Laura Gagliardi e il Barbone

Scopriamo insieme all’esperta una delle razze canine più amate

Il mondo della cinofilia è vastissimo, ma quanto ne sappiamo davvero dei cani che vediamo in giro? In questa chiacchierata, la Dottoressa Laura Gagliardi, da sempre appassionata di cani, veterinaria e allevatrice professionale dagli anni ’90, ci spiegherà i dettagli di una razza meravigliosa che è il Barbone, cioè quello che erroneamente viene chiamato “barboncino”. In questa chiacchierata ci accompagna passo passo, grazie alla sua trentennale esperienza nell’ambito anche dell’addestramento, verso la comprensione di quanto sia importante avere una formazione in un ambito così popolare e quanto soprattutto sia necessario informarsi prima di acquistare un cucciolo!

Come ha avuto inizio la sua attività di allevamento e perché proprio il barbone?

«Sono affetta da un “disturbo ossessivo cinofilo” praticamente dalla nascita, da piccola sognavo nel mio futuro di diventare veterinaria e avere un allevamento di cani in una casa in campagna… e pian piano sono riuscita a realizzare il mio sogno. Inizialmente sono arrivata al barbone in maniera molto “razionale”: desideravo trovare la razza da compagnia “ideale”, per caratteristiche morfologiche e comportamentali, e che non avesse troppi problemi di salute. Dopo averli conosciuti e vissuti però devo riconoscere che il barbone è un cane speciale, di cui ci si innamora. Si dice che dopo averli conosciuti ci si ammala di “barbonite”: è assolutamente vero, confermo».

Vediamo barboni di ogni tipo in giro: piccolissimi, medi, col pelo corto, lungo, spesso si è molto confusi: quante taglie esistono realmente?

«Le taglie del barbone da standard in Italia sono quattro, e sono classificate in base all’altezza al garrese misurata dopo i 12 mesi di età. Sono toy se misurati da 24 a 28 cm, nani da 28,1 a 35 cm, medi da 35,1 a 45 cm e grande mole dai 45,1 ai 60.  Ho sottolineato in Italia perché in altri paesi la classificazione può essere diversa. Sotto i 23 cm i barboni non sono in standard, vengono definiti Mini toy ma è una definizione non ufficiale, e non possono avere pedigree Enci. Il pelo del barbone è caratteristico: riccio a crescita continua, cioè, non fa la muta, quindi non ne perde mai, ma in compenso va toelettato mensilmente per tenerlo in ordine. Nei cuccioli il riccio tipico non è ancora formato, e il pelo da cucciolo può apparire più liscio. I colori da standard sono: bianco, nero, marrone fulvo e grigio. Ci sono poi altri colori fuori standard, come il particolor e il phantom, che al momento non possono avere pedigree Enci».

Sappiamo che ogni razza può essere soggetta a patologie specifiche, il pedigree è una garanzia in tal senso? Che correlazione esiste tra la salute del cucciolo che scegliamo e i documenti ufficiali?

«ll barbone è una razza ancora abbastanza sana. Le patologie per cui dovrebbero venire testati i riproduttori sono: la PRA o atrofia della retina, la displasia della rotula, la necrosi della testa del femore nei toy e nani e la displasia dell’anca nei medi e grande mole. Ci sono poi altre patologie minori che si possono testare su dna. Anche se i test vengono fatti ufficialmente presso veterinari accreditati, per il momento non è possibile riportare i risultati sul pedigree. Per questo motivo il Pedigree Enci non può essere una garanzia di salute del cucciolo. Il Pedigree ci serve a conoscere la genealogia del cane, chi erano i genitori, nonni e bisnonni. È essenziale avere il pedigree per pianificare gli accoppiamenti ed evitare eccessive consanguineità, ma per quanto riguarda la salute servono i test, che sono indipendenti dalla presenza o meno del pedigree».

Non meno importanti sono le caratteristiche comportamentali: che tipo di cane è il barbone? Possiamo dire che sia davvero adatto ai bambini o è soltanto un mito da sfatare?

«Il barbone è un cane estremamente sensibile, poco indipendente, che si affeziona in maniera morbosa al suo umano.  Spesso viene definito un cane “cozza”.  Per questo motivo non ama assolutamente la solitudine, e deve essere abituato a stare da solo per qualche ora fin da subito, da cucciolo. Non lo considererei propriamente un cane “da bambini”: non ama i rumori forti, i trattamenti un po’ rudi, i giochi violenti. Un barbone spaventato ha anche una certa facilità di morso, quindi nella convivenza con i bambini vanno sorvegliati attentamente e va sempre impostato il giusto rapporto per evitare problemi».

Ricollegandoci alle taglie, che tipo di pelo ha il barbone e di cosa ha bisogno? 

«Il pelo del barbone è ricciuto e a crescita continua, come detto. Il vantaggio è che non perde pelo dunque, ma aggiungerei che lo svantaggio è che richiede una toelettatura costante per tutta la vita. Per mantenere il suo mantello al meglio va lavato spesso con prodotti appositi, e va aggiustato il taglio ogni mese/mese e mezzo. Dovendo essere toelettato e manipolato praticamente per tutta la vita, va abituato fin da piccolo. Si può cominciare a portarlo in toelettatura dai tre mesi e mezzo in poi, dopo il vaccino, in modo che prenda confidenza con il lavaggio, il Phon e le manipolazioni. Prima si comincia, meglio è».

Per terminare la chiacchierata, le andrebbe di raccontarci un aneddoto importante per la sua formazione o di parlare di qualche altro aspetto?

«Più che un aneddoto, vorrei far capire alla gente le realtà nascoste di noi allevatori. Quando ci vedete da fuori notate solo la parte bella: occuparci dei cuccioli, vivere con i nostri cani, spesso in campagna, tutto molto idilliaco. In realtà dietro c’è un lavoro 24h su 24, senza sabati e domeniche, senza Natali e Capodanni, senza un giorno di riposo, senza ferie. Siamo fisicamente e soprattutto psicologicamente sempre immersi nel nostro lavoro, senza interruzioni. I parti non sempre vanno bene, i cuccioli a volte hanno problemi, gli adulti si possono ammalare. Le spese sono tante. Non è un lavoro come gli altri, ed è veramente difficile capirlo se non lo si vive in prima persona. Quando comprate un cucciolo, dietro c’è molto, molto di più. C’è una scelta di vita».


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni