautorato sei affiancato dai giovani del progetto Cromosomi, musica e non solo. Made in Calabria, curano l’ufficio stampa, i social e promuovono astri nascenti del panorama artistico italiano. Come è nato il sodalizio e il feeling tra di voi?

Tutto è nato inizio da conoscenze indirette. Un mio amico conosceva Claudia – la founder – e da lì ho conosciuto Francesco – chief editor -. Io volevo fare un passo avanti. Avevo fatto uscire i primi brani ma rimanevo sempre nella cerchia ristretta dei miei amici. Volevo fare ‘le cose fatte bene’ quindi c’era bisogno di un ufficio stampa. Con loro si è stabilito un vero rapporto di amicizia. Sono entrati nella mia quotidianità. Come loro anche tutta la cerchia di persone che collaborano con me, che credono e supportano il mio progetto artistico. Questo è importante. Sono partito da solo, nella mia stanzetta strimpellando. Non credevo di poterci riuscire ma, avevo il bisogno di cantare e raccontare. Ora col supporto di tutti loro, col mio studio ed impegno in accademia ho realizzato il sogno che in realtà è solo l’inizio dell’avventura. Sono stati tanti piccoli passi. Ho imparato che saper procedere con calma, studiare e pazientare sono la chiave vincente per rendere possibile l’impossibile.


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni