Siamo davvero sicuri che un giovane studente che ha appena concluso il percorso di studi sia consapevole della offerta post-laurea o semplicemente sia solo in grado di avvertire il senso di disorientamento e solitudine?
Prendiamo il caso delle università italiane. Accedendo ai siti consultabili online svettano le schermate di riferimento agli “Orientamento: in ingresso; in itinere; in uscita”. Molto accattivanti e promettenti, un tripudio di informazioni flash e di colori sgargianti che lanciano messaggi provocatori ai lettori con l’intendo, quasi sempre raggiunto, di spingere l’ingenuo studente a intraprendere un percorso di studio piuttosto che l’altro. È vero anche che, nei primi approcci universitari, i giovani sono poco attenti alle offerte formative dei corsi didattici che vengono dichiarate dai dipartimenti, sottolineando l’inesperienza di tanti che affidano a poche, auliche righe la scelta del loro stesso futuro. Non a caso, di anno in anno, sono consultabili guide ai corsi di laurea fornite dalle stesse università come anche giornate dedicate alla conoscenza dei programmi, dei laboratori didattici ove risuona la frase: “trascorrerete e porrete le basi per il vostro futuro”. Insomma, una vera vetrina espositiva allestita al meglio per l’occasione.
Tutto ciò è in linea con le direttive del MIUR, che ha pubblicato nell’ottobre 2018 alcune linee guida nelle quali si invitano gli Atenei a presentare il proprio Piano di Orientamento e Tutorato (POT), un documento attraverso cui sono definiti i servizi che le Università mettono a disposizione degli studenti per integrare e sostenere l’acquisizione delle competenze di orientamento nell’ottica di accompagnare i giovani nella stesura del progetto formativo per il proprio futuro. Per tale impegno, il Miur ha stanziato fondi strategici che coinvolgono anche un’ampia rete di enti, stakeholder e soggetti del territorio invitati a sostenere questa attività.
Sorge però un interrogativo: sarà reale questo interessamento al monitoraggio e affiancamento del percorso formativo scelto da ciascun ventenne? La risposta richiederebbe una attenta analisi ed interrogazione di entrambi le parti coinvolte. Ad oggi quella che possiamo offrire è l’accorata voce degli studenti che sono amareggiati dal sentirsi soli nei momenti più importanti della scelta, prosecuzione e realizzazione dei propri progetti. Occorre spendere un pensiero positivo per l’orientamento in ingresso che sembra ottenere largo consenso da parte delle nuove matricole. Il lavoro svolto dalle segreterie e, soprattutto, dalle associazioni universitarie sembra che sia in grado di fornire alle nuove generazioni l’assistenza necessaria al riconoscimento dell’ideale corso di studi e alle tappe fondamentali per l’iscrizione nel mondo universitario.
I problemi sorgono dopo. Il malcontento si rileva soprattutto nei percorsi di orientamento in itinere e post-laurea: sono carenti le attività di introduzione degli studenti al mondo del lavoro e mancano gli incontri con le parti sociali, le aziende pubbliche e private. Di rado si hanno occasioni di “Job Meeting” e spesso è difficile accaparrarsi le prenotazioni per parteciparvi perché le giornate vengono sponsorizzare a ridosso dei termini ultimi per presentare domanda e\o i posti sono terminati ancora prima dell’apertura alla ‘libera’ partecipazione. Inoltre, quelle poche occasioni sono offerte allo studente nei periodi più intricati del percorso universitario, durante il quale si trova ad affrontare colloqui, interrogazioni per i quali è richiesta una formazione adeguata che non viene fornita, a cui si cerca di far fronte con metodi ‘fai da te’ che rendono ancora più esasperante il buon esito della prova.
Ecco, quindi, che riemergono alla mente dello studente le tante promesse e offerte ricevute al momento dell’iscrizione e nel corso delle giornate di promozione dei percorsi universitari iniziate sin dagli ultimi anni di scuola, piene di enfasi, sogni e speranze. Con tenacia si consultano i siti online, si prendono appuntamenti – se reperibili – con i delegati all’orientamento, si studiano documenti e si preparano piani B, insomma, ci si rimbocca le maniche ricercando un diritto dapprima svenduto e che ha poi assunto l’umiliante forma del “se, per piacere”.
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni