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I bulli si moltiplicano anche in rete

Più di 2 milioni di adolescenti hanno subito violenze dai coetanei

Chiunque è stato vittima almeno una volta nella vita di episodi di bullismo, sia esso fisico o psicologico, per mano di un singolo o di un branco. Una piaga che, purtroppo, affligge molti adolescenti, senza distinzione di razza o di sesso. Essere soggetti a casi bullismo – oggi come in passato – avviene quasi sempre con troppa facilità. Ciò che invece risulta tremendamente difficoltoso è lasciarsi alle spalle l’angoscia e la paura scatenati dal ricordo di certi momenti agghiaccianti.

In Italia vivono circa 4 milioni di adolescenti e preadolescenti tra i 10 e i 17 anni. Secondo i dati ISTAT, poco meno della metà (all’incirca 1,8 milioni) non ha mai subìto episodi di bullismo, né alcun tipo di comportamento offensivo o irrispettoso. E questo è un dato che ci rincuora tanto. Al contrario, purtroppo, questa forma di violenza ha riguardato molto da vicino l’altra metà dei 4 milioni sopracitati. Circa un terzo (il 31,1% tra i maschi, il 34,7% tra le femmine) ha dichiarato di essere stato preso di mira qualche volta all’anno. Più del 10% degli intervistati ha affermato che questi episodi avvenivano almeno qualche volta al mese. Per il restante 10% (9,9% tra le ragazze, 8,5% tra i ragazzi), il bullismo era invece quasi un fenomeno quotidiano, tra soprusi e prepotenze di ogni genere.

Questo fenomeno ha come scopo quello di emarginare e, soprattutto, ridicolizzare la vittima, farla sentire inadeguata, diversa, compromettere la qualità della sua vita e complicare i suoi rapporti sociali. I soprusi più frequenti colpiscono la sfera personale, dall’aspetto fisico al vestiario, dalla timidezza a un banale aneddoto familiare. Insulti, soprannomi denigratori, aggettivi oltraggiosi: chi ha la forza di sopportare incassa il colpo, magari cercando di sfogarsi in famiglia per trovare una soluzione. Chi è invece più sensibile tende a chiudersi in sé stesso, provando vergogna persino a parlarne con i genitori.

Uscirne non è mai facile: non tutti possono vantare tra le proprie corde personalità e coraggio, specie se si è ancora preadolescenti. Reagire è la soluzione a tutti i mali, ma ci vuole tempo per maturare tale decisione senza provare paura per le possibili conseguenze.

In passato, la piaga del bullismo era circoscritta soltanto agli incontri vis-à-vis. In quei momenti, casa diventava un rifugio sicuro. Con la diffusione dei social network, questa forma di violenza è diventata ancora più pervasiva e ingestibile. E, di colpo, anche le mura di casa diventano un luogo angosciante e tormentoso. Anche un solo gesto può così essere veicolato e riprodotto svariate volte, rendendone incontrollata la circolazione. Senza contare il fatto che il bullismo su Internet fa leva sulla possibilità di trincerarsi dietro l’anonimato, alimentando così la spirale del cyberbullismo che – nei casi più inquietanti – può addirittura portare gli adolescenti al suicidio.

Ogni anno 200 giovani decidono di togliersi la vita per gli effetti della depressione innescata dal bullismo. Questa è la seconda causa di morte tra gli under 30 dopo gli incidenti stradali. Pertanto, non si può più rimanere in silenzio.

Il bullismo è ancora oggi un fenomeno che non è tenuto sufficientemente in considerazione, dal momento che per molti sono del tutto normali i casi di violenza verbale o fisica perpetrati nelle scuole. Di normale, invece, non c’è proprio nulla, né per chi perpetra un atto di bullismo, né per chi lo subisce.

Il disagio non risparmia nessuno – e quest’ultimo aspetto andrebbe approfondito con maggiore cura. Per combattere il bullismo, occorre perciò concentrarsi anche sulla psiche di chi compie questi gesti: dietro l’impulsività e il desiderio di dominio di un bullo, infatti, si nasconde una forte insicurezza ed un’ansia incontrollabile indotta anche dal mondo esterno. L’opinione positiva che hanno di sé è soltanto un paravento dietro al quale occultare il vuoto e la sofferenza che si portano dentro. Coloro che praticano il bullismo per il solo piacere di dimostrare la propria forza e di sottomettere il prossimo per puro compiacimento sono pochi: del resto, molti di essi sono stati a loro volta vittime dei bulli. Il loro non è altro che un modo infantile di pareggiare i conti, trasmettendo a qualcun altro ciò che gli è stato trasmesso in passato. Essi hanno dunque bisogno di un sostegno psicologico affinché comprendano che fare del male agli altri – anziché generare benefici – aumenta il disagio interiore che si portano dietro da anni.

Il bullismo è un tema che va affrontato più spesso, sia in televisione, sia nelle scuole. La prevenzione è l’unica arma che abbiamo per dare una mano non solo alle vittime, ma a chi – tramite offese e violenze – non sta facendo altro che chiedere aiuto.


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni