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Un gruppo di adolescenti ci spiega “il ballo della vita”

Intervista a Patrizia De Rossi, autrice del volume dedicato ai Maneskin, la band italiana del momento

La scrittrice Patrizia De Rossi è stata la prima in Italia ad occuparsi del fenomeno musicale dei Maneskin, pubblicando nell’aprile 2022 “Maneskin Italian Rock 2.0: fenomenologia del gruppo che ha conquistato il mondo”, con la casa editrice Diarkos.  Il libro ci ha dato lo spunto per effettuare una piacevole chiacchierata con l’autrice stessa.

Partendo dall’inizio, qual è il significato del nome Maneskin?

«Il nome Maneskin è un omaggio alla nazionalità danese della madre di Victoria, letteralmente significa “Chiaro di Luna”. Non ha un impatto diretto sui testi del gruppo a meno che non si tenga in debito conto il lato romantico di alcune delle loro canzoni».

Marlena (Torna a casa) e Coraline sono due pezzi nei quali si può cogliere questo aspetto romantico. Quali sono le possibili analogie?

 «Marlena e Coraline, sono due muse ispiratrici del messaggio dei Maneskin. Marlena e Coraline però possono essere viste come due sorelle o due amiche ma anche come due aspetti della personalità di una stessa persona, che cercano di portare nel mondo i loro problemi, i loro drammi interiori. In queste due canzoni si riflettono quelle che sono le difficoltà anche comunicative dei ragazzi di oggi. I Maneskin raccontano sé stessi e con questo tentativo riescono a raccontare la vita di tutti».

Compiendo un salto in avanti, il 20 gennaio scorso è stato pubblicato “Rush!”: qual è il suo brano preferito di questo album?

«Rush! si compone di 17 brani, è difficile trovarne uno che sia in assoluto il migliore. Dal mio punto di vista Gossip, realizzato con Tom Morello (suonato anche sul palco dell’Ariston) che è un chitarrista di caratura eccezionale – Tom Morello è un marziano della musica rock – è il brano che rappresenta meglio il momento che loro stanno attraversando».

Cosa intende allora per “il momento che stanno attraversando”?

«I Maneskin, ora, sono al centro di un sogno. Come dicevo hanno avuto in questo brano la collaborazione del chitarrista di Tom Morello, Thomas si è ritrovato a casa di Madonna, hanno conosciuto Paul McCartney. Cosa ci può essere di meglio per un gruppo rock?».

In questo contesto roseo come si collocano e che impatto possono avere la mancata vittoria ai Grammy Awards e la bocciatura di Pitchfork che ha detto “Roma non è la patria del rock”?

«I Maneskin sono una band giovanissima, hanno tutto il tempo di vincere qualsiasi altro premio essi vogliano. Le parole di Pitchfork, invece, sono fuori luogo, perché la patria del rock non è l’Europa e questo lo sappiamo ma anche qui e anche a Roma si può fare musica di altissimo livello come quella suonata dai Maneskin».

Come giudica lei il chiacchierato matrimonio avvenuto per l’uscita di Rush!?

«Il matrimonio celebrato da Alessandro Michele, ex direttore creativo di Gucci, fa parte anch’esso del contesto in cui i Maneskin esprimono la loro musica. Lo stile ricercato con la presenza di abiti ed accessori di lusso durante questa festa non è nient’altro che stare al passo con i tempi dello showbiz contemporaneo. Il rock si è evoluto e loro incarnano questa evoluzione. Non deve né stupire, né scandalizzare poiché si tratta dello stare al passo con i tempi divertendosi e loro ci riescono alla grande».

Patrizia De Rossi

Qual è, secondo lei, il segreto del loro successo?

«I Maneskin sono riusciti a sfondare grazie alla loro costanza e abnegazione. Loro studiano molto, provano molto, curano maniacalmente i dettagli delle loro canzoni. Loro hanno ben chiara la differenza tra vita e spettacolo. Sul palco mettono il frutto del loro impegno e ciò li ha portati nel 2021 ad aprire il concerto dei RollingStones a Las Vegas, non in un palazzetto da 1.000 persone ma in uno stadio da 40.000, se non sei bravo davvero e ti impegni molto a vent’anni non lo fai. Questa empatia tra chi sta sopra e chi sotto al palco è il segreto del loro successo».

C’è secondo lei un filo conduttore nelle sue opere e quindi un legame tra Ligabue, Patti Smith, Bruce Springsteen e i Maneskin?

«Oddio, domanda un po’ complicata. Sicuramente c’è un legame forte tra Patti Smith e Bruce Springsteen, basti pensare a “Because the night”, scritto da Springsteen, inviato a Patti Smith, che vi ha aggiunto delle cose prima della successiva pubblicazione. Ancora il Boss ha portato nei suoi testi la provincia americana e Ligabue è stato il primo a portare la provincia italiana nelle sue canzoni. I Maneskin possono essere considerati se non i figli, i nipoti di questo modo di fare rock».

Possiamo dire che il modo di fare rock dei Maneskin sia il loro “senso della vita”?

«Possiamo dire che divertirsi sul palco svolgendo il proprio lavoro sia, per loro e per tutti, il ballo della vita».


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni