Inizia l’era Brexit: si dovrà dire addio al programma Erasmus e al sogno di trasferirsi in Inghilterra

Il primo gennaio 2021, dopo un anno di transizione, l’Inghilterra si è separata definitivamente dall’Unione Europea. Una decisione che ha generato molte polemiche all’interno dei partiti britannici e che ha rivoluzionato i rapporti con il resto dei Paesi Europei. Dopo quasi cinque anni dal referendum e due anni da quando è andata in vigore, l’addio dell’Inghilterra all’Unione Europea diventa ufficiale. Questi anni sono serviti a discutere gli effetti che avrebbe causato e successivamente a negoziare e ridefinire i rapporti con l’Unione Europea, soprattutto in riferimento a questioni commerciali e di sicurezza. Quindi nel gennaio 2021, concluso l’iter, l’Inghilterra si trova ad essere un Paese terzo con il quale l’Europa intratterrà rapporti di cooperazione giuridica e scambio merci, applicando la burocrazia e i dazi previsti ai Paesi extra-europei.

Tra le tante domande nate dalla Brexit ce ne sono alcune più pressanti per i giovani. Quale sarà il destino di tanti che sognano, o forse sarebbe meglio dire sognavano, di trasferirsi nella capitale Britannica per studiare o per iniziare un’attività lavorativa? Cosa ne sarà del progetto Erasmus? E infine a livello pratico, quali documenti serviranno per entrare in Inghilterra d’ora in avanti?

Per prima cosa chi intende entrare nel Regno Unito per turismo o altre ragioni dovrà munirsi di un passaporto. Non basta infatti presentare la carta d’identità, sia essa elettronica o cartacea, ritenuta valida fino alla fine del 2020. Il passaporto, ottenuto almeno tre giorni prima della partenza, permetterà di rimanere ospite per un periodo massimo di 3 mesi così come avviene anche per gli altri Stati extra-europei. La questione Erasmus è stata a lungo argomento di dibattito e di negoziazione. Dopo un anno dal voto del parlamento britannico contro l’emendamento per la continuazione al programma Erasmus+, avviene in questo mese l’uscita definitiva dal programma di studio e di scambio europeo. Come annunciato dal Primo Ministro Boris Johnson l’uscita dall’Erasmus è stata una decisione sofferta, ma necessaria visto i costi elevati e verrà sostituito da un nuovo programma, il “Turing Scheme”, dal nome del matematico Alan Turing.

Studiare e vivere a Londra o in un’altra metropoli inglese, anche se per breve tempo (di solito 6 mesi), ha rappresentato per i miei coetanei una grande opportunità che permetteva di interfacciarsi con una realtà cosmopolita e variegata ed aprire gli occhi sul mondo e le molteplici occasioni e stimoli che esso può offrirti. Attualmente, come riporta il sito “erasmusplus”, vi è la possibilità di una mobilità da e verso il Regno Unito per i progetti finanziati nell’ambito della call 2020 e per tutta la loro durata. Ciò significa che il Regno Unito può partecipare e ricevere finanziamenti nell’ambito degli attuali programmi della UE afferenti alla programmazione 2014-2020, anche dopo il 2020 e fino alla loro scadenza. Di conseguenza gli studenti e gli altri partecipanti del Regno Unito così come gli studenti dei Paesi Europei partecipanti al programma Erasmus+, possono proseguire la mobilità utilizzando i fondi degli inviti del 2019 e del 2020 fino al completamento dei progetti o fino all’esaurimento dei fondi.

Le conseguenze della Brexit non risparmiano neanche chi già risiede nel Paese britannico. Infatti i cittadini europei per continuare la loro attività lavorativa e per vivere a tempo indeterminato nel Regno Unito dovranno fare richiesta di un apposito documento chiamato “Settled status”. Questo documento è ottenibile se sono rispettati determinati requisiti ovvero quello di risiedere nel Regno Unito da prima del 31 dicembre 2020 e per 5 anni continuativi. In alternativa i cittadini che risiedono nel Regno Unito da meno di 5 anni e prima del 31 dicembre 2020 potranno richiedere il “Presettled status” che verrà trasformato in Settled status dopo aver comprovato una permanenza continuativa di 5 anni. Chi invece vuole trasferirsi in Inghilterra dopo la Brexit dovrà essere in possesso di un visto, ottenibile solo se si ha già un’offerta di lavoro con un salario minimo di 25.600 sterline pari a 28 mila euro.

Inizia quindi l’era post Brexit in cui mobilità e trasferimenti per il Regno Unito si complicheranno tra i meandri della burocrazia, riducendoli drasticamente (come se non bastasse il covid!). Le ripercussioni, per l’ennesima volta, ricadono sui giovani, ai quali viene ridimensionata anche la facoltà di sognare un futuro lavorativo e una nuova vita nel Regno Unito.


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni