“Gamestonk!!”

Il miracolo finanziario che ha sconfitto Golia. Una guida agli eventi e ai concetti di Borsa che hanno portato al boom di GameStop.

Gamestonk!!

Questa parola è l’emblema di quello che potrebbe passare alla storia come un cambiamento radicale nel mondo dei mercati finanziari. A coniare questo vocabolo è stato Elon Musk, celeberrimo co-fondatore e CEO di Tesla nonché, secondo Forbes, uomo più ricco del mondo al 28 gennaio 2021, con un patrimonio di 186,6 miliardi di dollari.

Il termine, utilizzato in un tweet del 26 gennaio, esalta gli ingenti guadagni che una particolare categoria di investitori sta realizzando da poche settimane sulle azioni del colosso dei videogiochi GameStop (ticker GME).

Game Stop Corporation” è una multinazionale statunitense, specializzata nel commercio e nella diffusione di videogiochi, sia nuovi che usati. È considerata la Blockbuster dei videogiochi, con la particolarità della rivendita anche di consolle ed apparecchiature. GME è – o meglio, era – il paradiso degli appassionati del settore, contava più di 6.000 punti vendita sparsi per il mondo ed è ancora presente anche sulla piattaforma e-commerce.

Non è a caso il paragone con Blockbuster: come questa ha fatto in passato, anche GME ha annunciato la chiusura di circa 200 punti vendita per il 2021, che si sommano ai 462 del 2020 ed ai 321 del 2019. Ad oggi, i negozi con questo marchio sono 5.122.

GME, insomma, non è riuscita ad adattarsi al mutamento fisiologico dall’analogico al digitale.

L’e-commerce non ha sopperito alle perdite legate al crollo delle vendite fisiche di videogiochi, un po’ come il tentativo di collaborazione con Netflix non ha colmato la lacuna creata dal crollo delle vendite di dvd per Blockbuster. La speranza per GME risiedeva, a fine 2020, nel lancio della Play Station 5, ma anche qui la possibilità di utilizzare i giochi online rischiava di tarpare, nuovamente, le ali all’ormai ex colosso americano.

Nel 2015, sul mercato azionario, GME aveva una quotazione di 45 dollari ad azione.

Ad inizio 2020, la quotazione risultava pari a circa 3-4 dollari e durante tutto lo scorso anno si è mantenuta pressoché invariata, con una media annuale pari a 5 dollari al titolo.

A fine 2020 la crisi era quanto mai evidente, tanto da attirare a sé le mire degli hedge funds americani.

Ma cosa sono gli hedge fund?

Sono i grandi fondi d’investimento speculativi. Come la Stratton Oakmont nel film “The Wolf of Wall Street”, il film con protagonista Leonardo Di Caprio che parla della repentina scalata al successo di Jordan Belfort, avvenuta proprio grazie a queste dinamiche tipiche del mondo di Wall Street.

Questi hedge fund, questi fondi di investimento hanno deciso di giocare al ribasso su GameStop, o, come si dice in gergo, di shortare su questa compagnia.

Esistono due tipi di investimento in borsa e uno di questi consiste nel giocare al ribasso, ossia vendere allo scoperto delle azioni. Vendere allo scoperto significa cedere qualcosa che non si possiede, dunque prendendola in prestito.

Il gioco, o la scommessa, consiste in tre step:

  1. prendere in prestito le azioni ad una cifra più alta
  2. rivenderle in modo da farne crollare il prezzo
  3. e restituirle dopo un po’ di tempo ad una cifra più bassa.

Il capital gain consiste nella differenza tra le due cifre.

È un comportamento “da orsi”, poiché si attacca dall’alto verso il basso. Il fatto che in ballo vi siano le sorti di un’azienda e dei suoi stakeholders è, purtroppo, secondario per il mercato finanziario.

È, invece, un comportamento “da tori” (come la statua di fronte all’edificio di Wall Street vuole rappresentare) detenere le azioni in portafoglio sperando in un loro rialzo effettivo, perché i tori attaccano dal basso verso l’alto.

Il titolo di GME, secondo il Wall Street Journal, era a fine 2020 il secondo per vendite allo scoperto di tutta la borsa americana. GME si era trasformata in una “cash cow” (lett.:mucca da mungere. I paragoni col mondo animale si sprecano, insomma) per gli hedge funds. Era, quindi, una società da cui era impossibile ricavare nuova redditività e, dunque, solo da spremere sul mercato.

Quello che gli hedge fund non hanno tenuto in debita considerazione, però, è l’ingresso in GME, nel 2020, di Michael Burry, genio della finanza che ha ispirato il film “La grande scommessa” del 2015. Burry aveva intuito nel 2005 la grande bolla dei mutui sub-prime statunitensi e aveva cercato di prevenire e anticipare la crisi finanziaria del 2008. A Burry si è unito Ryan Cohen, fondatore ex CEO di Chewy, che l’11 gennaio 2021 ha acquistato 9 milioni di azioni di GameStop.

Robinhood nella foresta di Wall Street

Un gruppo di piccoli azionisti si accorge del tentativo di shortare GME da parte degli hedge funds. Sulla piattaforma Reddit formano il sottocanale r/WallStreetBets e iniziano a scambiarsi informazioni sulla catena di videogiochi, facendo circolare la voce che acquistare il titolo, scommettendo contro i grandi manager di Wall Street, sarebbe stato un vero e proprio affare, con tanto di incitamento all’acquisto. Questa piattaforma ha visto i suoi iscritti passare da 1,9 milioni al 22 gennaio a 4,4 al 28 dello stesso mese. L’idea era quella di arrivare allo short squeeze, ossia costringere i fondi di finanziamento a giocare all’opposto, quindi a ricomprare i titoli per evitare perdite maggiori.

A Capodanno, GME era quotata a 12 dollari.  Dai primi di gennaio, dunque, inizia l’inversione di tendenza.

Il 26 gennaio GME raggiunge un primo picco di 147 dollari ad azione e nei giorni successivi l’incremento arriva fino a sfiorare i 470 dollari: un incremento del 1700% circa.

Tradotto in cifre, chi ha investito 100 dollari in GME, nel 2020, il 26/27 gennaio avrebbe potuto guadagnarne 7000 vendendo questi titoli. Gli hedge funds hanno dovuto comprare le azioni che tentavano di vendere allo scoperto per contenere le perdite, che il 22 gennaio erano pari a 3.3 miliardi di dollari.

L’hedge fund Melvin Capital ha perso a causa dello short squeeze il 30% del suo valore di inizio anno. L’operazione è avvenuta grazie all’utilizzo della piattaforma di investimento Robinhood, che consente agli utenti di aprire un conto d’investimento gratis e non applica commissioni sugli investimenti. Robinhood ha temporaneamente sospeso le operazioni su GME, salvo poi ottenere una garanzia di 1 miliardo di dollari per favorirne il proseguimento.

Il tweet di Elon Musk, che accanto a Gamestonk ha riportato il sottocanale di Reddit sul quale è avvenuto questo miracolo finanziario, suona come un endorsement a ciò che ancora sta avvenendo. Il termine gioca sul nome della società con l’inserimento di “stonk”, meme che rappresenta il guadagno potenziale che si può ottenere da qualcosa.  

Un gruppo di piccoli investitori organizzati ha potuto affrontare e vincere sui grandi. Quindi, Davide ha sconfitto nuovamente Golia? Sembra di sì.

GameStop ha evidenti problemi strutturali, in termini di fatturato e di capacità competitiva sui mercati. Lo short squeeze evidenzia, ancora una volta, il distacco tra il mondo reale e quello finanziario.

La democratizzazione della finanza (così alcuni hanno definito questa vicenda) sicuramente però ha il merito di incutere un certo timore in alcuni grandi fondi: lo short squeeze si può realizzare anche per altre grandi compagnie allo stesso modo.

Gordon Gekko riassume bene la questione nel film “Wall Street” del 1989:

Il denaro c’è ma non si vede. Qualcuno vince, qualcuno perde. Il denaro di per sé non si crea, né si distrugge. Si trasferisce da un’intuizione all’altra, magicamente”.

Sembra che questa volta l’intuizione l’abbiano avuta tanti piccoli Davide. Chi considera gli investitori di piccole dimensioni “dumb money” (denaro stupido) stavolta deve ricredersi.

La vicenda “Gamestonk” può portare a riscrivere le regole del gioco, finora prerogativa di pochi grandi ricchi, oltre che ad avere una maggiore educazione finanziaria che non tenga conto solo dei loro “grandi” profitti.