Rolling in the deep: il ritorno dei pattini a rotelle tra TikTok e BLM

Li vediamo sfrecciare da mesi per le strade e sui social, decorati con colori accesi a contrasto, a volte brillantini e guidati con estrema sicurezza. No, non sto parlando dei monopattini elettrici che ultimamente dominano la cronaca, certo non per il modo in cui sono decorati, ma per il pericolo che costituiscono, specie in assenza di normative che regolino il modo in cui circolano per le strade. A essere tornati prepotentemente di moda sono, infatti, i rollerblade o pattini a rotelle, nella versione squad e di linea, protagonisti di evoluzioni e acrobazie per strada e sui social, soprattutto Instagram e TikTok. I video sotto l’hashtag rollerblade o rollerskate raggiungono infatti oltre le quattro milioni di visualizzazioni e diventano anche occasione di confronto culturale e politico.

Il ritorno di questo passatempo che spopolava soprattutto intorno agli anni Ottanta era stato in parte annunciato dal ritorno a una estetica vintage, che ha permesso alle nuove generazioni di riscoprire gli oggetti e prodotti della cultura pop degli anni passati, il cui picco di interesse è da ricondurre al successo della prima stagione di Stranger Things nel 2016. In seguito, sono stati gradualmente inseriti nei recenti prodotti commerciali indirizzati alla cosiddetta Gen Z, come la serie televisiva Euphoria e il film su Harley Quinn, Birds of Prey. Nessuna sorpresa quindi che siano tornati alla ribalta proprio in un momento storico in cui, con le restrizioni dovute al Coronavirus, il distanziamento sociale e la sospensione di attività sportive di squadra e di eventi di grande portata – come le Olimpiadi e la Champion’s League – i giovani orientassero i loro interessi atletici verso passatempi che non costituissero un problema per l’incolumità generale e conciliassero il bisogno di svagarsi in leggerezza all’aria aperta.

La viralità mediatica è poi stata raggiunta soprattutto grazie a Tiktok, il social che più ha dominato questi mesi di quarantena, e i video-tutorial lanciati da skater professionisti, che grazie ai loro contenuti hanno ispirato milioni di utenti ad approcciare questo sport, che ha anche il grande pregio di poter essere praticato ovunque, senza bisogno di campi appositi o palestre chiuse.

A confermare questo ritorno è il direttore marketing della Rollerblade, la stessa azienda che lanciò il trend nel 1980. Secondo Tom Hyser, le vendite dei pattini a partire da aprile, ossia il mese in cui sono iniziate le restrizioni sociali negli Stati Uniti, sono aumentate del trecento percento. Tuttavia, la comunità nera statunitense è reticente ad attribuire questo ritorno a una moda come un’altra, nella maggior parte dei casi portata alla ribalta dai bianchi.

Queste ultime settimane di proteste del movimento Black Lives Matter, infatti, sono diventate occasione di arricchimento e dibattito anche dal punto di vista storico e culturale. Al di là delle secchiate di vernice contro statue di colonialisti, l’occasione si è fatta propizia per approfondire la conoscenza della Black History, ossia la storia vista dal punto di vista della comunità afroamericana, come un prolungamento del Black History Month, il mese che gli Stati Uniti designano ogni anno per sensibilizzare su tematiche legate alla razza, le discriminazioni e, in generale, le minoranze. Ciò che è quindi emerso con il ritorno dei pattini a rotelle, è che in realtà per la comunità nera non sono mai “tornati”, ma ci sono sempre stati, costituendo un’importanza rilevante per la Black culture, non solo nel ruolo di affermazione della propria identità, ma anche per creare contesti di militanza politica.

Il problema riguardo la tendenza a fare “whitewashing” (ossia l’azione dei bianchi di appropriarsi e riadattare una tendenza o attività che è parte della cultura nera) del rollerskating era stato già denunciato nel 2019 dal documentario “United Skates”, che mostrava lo stretto legame tra l’attività sportiva e il movimento per i diritti civili, difesi da generazioni di pattinatori neri. Pare infatti che durante gli anni della segregazione fosse stato prima impedito ai neri di pattinare, per poi in seguito designare degli spazi specifici per loro. Furono poi le proteste e i boicottaggi a rendere i parchi per lo skate più inclusivi, fino a renderli teatro di trasformazioni culturali: la nascita dell’hip hop fu possibile grazie alle piste di pattinaggio, unico luogo in cui i rapper potevano esibirsi quando gli era proibito farlo altrove.

A fare un ulteriore approfondimento sul ruolo dei pattini nel movimento è Toni Bravo, un ventenne californiano che su TikTok approfondisce proprio il legame storico e culturale tra i rollerblade e la comunità nera, reso ancora più evidente dalla scelta dei manifestanti del movimento BLM di indossarli per fuggire più velocemente dalle azioni repressive della polizia e mostrare più agilmente i cartelli con i messaggi di protesta.

Per concludere, quindi, sembra che come ogni attività sportiva che abbia un certo impatto, si possa attribuire uno spessore culturale anche a questa semplice attività d’intrattenimento che da aprile domina i piedi dei più impavidi e i social di noi tutti, aggiungendo alla leggerezza, un’ulteriore occasione di arricchimento e confronto.

Articolo già pubblicato su Il Quotidiano del Sud – l’Altravoce dei Ventenni il 24/08/2020

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Chiara Allevato
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Nasce a Cosenza nel 1993. Laureata in Scienze Politiche, convive con una memoria straordinaria per fatti assolutamente irrilevanti. Da brava millennial, ha un account attivo su ogni social, ma il suo preferito rimane Twitter.