Il gioco come training di vita

Il gioco è un’attività fondamentale per gli animali, soprattutto per i cuccioli, che tramite pattern comportamentali specifici, imparano a interagire con gli altri. Ma in che modo? Il gioco ha delle regole?

Si e no. Il gioco è un insieme di allenamenti che riguardano la lotta, la competizione, la comunicazione. Non esiste un vocabolario universale, neanche per animali della stessa specie, proprio perché ognuno è dotato di un carattere diverso dagli altri.

Soprattutto negli animali selvatici (ma in realtà anche nei domestici) il gioco ha una grande rilevanza in termini impiego di energie. Un gruppo di leonesse che va a caccia (in questi felini sono maggiormente le femmine a cacciare), per esempio, deve avere la giusta concentrazione e quindi energia cognitiva e fisica.  Per cui non vedremmo queste leonesse giocare a rincorrersi e mordersi per ore e ore e poi, sfinite, cercare di acchiappare una preda. Se non ci riuscissero per giorni e giorni morirebbero letteralmente di fame, e la loro specie, nel tempo, si estinguerebbe. Sarebbe una follia in termini biologici ed etologici.

I cuccioli, invece, non devono andare a caccia, per cui posso utilizzare la loro energia per giocare: un giorno queste attività totalmente ludiche diventeranno vera e propria predazione, ma non solo.

Ma come fanno a imparare se nessuno dei cuccioli uccide l’altro?

Nel gioco della “caccia” si sviluppano alcuni schemi comportamentali che non hanno necessità di finire in uccisione e quindi consumazione. I cuccioli si misurano in base all’ambiente e imparano a capire quanto e come possono correre, su quale lato del corpo l’ipotetica preda o anche avversario, può essere più esposto e quindi debole.

Oltre alla caccia e quindi alla predazione, ci si allena a comprendere le espressioni facciali e le variazioni ormonali di chi si ha di fronte.

Pensiamo ai cani. Capita tantissime volte, forse troppe, che si passeggi col proprio cane e un altro arrivi correndo e il tutto finisce in una zuffa, certe volte anche in tragedia.

Si potrebbe dire che dipende dalla razza e da come il cane è stato educato, ma questo è solo un decimo della verità.

I cani, così come moltissime altre specie animali, incluso l’uomo, hanno bisogno di confrontarsi con tanti modelli sociali diversi. Questo li aiuta a capire che si può giocare in modo disordinato e caotico con altri cuccioli, così come invece un adulto equilibrato potrebbe insegnare a non pinzare troppo forte, a non invadere gli spazi in modo improvviso, a rispettare le risorse. Sulle risorse (spazio, oggetti, cibo, gioco), si potrebbe parlare all’infinito.

Con le risorse torniamo al discorso sul dispendio di energie sopracitato. Nel regno animale, inclusi i cani ferali, ottenere una risorsa, conservarla e consumarla in determinati momenti salva la vita, non è un gioco, ma se non lo si impara da subito, potrebbe diventare un grave problema, anche letale.

I nostri animali domestici hanno esigenze diverse e non lottano assolutamente per la sopravvivenza, anzi, esistono migliaia di gatti e cani obesi. Ma le loro motivazioni di razza e di specie, fanno sì che la memoria genetica permanga nelle generazioni, anche se dormono sul divano e mangiano 500g di croccantini al giorno.

Cosa succede quindi quando l’altro cane, correndo, arriva dal nostro che magari sta giocando per conto proprio?

Possono succedere un’infinità di cose a seconda del cane, ma sicuramente se il cane che arriva correndo rallentasse poco prima e si presentasse, una volta giunto dall’altro, si eviterebbero molte situazioni sgradevoli.

I cuccioli giocano a lottare (play fighting), dunque, e il loro al periodo in cui dovrebbero imparare si svolge durante l’apice della formazione delle connessioni nervose, ossia in età giovanile. Se si confrontano solo con pochi modelli e magari con soggetti estremamente ansiosi o aggressivi, potrebbero non imparare mai “il galateo animale” e infilarsi o genere loro stessi, continui litigi.

Moltissimi animali selvatici e non, come delfini, maiali, lupi e via dicendo, giocano tra loro, ma comunque da adulti non è detto che non sbaglieranno mai, certo, affrontare un training a partire da quando si è piccoli, è la migliore cosa.

Il problema, per quanto riguarda i cani, è che i proprietari tendono sempre a intromettersi nelle dinamiche cane-cane, sgridandoli oppure tenendoli al guinzaglio e tirando. In questo modo non solo non c’è modo di esprimersi ma soprattutto si crea un conflitto con il proprietario e con l’interlocutore. Immaginiamo di portare nostro figlio al parco e spingerlo a fare amicizia con altri bambini; nel momento in cui però sta giocando, magari a rincorrersi e cade, noi lo sgridiamo e gli diciamo di continuare a giocare ma tenendolo fermo dall’orlo del cappotto. Sono proprio questi gli ingredienti che portano alla frustrazione, all’aggressività, al non essere mai compresi.

Rimanendo in tema cinofilo: i cani hanno bisogno di giocare anche da soli, e non è detto che da adulti non lo facciano più, però con qualche preferenza e regola maggiore. Quando giocano da soli è sempre preferibile che lo facciano con giochi rilassanti, per esempio quelli legati alla masticazione, di modo che allenino muscolarmente il corpo a utilizzare le zampe per “trattenere”, le mascelle e tutta la bocca per masticare in relax, spesso arrivando anche ad addormentarsi.

Ci sono molti giochi disponibili in commercio, ma sono sicuramente da evitare gli “spara palline” che attivano continuamente il cane senza mai una fine. Allo stesso modo i giochi in cui si inseriscono croccantini che devono fuoriuscire: mangiando e facendo saltare biscotti a destra e a manca, il cane non si rilasserà mai, anzi, il contrario.

Il gioco in solitaria deve avere un senso, deve essere una parentesi che si chiude e si apre. Oltre questo, non possiamo dare vere regole poiché ci sono cani che preferiscono oggetti che suonano, altri preferiscono strappare pupazzi e così via. L’importante è riuscire a capire le loro preferenze senza imporre mai niente. Quando siamo noi a scegliere per i cani, dovremmo farlo sempre con molta accuratezza e ricordando che siamo una vera e propria “sostituzione” della figura genitoriale.

Alla fine, la cosa importante da ricordare è che il gioco non ha un regolamento preciso ma è una cosa seria.