Si è conclusa domenica sera la prima edizione di Officine Italia, evento durato tre giorni che ha interessato un vasto pubblico di giovani italiani. La particolarità di Officine Italia è consistita, infatti, in due aspetti: la location ed il tema trattato. La manifestazione è avvenuta online, sulla rete internet, rispettando, quindi, tutti i divieti che la fase 2 ci impone ancora. Cosa ancor più straordinaria è l’aver messo in diretta e in costante collaborazione giovani provenienti da tutta Italia, dando loro la possibilità di ragionare ed elaborare idee e progetti relativi al post emergenza sanitaria, ovvero sul come far ripartire l’Italia. La ripartenza, oggi, è il più grave e assillante problema che pervade ogni giorno i nostri pensieri. L’idea di Officine Italia è nata grazie al lavoro ed all’operosità di circa cinquanta volontari studenti o professionisti, tutti under 35, sparsi in giro per il mondo e conosciutisi negli ultimi 4 anni. Presentano tutti esperienze lavorative e di studio profondamente diverse tra loro, backgrounds molto eterogenei; ad accomunarli però è stato l’obiettivo finale: poter rendere anche la nostra Italia un Paese inclusivo, lungimirante, coraggioso e progettato dai giovani.
La mission di Officine Italia, altamente ambiziosa, è stata quella di creare uno strumento in grado di permettere alle diverse professionalità e competenze giovanili italiane di collaborare, in un momento di grande difficoltà, per progettare la ripresa del Paese, non solo da un punto di vista strettamente economico, ma anche infrastrutturale e sanitario. Altrettanto forte è la vision che sta alla base del progetto, vale a dire avere un’Italia capace di anticipare il futuro, non destinata esclusivamente a subirlo, ma che abbia le possibilità e le capacità di prevederlo ed indirizzarlo. Per mettere in correlazione i diversi attori dello scenario socio economico della futura Italia, dunque, giovani, istituzioni, imprenditori privati e terzo settore contemporaneamente, è stata necessaria, per gli ideatori del progetto, la collaborazione di diversi partners (tra cui l’associazione “Venti” nel lato dei community partner), molti dei quali di grande rilievo nazionale. Si tratta di diversi enti, tra cui diversi istituti universitari, come Scuola Normale Superiore o LUISS, o rientranti nel mondo imprenditoriale, fra cui Giovani Valore Impresa, o nell’ambito ecologista, come Green Island Food e diverse delegazioni cittadine del FAI, o nel mondo dell’associazionismo, oltre che diverse start up italiane, tra le quali We Road. Lo stesso nome, Officine Italia, richiama espressamente gli ambienti in cui si lavora, si progetta e si costruiscono soluzioni per il futuro. Soluzioni che talvolta possono anche apparire inadatte al cambiamento o poco lineari con determinati percorsi ma che poi si riveleranno vincenti in futuro. Officine Italia ha dato la possibilità di trasformare questo ambiente, solitamente chiuso, in un cantiere aperto nel quale per due giorni, ininterrottamente, si è avuta la possibilità di cooperare mettendo in comune le diverse esperienze e competenze provenienti da tutta Italia. A prendere parte a questa iniziativa sono stati circa 1400 giovani, ai quali è stato richiesto solo di aver voglia di mettersi in gioco, essere proattivi e avere la volontà di cambiare, quest’ultima necessaria, oggi più che mai, per affrontare questa nuova sfida.
Le fasi operative del progetto sono state quattro: l’iscrizione, avvenuta gratuitamente ed online; la scelta della sfida e la formazione del team, necessaria per aderire ad una delle tre tematiche proposte: Bellezza, Talento o Network; la progettazione delle idee e dei progetti innovativi, con partecipazione al weekend virtuale; lo sviluppo delle proposte, con conseguente premiazione delle 3 migliori, una per ogni area tematica, che avranno una concreta possibilità di attuazione grazie alla collaborazione delle diverse aziende partners.
La scelta delle sfide su cui fare leva per il rilancio dell’Italia è stata ponderata sulla base delle potenzialità nazionali. La bellezza del nostro Paese si concentra principalmente in tre macroambienti: arte e cultura, enogastronomia e turismo. Per sviluppare questi settori è necessario legarli debitamente con il concetto della sostenibilità. Dalle nostre grandi bellezze derivano grandi responsabilità, perché abbiamo il dovere di utilizzare pienamente questo grande patrimonio in tutto il suo potenziale, prestando attenzione ai diversi fabbisogni che ci si pongono davanti. Il talento è uno dei più grandi assets italiani. Esso fa riferimento alle inclinazioni innate che se abilmente coltivate portano all’esplosione di abilità nei diversi campi della conoscenza. L’Italia, oggi, ha dovuto affrontare diversi problemi legati all’impossibilità per molti talenti di poter lavorare in smartworking, o seguire delle videolezioni, per mancanza delle tecnologie necessarie. Ancor più grave è il problema dei “neet”, ovvero i giovani che non studiano e non lavorano, e dei cervelli in fuga che in Italia non riescono ad esprimersi. Il network riguarda, quindi, la possibilità di creare e governare le interazioni e gli scambi tra gli attori di diversi contesti. Anche in questo ambito, l’emergenza infrastrutturale italiana ha fatto emergere delle criticità. Ecco la necessità di ripensarsi in termini di strutture smart a servizio del cittadino e la creazione di nuove frontiere della condivisione informativa e cognitiva. All’interno di ogni sfida la presenza di alcuni coach, rappresentati dagli stessi partners, ha permesso una sintesi efficace affinchè si pervenisse alla formulazione delle idee. Sono stati due giorni intensi, intervallati anche da momenti di convivialità, come l’ora di yoga del sabato mattina, piuttosto che le cene o il pranzo in condivisione con lo chef Palamaro. Crediamo fortemente nella loro utilità per il rilancio del sistema Italia a 360°, perché riprendendo, il leit motiv della manifestazione, “#andràtuttobene solo se progettiamo oggi l’Italia del domani”.
Articolo già pubblicato sul Quotidiano del Sud – l’AltraVoce dell’Italia di lunedì 18/05/2020
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