Da COVID-19, al riscaldamento globale, passando per i paradisi fiscali, non ha più senso parlare di federalismi e divisioni: è tempo di unità.
COVID-19 ci ha mostrato le difficoltà causate da un mondo diviso. Un problema come l’epidemia di COVID-19 in Cina era anche un nostro problema. Il mondo è rimasto a guardare fin quando non è stato colpito a sua volta. Il paradosso è che nemmeno adesso si riesce a trovare l’unità. Si litiga in UE, tra regioni, tra alleati. E purtroppo ci sono moltissime altre sfide che sono al varco e che dobbiamo affrontare insieme. Cambiamenti climatici, iper-resistenza agli antibiotici dei batteri, sfruttamento di risorse, etc. Questi problemi ci riguardano e non possiamo risolvervi soltanto col virtuosismo di una regione.
Capiremo, finalmente, che dobbiamo unirci ancora di più invece che parlare di federalismo e divisioni?
Ad esempio, dallo scoppio dell’epidemia in Cina, l’Unione Europea ha agito in modo poco compatto, con i risultati disastrosi che abbiamo visto. L’Italia, ha bloccato i voli da e verso la Cina, effettuando anche dei controlli per febbre ai passeggeri negli aeroporti. Questo, però, non è stato effettuato anche dagli altri stati Europei, permettendo quindi che i passeggeri potessero arrivare in Italia facendo scalo in qualche altra città. Pertanto, era impossibile seguire e tracciare le persone arrivate in Italia da zone a rischio.
Che senso ha avuto rispondere in modo così disorganizzato?
Forse anche per questo motivo l’epidemia è arrivata in Italia. In realtà, nel nord Italia, quello produttivo e dove “risiede” la maggior parte del PIL italiano. Lo stesso nord, Lombardia e Veneto, che aveva votato mesi fa per il referendum per essere più autonomi. Purtroppo, l’epidemia ha colpito più persone di quante immaginassimo e volessimo, ed anche una regione virtuosa dal punto di vista dei posti letto come la Lombardia ha dovuto chiedere aiuto al sud. Perché il punto principale dell’essere uniti o di essere una nazione è proprio questo: aiutare e condividere non è un vantaggio solo per chi lo riceve, ma per ognuno che farà parte dell’unione. Pensate all’evento più importante di Milano degli ultimi anni: l’Expo sul cibo. È stato realizzato coi soldi di un’intera nazione su un argomento, il cibo italiano, che sono caratteristici di un’intera nazione.
Quando si hanno obiettivi in comune, l’unione è un vantaggio per tutti.
E quando parlo di restare uniti, non parlo solamente a livello nazionale, bensì internazionale. Abbiamo ricevuto alcuni aiuti, che è doveroso sottolineare. Ad esempio, l’aiuto dei posti letto offerto dalla Germania e l’invio di dottori anche dalla piccola Albania.
E proprio l’Albania dimostra il punto a cui voglio arrivare. L’Albania è una nazione relativamente piccola e che ha attraversato recentemente periodi storici molto difficili. Dare una mano, per loro, è fare un grosso sacrificio. Il motivo principale per cui lo fanno è perché sanno che è meglio andare insieme, verso la stessa direzione, che non separati. Oggi, forse, ci perderanno. Ma in futuro avranno soltanto da guadagnarci. Invece, l’UE non riesce a trovare una soluzione che vada bene a tutti. Si litiga, si litiga per i soldi. In un momento come questo, in cui i soldi forse non hanno importanza, non si riesce a trovare una soluzione comune. Perché, parliamoci chiaro, i problemi e gli obiettivi italiani, europei e mondiali non si fermeranno di certo una volta risolta l’epidemia COVID-19.
Ad esempio, i cambiamenti climatici ed inquinamento. Pensate che una regione, nazione o comunque un continente, da soli, possano arrestare questo problema? Vi sbagliate. Se interi continenti continueranno a bruciare risorse, inquinare e non rispettare le direttive, allora gli sforzi che le altre nazioni stanno facendo andranno vanificati.
Discorsi simili possiamo farli per i diritti umani e dei lavoratori, oppure per le tasse. Come facciamo a proteggere la nostra cultura ed i nostri diritti se alla fine importiamo prodotti “made in paradiso fiscale”? Anche le nostre aziende, che mantengono la produzione in Italia/Europa, devono competete con multinazionali, che probabilmente producono a basso costo del lavoro e pagano le tasse dove costa meno, anche all’interno della stessa UE.
La frase “L’unione fa la forza” è un dato di fatto, non solo un modo di dire.
Ci sono teorie economiche e matematiche che spiegano quanto sia forte una risposta comune. E son sicuro che anche i nostri nipotini capirebbero l’importanza di restare uniti, senza scomodare i premi Nobel. Gli stessi nipoti, i quali, fra decenni erediteranno il mondo che oggi stiamo costruendo.
Se sarà un mondo unito o distrutto, lo stiamo decidendo oggi.
Approfondimento di un articolo pubblicato sul Quotidiano del Sud – l’Altravoce dell’Italia di lunedì 30/03/2020