Il Decamerone ai tempi del coronavirus

Correva l’anno 1348, la peste nera imperversava per l’Europa e mieteva milioni di vittime. I contagiati venivano rinchiusi nelle proprie case o abbandonati al proprio triste destino nei lazzaretti e chiunque per le strade veniva guardato con sospetto. In molti decisero di abbandonare la propria città, il proprio borgo, per trasferirsi in luoghi più isolati, al riparo dall’epidemia mortale. Negli anni successivi, prendendo spunto da tutto questo, un geniale letterato di Certaldo, Giovanni Boccaccio, scrisse il proprio capolavoro, il Decameron.

In un periodo come questo è abbastanza naturale rivolgere il proprio pensiero a quell’opera. Certo un paragone tra la Peste Nera del Trecento ed il coronavirus appare quanto meno azzardato, per non dire assolutamente fuori luogo, data la diversa pericolosità dei due morbi. Eppure con scuole ed università chiuse, oltre a cinema, teatri, musei, pub e ristoranti, ma soprattutto con il nuovo decreto emanato dal governo che impone di uscire di casa il meno possibile, in moltissimi, in particolare tra i giovani, si stanno immedesimando nei protagonisti dell’opera boccaccesca.

Tra di essi ci sono i proprietari della libreria torinese “Luna’sTorta”, i quali, per affrontare questa situazione difficile (soprattutto per chi come loro lavora nel settore della cultura), hanno dato vita ad un’attività molto interessante: a partire da sabato 29 febbraio e fino a lunedì 9 marzo infatti, in collaborazione con librai, artisti, spettatori e fruitori provenienti da diverse città d’Italia, hanno pubblicato su Facebook i video delle letture delle novelle del Decameron.

Come i dieci giovani, protagonisti di uno dei pilastri della letteratura italiana, allietavano il proprio soggiorno forzato nelle campagne fiorentine con racconti sagaci e spiritosi, così gli organizzatori del gruppo di Facebook “Decamerone 2020” hanno pensato di animare le giornate dei propri followers dando una nuova voce a quelle stesse storie, leggendo integralmente l’opera del Boccaccio.

Per dieci giorni ben cento lettori, direttamente dalle proprie case (rispettando i diktat governativi), si sono alternati nella lettura di tutte le cento novelle che compongono il capolavoro boccaccesco, dimostrando ancora una volta come determinate opere continuino, anche a distanza di secoli, a emozionare ed intrattenere il pubblico.

Questa iniziativa, oltre ad avere il nobilissimo obiettivo di non far rinunciare alla cultura tutti coloro che in queste settimane sono costretti a rimanere in casa, ha anche lo scopo di sensibilizzare le istituzioni affinchè venga creato un fondo di emergenza per tutti gli occupati nel settore culturale, i quali hanno visto ridursi drasticamente, se non addirittura azzerarsi i propri introiti.

Come gli stessi organizzatori dell’iniziativa auspicano, la speranza è quella che, come la Peste Nera trecentesca accese la creatività di grandi artisti e poeti, dando nuova linfa vitale all’arte e alla letteratura, così il coronavirus e la situazione di emergenza stringente che ha causato possano risvegliare la coscienza degli organi istituzionali e dell’opinione pubblica sulla situazione ormai precaria (già da prima che si diffondesse il contagio, a dire il vero) di numerosi campi e settori della nostra società, tra cui quello culturale.

Perchè spesso è nei momenti più difficili che si possono cogliere le migliori opportunità di rinascita.