La stagione estiva porta con sé le incognite delle prospettive del turismo post COVID-19. Oltre al calo generalizzato del fatturato, è emerso un calo degli arrivi del 41% nel settore hospitality e del 75% nell’intermediazione. La domanda domestica sembra recuperare più velocemente rispetto a quella internazionale, anche per la percezione di maggior affidabilità e sicurezza che i turisti hanno nel viaggiare all’interno del proprio Paese.
Per comprendere la situazione attuale, incontriamo Emilio Ramundo, direttore commerciale e socio di BuoneVacanze Hotels&Resorts, società che gestisce sei strutture ricettive in Calabria, nel Lazio e in Trentino Alto-Adige.
Come nasce BuoneVacanze e qual è la vostra offerta?
«BuoneVacanze nasce nel 2012 dall’esperienza pluriennale di un progetto in cui si sono incontrati gli attuali soci di BV che, guidati dall’intuizione del Presidente Francesco Gerardo Falcone, decisero di tuffarsi in questa nuova avventura a pochi km da casa, che era anche una bella sfida di imprenditoria da Sud (ride, ndr). A oggi siamo presenti a Rende per il settore business, mentre la struttura di San Martino di Castrozza e i villaggi di Zambrone e Corigliano Calabro riguardano il settore leisure; l’offerta di Roma abbraccia entrambe queste anime».
Quali sono le previsioni per la stagione 2020?
«È scontato dire che il comparto del turismo sta risentendo della pandemia, in quanto non considerato bene primario patisce particolarmente le crisi. Alla base del turismo c’è l’incontro tra persone, che in questo momento viene meno. Da marzo l’intero comparto si è azzerato, ci siamo trovati a lavorare solo sulle disdette e siamo passati da un’occupazione media delle strutture dell’80% allo zero. Abbiamo dovuto innanzitutto aspettare: il mercato si basa infatti su rapporti tra persone, intese come competitor, fornitori, clienti. Finalmente, dopo non poche vicissitudini, sono state rese note le linee guida per la riapertura delle attività turistiche e produttive a esse legate e in queste settimane sta prendendo il via la stagione. Il punto di partenza è il distanziamento, ma con piccole accortezze e con l’impegno di tutti si potranno trascorrere vacanze serene».
Mascherina nelle strutture ricettive: uso obbligatorio o facoltativo?
«Sfatiamo questo mito. Secondo le linee guida, fanno fede le prescrizioni che valgono per le passeggiate all’aperto: ciò vuol dire, per esempio, che se passeggiamo tra congiunti e manteniamo una distanza adeguata con le altre persone non ve ne è l’obbligo; se invece non siamo in grado di garantire una distanza minima, è necessario indossare la mascherina. Ciò che consiglieremo agli ospiti sarà di indossarla all’interno dei nostri villaggi o nelle sale. Nell’albergo di città, che è un luogo di passaggio con tempi più veloci, i servizi sono calibrati diversamente».
Effettuerete la misurazione della temperatura?
«Secondo le linee guida, l’operatore può misurare la temperatura all’ingresso in struttura. È responsabilità del cliente segnalare se abbia sintomi (tosse o febbre). Negli alberghi di città, di prassi lo facciamo già e faremo lo stesso nei villaggi, sia al check-in che al ricevimento, per tranquillizzare operatori e clienti. Secondo il protocollo, se un cliente manifesta sintomi febbrili al check-in non può avere accesso alla struttura. Nel caso in cui un cliente manifestasse sintomi durante la permanenza, l’operatore turistico dovrebbe invitarlo a rimanere nella propria camera e avvertire le autorità competenti per predisporre l’intervento medico».
Quali sono le vostre stime?
«Avevamo contratti confermati per l’apertura dei 3 villaggi turistici entro la prima metà di aprile. A oggi, purtroppo, abbiamo aperto solo una struttura. Inoltre, più del 50% del nostro fatturato si basava sul turismo dall’estero con stagioni dalla durata maggiore (da aprile a ottobre). I numeri saranno nettamente inferiori e la situazione dei gestori delle strutture alberghiere è ancora più critica. Le prospettive in generale non sono rosee anche perché il turismo che rappresenta il 13% del Pil non viene tenuto nella dovuta considerazione per due motivi: non è facile individuare con precisione tutte le componenti del comparto (alberghi, guide, ma anche supermercati e bar) e di conseguenza non c’è una rappresentanza comune; inoltre, spesso alle bellezze del nostro Paese non corrisponde un’adeguata qualità dei servizi».
Cosa pensa delle misure introdotte dal Governo?
«I gestori alberghieri sono penalizzati perché gli sgravi riguardano i mesi in cui i villaggi erano ancora chiusi. Non solo: con il Dl Liquidità sono stati assicurati prestiti garantiti, innescando un corto circuito di nuovi indebitamenti. Sono state adottate misure normali per tempi eccezionali. Il voucher famiglie è un buon punto di partenza. I rumours che hanno preceduto l’uscita del vademecum avevano confuso le idee e portato a disguidi con i clienti. La fruizione si è rivelata però semplice: basterà scaricare l’app, produrre la documentazione e attendere il calcolo del bonus. L’80% verrà utilizzato dall’ospite come sconto mentre il 20% andrà in dichiarazione. L’albergatore entra in gioco solo all’atto del pagamento e la nota positiva è l’utilizzo immediato del credito d’imposta».
Stagionali e assunzioni di giovani, un tasto dolente.
«La riduzione dei tempi ha portato con sé una sensibile riduzione delle assunzioni. Quella degli stagionali è poi una situazione ancora più complessa: sinora esclusi dalla platea di ammortizzatori, potranno richiedere ora il bonus da 600 euro grazie a un emendamento al Dl Rilancio».
Vuole lanciare un appello alle istituzioni e ai potenziali turisti?
«Il turismo è un settore complesso, alle istituzioni raccomando di capire come funziona. Non solo tavoli tecnici quindi, data la frammentazione del settore, ma anche aiuto all’unificazione dell’intera filiera e di tutti gli attori. Ai turisti assicuriamo sicurezza e serenità: rispetteremo tutti i protocolli, per voi e per noi; ma di pari passo offriremo relax e serenità».
Già pubblicato su L’Altravoce dei Ventenni – Quotidiano del Sud 29/6/2020
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