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TikTok e l’insostenibile leggerezza del trend: da Povero Gabbiano a “Manuè, e comu iamu”

Iniziamo con qualche premessa da veri boomer. I social network, soprattutto durante e dopo la lunga “bolla” della pandemia, hanno invaso sempre più profondamente le nostre vite, evolvendosi per assecondare sartorialmente le esigenze del pubblico e per offrire ogni giorno nuovi accattivanti stimoli, soprattutto ai giovanissimi. Tramontata l’egemonia monopolistica di Facebook, il web offre ormai un caleidoscopico ventaglio di reti sociali, che vanno specializzandosi e differenziandosi per rispondere a specifiche necessità degli utenti: Instagram, Twitter, Linkedin, Youtube, ma anche Flickr, Pinterest, gli stessi Telegram e Whatsapp. E sì, pure quello con l’icona della fiamma.

I social muovono oggi non soltanto i rapporti interpersonali, ma il flusso quotidiano dell’informazione, veicolando contenuti di ogni tipo, in ogni luogo e in ogni momento. Persino nel drammatico teatro del conflitto bellico in Ucraina, parte dell’informazione pubblica anche istituzionale è passata attraverso tweet, post e dichiarazioni sui social, aprendo una nuova arena di discussione e confronto. Tra l’altro, una parte non marginale dell’opinione pubblica ha ormai abbandonato i mass media tradizionali e utilizza proprio i social come principale fonte di informazioni.

Quanto all’intrattenimento, la televisione è stata definitivamente detronizzata e finisce per “subire” le mode, i trend e i giochi nati sui social. Dal Fantasanremo a Povero Gabbiano, il gusto si impone sul web e passa soltanto di riflesso attraverso lo schermo televisivo, costretto a fare i conti con questa indomabile “democrazia diretta” del grande pubblico.

L’app del momento, soprattutto tra i giovanissimi, è TikTok, che si basa essenzialmente sulla condivisione di video e coinvolge un numero di utenti mostruoso (più di un milione già nel 2021). Se Facebook è pensato per contenuti complessi e testi, Instagram per fotografie e “storie”, Linkedin per sfavillanti autoelogi curriculari, TikTok porta al centro video e musica, relegando la parola scritta nelle didascalie (ammesso che qualcuno le legga).

TikTok è poi anche il social più fluido in assoluto, in cui mode e “trend” viaggiano a velocità ultrasoniche: nascono per caso, durando da pochi minuti a diverse settimane in base al cosiddetto effetto rete, ossia alla spontanea ricezione e condivisione degli utenti. In questa cornice, c’è chi ha poi fatto della creazione di contenuti un vero e proprio lavoro a tempo pieno, come dimostra anche l’esperienza delle collab house. Ma ci sono anche ragazzi “qualunque” che si raccontano, condividendo le proprie esperienze e lanciando a volte richieste di aiuto e di comprensione.

Tra i Tiktoker calabresi oggi sulla cresta dell’onda c’è Saverio Riccelli, che ha conquistato il web con le sue caprette: Pasquale il brizzolato, Giovanni, Petruzz, ma soprattutto Manuele, “travestito” prima da soldato con l’elmetto “preparato pe a guerr, tena pur u fucile” poi da benzinaio durante il caro carburanti. Si sviluppa così un intrattenimento che cavalca le breaking news per farne contents virali.

La deriva verso TikTok testimonia proprio una precisa traiettoria dell’interesse del pubblico verso contenuti più leggeri e immediati, con un aumento esponenziale della domanda di intrattenimento, captata anche dalla televisione con i nuovi palinsesti della prime time, in cui si moltiplicano reality e “trash” show. E questa sì, è una conclusione da vero boomer.

Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni