Anche a New York, una delle metropoli più grandi (e caotiche) al mondo, ci sono storie di persone e famiglie che finiscono per intrecciarsi indissolubilmente con la storia dei vari quartieri in cui prendono vita.
Storie che, se legate ad un forte concetto valoriale di famiglia per come lo intendiamo noi italiani, finiscono per generare delle autentiche favole moderne, intrise di amore, senso della tradizione, ma anche di grande visione per il futuro. È il caso delle storiche bakery italiane Settepani, con sedi ad Harlem e a Williamsburg, Brooklyn (nel primo caso, sono anche ristorante, uno dei più antichi del quartiere). Sono state fondate da Leah e da suo marito Nino Settepani con l’intento di portare in quartieri all’epoca ancora in fase di riqualificazione gli autentici sapori della grande tradizione dei forni italiani.
Dopo una lunga attività che le ha rese un punto di riferimento per entrambi i quartieri, nel giro di poche terribili settimane, prima il duro colpo inferto dalla pandemia e poi una terribile malattia di Leah, hanno purtroppo costretto entrambe le bakery ad abbassare la saracinesca, con la prospettiva di non riaprire più. Ma è proprio lì che lo spirito di famiglia, che tanto ci contraddistingue, anche a New York, è intervenuto a cambiare quello che sembrava un destino segnato. La figlia Bilena, infatti, ha sorpreso tutti quando a maggio 2020, a soli 25 anni, ha deciso di abbandonare il suo precedente lavoro per dedicarsi anima e corpo nella riapertura di Settepani. “Non potevo semplicemente accettare che il duro lavoro della mia famiglia andasse in fumo”, dice Bilena con un misto tra commozione e orgoglio. “Ero orientata verso un altro percorso di carriera, ma quando mi sono ritrovata davanti al pensiero di una vita senza le bakery di famiglia, ho capito quanto fossero davvero importanti per me”. In poco tempo, Bilena è riuscita a riaprire entrambi i locali, avviando l’attività di delivery e innovando la selezione di prodotti in vendita strizzando l’occhio ad una clientela anche più giovane e raffinata. Sua l’idea di cominciare a produrre un panettone artigianale diverso ogni mese, cui si affianca adesso anche la colomba pasquale.
Sembra quasi banale, detto da italiani, ma nel contesto newyorkese si tratta di prodotti estremamente rari e ricercati, che in qualche modo contribuiscono in modo determinante anche alla diffusione di alcune tradizioni culturali italiane. Il tutto, ovviamente, senza disdegnare i grandi classici della tradizione che li hanno resi famosi, come sfogliatelle, cannoli, biscotti e molto altro. Entrambi i quartieri non solo hanno gioito del ritorno di Settepani, ma li hanno supportati in tutta la fase di reopening, mettendosi sempre a disposizione per qualunque esigenza. Scene di ordinario quartiere italiano, non fosse che siamo a New York, la platea gastronomica più competitiva del pianeta. Proprio mentre ero lì a conoscere Bilena e la sua famiglia nella loro sede di Harlem, erano in molti i passanti a fermarsi anche solo per salutarli e chiedere loro come stessero. Quanto a Bilena, oggi non solo affianca i familiari (e la ristabilita madre Leah) nell’attività di gestione delle bakery, ma ha anche deciso di riprendere gli studi iscrivendosi presso l’Institute of Culinary Education, con l’intento di migliorarsi ulteriormente e spingere Settepani verso nuove e sempre più alte vette.
Una storia molto italiana, insomma, ma ambientata in due quartieri di una città dove non ti aspetteresti di assistervi, che ti insegna che il cibo, come la famiglia, è al tempo stesso amore e passione. E di entrambi gli italiani ne hanno in abbondanza.
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni
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