Essere positivo non è più un incoraggiamento. Guida schematica ai test diagnostici per SARS-CoV-19

Sii positivo” dicevamo una volta incoraggiando il nostro interlocutore.

Nella storia dell’etimologia del termine, si associano diversi significati che variano in relazione al contesto sociale: nella pratica quotidiana “positivo” viene scelto per indicare qualcosa di reale, oggettivo, certo che si attiene ai dati di fatto, ad un atteggiamento umano ma anche ad un giudizio; nelle scienze esprime la presenza, l’opposizione al negativo nelle scienze sperimentali quali fisica, biologia ma ancora in ambito medico da valore al risultato di analisi di laboratorio o di esami diagnostici confermando la presenza della patologia o della sostanza che si ricerca: risultare p. all’antidoping.

Oggi più di ieri, dire positivo mette in allerta. Il significato del termine è stato soppiantato dell’accezione legata alla possibilità di avere contratto il Coronavirus.
Ma quando e come questo aggettivo viene assegnato? La risposta la danno i test diagnostici.

Tampone, test rapido, test sierologico sono le parole più pronunciate ed associate a positivo. Nell’insieme rappresentano i test che consentono di rilevare l’infezione da SARS-CoV-2. Questi però non sono uguali tra loro, tantomeno vengono effettuano nello stesso modo, e talvolta si genera confusione.

Occorre fare un po’ di chiarezza.

Tampone, anche detto Test molecolare.

Si esegue su un campione di muco prelevato da naso, bocca e faringe (per questo detto Tampone naso/oro-faringeo) per mezzo dell’impiego di un bastoncino cotonato.
Il prelievo viene eseguito da operatori specializzati che in modo accurato devono essere certi di avere prelevato il materiale biologico, cioè le cellule della superficie della mucosa naso\oro-faringeo, per procedere alla analisi.
Si impiega meno di un minuto per il procedimento di prelievo. Il test è leggermente invasivo e presumibilmente non doloroso anche se è probabile che si avverta fastidio nel momento di contatto del bastoncino con le mucose.
Il campione di muco raccolto viene processato dai laboratori di analisi di riferimento secondo le modalità concordate con il Laboratorio di Riferimento Nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità.
Giunto in laboratorio, il tampone viene processato secondo tre fasi: estrazione, purificazione e ricerca dell’RNA virale cioè l’insieme dei geni del SARS-CoV-2. Per fare ciò si sfrutta un metodo molecolare di real-time RT-PCR, una tecnica che consente di evidenziare la presenza o l’assenza dell’RNA virale responsabile dell’infezione. Per ottenere i risultati dell’analisi servono dalle 24-48 ore. Questo è il test più affidabile per la diagnosi di infezione da SARS-CoV-2, se condotto in modo accurato.

Test rapido antigenico

La modalità di ottenimento del campione da analizzare prevede l’uso di un tampone, bastoncino cotonato, con cui prelevare un quantitativo di muco naso\oro-faringeo.
Il campione così ottenuto viene poi immerso in una soluzione che spezza il virus liberandone specifiche proteine virali. Il tutto è applicato su una striscia di carta che contiene un anticorpo progettato per riconoscere e legarsi a queste proteine virali, se presenti nella soluzione. Un risultato positivo è visibile sotto forma di fluorescenza (segnale luminoso) o con una fascia scura che appare sulla carta, tipo test di gravidanza.
Questo test antigenico rapido è definito tale in quanto permette di ricercare le proteine superficiali del virus, anche dette antigeniche. Quindi, al contrario del test molecolare non ricerca l’RNA virale. Il vantaggio di eseguire questo test è la riduzione dei tempi e dei costi per la diagnosi virale: la risposta al test la si ha nel giro di circa 15-30 minuti.
Lo svantaggio è però rappresentato dal fatto che il test antigenico ha una sensibilità, capacità di discriminare la presenza del virus, minore rispetto ai test molecolari che sono più accurati nella determinazione. Ciò significa che in caso di ‘positività’ al test antigenico è necessaria la conferma della diagnosi previa ulteriore conferma da test molecolare.
Il test antigenico è stato introdotto per semplificare l’identificazione dei casi, l’isolamento e il tracciamento dei contatti per lo screening su larga scala soprattutto in situazioni pratiche che necessitano di una rapida identificazione di ‘casi sospetti da SARS-CoV-2.

Test sierologico

Sono stati messi in circolo due tipi di test sierologici: test qualitativi rapidi (PUNGIDITO) eseguiti su una goccia di sangue del paziente e test quantitativi ottenuti da prelievo sanguigno.
IMPORTANTE: i test sierologici non rilevano l’infezione in corso, né si sostituiscono ai test antigenici rapidi e\o al tampone.
Il paziente che richiede un test sierologico qualitativo rapido (PUNGIDITO) vuole scoprire se è venuto in contatto con il virus cioè se ha già contratto l’infezione. Se ciò fosse accaduto tramite questo tipo di analisi, dalla goccia di sangue è possibile identificare gli anticorpi di risposta al virus, prodotti dal sistema immunitario in caso di infezione da Covid-19. Attraverso un kit portatile, l’operatore pone la goccia di sangue su una striscia di carta su cui può avvenire il riconoscimento degli anticorpi anti-Covid-19 se presenti in circolo. Il risultato è restituito in forma di colorazione in modo semplice e immediato.
I test sierologici quantitativi invece consentono di dosare (contare) in modo specifico gli anticorpi prodotti. In caso di infezione, il sistema immunitario di un soggetto produce per primi gli anticorpi detti immunoglobuline IgM e poi immunoglobuline IgG.
Se nel sangue sono presenti le IgG allora l’infezione è avvenuta in passato.
I test sierologici sono utili allo studio in campo epidemiologico per stimare la diffusione dell’infezione da SARS-CoV-2 all’interno della comunità.

È probabile che l’avanzamento scientifico degli ultimi tempi e la necessità di fare fronte alla pandemia porti i test rapidi a divenire parte della routine giornaliera. Così come se vogliamo ritornare ad utilizzare il termine ‘positivo’ secondo una accezione esortativa e di incentivo alla nostra quotidianità, rimaniamo saldi e responsabili collaborando al fine di vincere questa dura battaglia contro il virus.

Maria Francesca Astorino
+ posts

Classe ‘96, laureata in Biologia all’UniCAL, è rappresentante di dipartimento. Sognatrice dalla vena poetica, racconta il mondo con fotografie e testi. Ama perdersi nei tramonti, cieli immensi: lì dove è lecito allontanarsi dalla realtà.