Trivelle referendum
Il referendum sulle trivelle e la discussione che è nata.

Referendum, dalla trivella alla brace

In questi giorni si sta discutendo dell’imminente referendum sulle trivelle. Un referendum sostanzialmente inutile ma che sta creando grandi discussioni. Purtroppo, a differenza di quello che si sperava, le discussioni non sono per nulla costruttive.
Andiamo per gradi.

Il referendum

Il referendum del 17 aprile sulle trivelle

Gli idrocarburi, in particolare gas e petrolio, sono la fonte principale di energia. Almeno in Italia, dove il nucleare è proibito e le fonti rinnovabili non sono per nulla sufficienti.
Dove prendiamo gli idrocarburi?
Beh, sono soprattutto importati da altri paesi, oppure da quei pochi giacimenti che abbiamo, tra cui alcuni si trovano nelle nostre coste. Potete approfondire qui.
Ciò ha favorito la nascita di compagnie energetiche che hanno chiesto, anni fa, di poter estrarre per noi i nostri idrocarburi, perforando i fondali con le trivelle ed estraendo il contenuto tramite piattaforme. Ovviamente, le società pagano una tassa a seconda della quantità di idrocarburo estratto.

Le concessioni già rilasciate durano 30 anni ed attualmente non è più possibile trivellare al fine di costruire nuove piattaforme entro 12 miglia dalla costa.
Alcune piattaforme potrebbero non essere in grado di estrarre tutto il contenuto entro i 30 anni previsti dalla concessione e vorrebbero prolungarla al fine di estrarre il massimo da un giacimento.

Sulla carta, lo scopo del referendum è impedire che queste società possano estrarre tutto il contenuto del giacimento, qualora non ci fossero riuscite nei precedenti 30anni.

A questo punto, la domanda che dovreste farvi è:

Stiamo davvero facendo un referendum per decidere se qualche azienda può estrarre per un po’ di più gli idrocarburi, dopo che ormai ha già trivellato, costruito un impianto ed estratto gas dai fondali per 30 anni?

A prescindere da quello che vogliono farvi credere ambo le parti (qui un riassunto di quello che vogliono dire), il referendum non ha nulla a che fare con gas, energia, fondali ed ambiente. Il referendum ha una valenza prettamente politica.

Infatti, qualunque cosa voterete, cambierà poco o nulla.

I SI chiedono il voto per la salute delle nostre coste, che pero’ sono state già massacrate, trivellate e prosciugate da tanti impianti per 30 anni. In caso di sconfitta del referendum, saranno pochi gli impianti che davvero avranno bisogno di una proroga. Inoltre, il prolungamento della concessione potrebbe essere breve rispetto ai 30 anni già concessi. Sono già vietate nuove trivellazioni e piattaforme entro le 12 miglia. E se anche fosse solo l’estrazione il problema, il più è ormai già stato fatto.

I NO vogliono che NON andiate a votare per impedire grosse ricadute economiche/energetiche.
No, non le avremo. Come detto in precedenza, in 30 anni gli impianti interessati avranno già estratto la maggior parte delle risorse disponibili. Non andremo in crisi per così poco.

Per cosa stiamo votando, allora?

In pratica, il voto è politico: è il governo contro le opposizioni, lo stato contro le regioni (qui, qui e qui ne parlano).
Volete sapere cosa votare? Allora lasciate stare trivelle ed economia: ragionate esclusivamente in termini politici.

La parte migliore, come al solito, è la discussione che questo referendum sta creando tra gli italiani.

La discussione

Questo referendum non è riuscito a dar vita a costruttive discussioni sul futuro energetico del paese.

Gli italiani si scoprono essere un popolo ecologista. Noi non vogliamo il petrolio puzzolente, né tantomeno trivelle o piattaforme sulle coste.

Che siano gli altri a farlo, noi compreremo gli idrocarburi da loro.
Come al solito.

Perché in Italia, l’importante è l’apparenza.

L’Italia è contraria all’energia nucleare.
Preferiamo comprarla a caro prezzo, dai nostri vicini che la producono a pochi km da noi. Questo vuol dire che un disastro nucleare ci colpirebbe comunque.
(Almeno l’8% dell’energia che usiamo è nucleare)

L’Italia ripudia la guerra.
Non ci piace combattere, preferiamo aiutare gli altri ad ammazzarsi. Vendiamo le armi, diamo supporto aereo, insegniamo agli indigeni a combattere. Basta che non muoia un soldato italiano, se poi a causa nostra muoiono migliaia di civili stranieri, chi se ne frega (un esempio recente è qui).

L’Italia non sperpera soldi in ricerca (animale).
L’Italia investe pochissimo nella ricerca ed è risaputo. Inoltre, i recenti movimenti (ad esempio questo, contro la ricerca animale) non fanno che screditare ancor di più i ricercatori (in questo caso, biomedici) descritti come dei macellai. L’opinione pubblica non vede la ricerca come un’opportunità né i ricercatori come salvatori della patria.
Però l’Italia finanzia direttamente i fondi europei per la ricerca, che premiano gli istituti stranieri più equipaggiati dei nostri, che utilizzano i nostri ricercatori (istruiti coi fondi delle nostre università) per produrre farmaci che noi compriamo (vedi lo scandalo dei fondi ERC).

Potrei andare avanti con tantissimi altri esempi ma tutti nascondono lo stesso problema.
Ovviamente, non è bello trivellare le coste, bruciare rifiuti, fare esperimenti su animali, combattere, etc… etc…
Ci mancherebbe! Guai a pensare il contrario.
Ma pagare altri perché lo facciano per noi, non cambia le cose. Gli animali saranno comunque utilizzati, il gas estratto, i rifiuti bruciati, i civili uccisi.

Una dieta non funziona se invece di ingozzarci con le nostre mani chiediamo ad un altro di imboccarci. Se vogliamo dimagrire, dobbiamo iniziare a fare sacrifici veri e diminuire l’apporto calorico in tutti i pasti, un po’ alla volta, ogni giorno.

Ecco quindi la soluzione.

L’Italia è contraria all’energia nucleare? Bene, è una scelta condivisibile.
Ma cambiare dall’oggi al domani ha un costo. Dobbiamo spendere più soldi per importare energia ed altrettanti per smantellare le centrali.
Avremmo potuto usare i soldi necessari al cambiamento per costruire sin da subito nuove centrali rinnovabili, senza importare energia e senza smantellare l’impianto energetico nazionale in pochi giorni.
Ci avremmo messo molti più anni, ma a quest’ora ci saremmo davvero liberati dell’energia nucleare, senza doverla importare, costruendo nuove centrali di energia rinnovabile.

Lo stesso principio può e deve essere applicato per ogni altra problematica morale.
Finanziare altri per fare la ricerca animale è semplicemente stupido. Investiamo nella ricerca Italiana, dove gli standard per la ricerca sugli animali sono probabilmente i più rigidi al mondo. Questo è il modo migliore per assicurarci che gli animali siano trattati umanamente, non lasciando fare ricerca agli altri.

L’Italia e gli italiani hanno delle necessità ma anche una forte coscienza. E questo è un bene.
Dobbiamo però essere pronti ad assumerci la responsabilità delle nostre scelte morali. Non basta compiere dei sacrifici ma dobbiamo farci guidare da una saggia coscienza invece che da una deleteria ipocrisia.

Rocco Stirparo
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Calabrese, classe 88. Amante degli esempi, è un ricercatore di dettagli, ma spesso perde di vista la sostanza. Parla di tecnologia, politica, cucina e tante altre cose su cui non è affatto preparato. Ha un PhD e sviluppa startup per lavoro.