“Aurora en rose”, la nuova opera di Vincenzo Chiappetta

L’amore e le paure in un cortometraggio “sognante” presentato a Cosenza

Stefano e Aurora sono due ragazzi che con la magia hanno una certa affinità: lui perché ha fatto della magia il suo mestiere (anche se stenta a camparci), lei perché accanto alla magia è cresciuta essendo figlia del famoso prestigiatore Saverio Martinez. Entrambi si incontrano in un parco dove Stefano è solito compiere i suoi trucchi di prestigiatore usando le carte, con scarsi risultati. Un giorno, scoraggiato dall’ennesima performance risultata in una pubblica derisione da parte di tre scagnozzi, Stefano viene rapito dal suono di una chitarra provenire da poco lontano. Incuriosito, si avvicina per scoprire, ai piedi di un albero, una ragazza dai lunghi capelli rossi interamente vestita di bianco intenta a suonare una dolce melodia.

Stefano, che si mostra dall’inizio come un ragazzo timido e chiuso in se stesso, spinto dal desiderio di conoscere la ragazza, si presenta e scopre che la fanciulla si chiama Aurora; da qui, rompendo il ghiaccio, si dà il via a un’avventura che porterà Stefano a scoprire angoli del suo cuore che, da troppo tempo, teneva nascosti agli altri e a se stesso.

Aurora, o per l’esattezza Aurora Alice, appare subito come un personaggio delicatissimo, quasi effimero, con il vizio di scomparire sul più bello sotto gli occhi esterrefatti di Stefano e del pubblico. Da subito entrambi scoprono di avere una forte attrazione l’uno per l’altra, un’affinità elettiva, essendo accomunati dall’amore per la magia e un certo disorientamento nei confronti della realtà. Infatti, durante la storia, Stefano ed Aurora rifuggono volentieri dalla dimensione quotidiana per rifuggire in un modo quasi fantastico al limite tra il reale e l’irreale dove sono loro gli unici protagonisti. 

Questa la trama di “Aurora en Rose”, opera del giovane regista cosentino Vincenzo Chiappetta presentata proprio a Cosenza pochi giorni fa. Le scene, girate tutte nel capoluogo bruzio, trasportano lo spettatore in un mondo immaginario: il parco, il fiume, le abitazioni, assumono una caratteristica universale che esula dal tempo e dallo spazio in un’alternanza di giorno e notte che pare l’unico riamando al tempo che passa.

I richiami al cinema d’essai sono molti, dalla colonna sonora che evoca la Parigi della Belle Époque, alla scelta di dividere il racconto in “capitoli” introdotti da una voce fuori campo. Non mancano anche i richiami ai personaggi di Louis Carrol: la protagonista si presenta come “Aurora Alice” in onore proprio di Alice nel Paese delle Meraviglie sottolineando, ancora una volta, un forte legame con il mondo dell’immaginario e del fantastico. Le passeggiate al chiaro di luna dei due protagonisti, così come alcuni dialoghi divertenti e un po’ assurdi, rimandano ai più bei film di Woody Allen. Del resto, il regista non è nuovo a queste ambientazioni sognanti: oltre ad Aurora en Rose, è autore di un altro cortometraggio intitolato “Mojito”, disponibile su Youtube, che racconta la storia di un locale notturno molto particolare, dove si intrecciano le vicende dei più fantastici personaggi.

La cinematografia di Chiappetta prende ispirazione dalla propria sensibilità e dal proprio vissuto mescolato a elementi onirici che sfociano nel “meta cinema”. Forse è la necessità dell’autore di addentrarsi nell’ animo umano portandone alla luce desideri, paure e contraddizioni. Per la scelta dei protagonisti del cortometraggio, Il regista, assieme al suo gruppo di lavoro, ha effettuato lunghi provini intervistando tantissimi candidati e ricevendo forte interesse da artisti provenienti anche oltre i confini della regione Calabria. La scelta del protagonista, Stefano, è ricaduta su Francesco Carbone, che riesce a dare spessore al suo personaggio con un’interpretazione pulita ed autentica che fa trasparire ogni emozione che Stefano lungo il corso della storia. Per la protagonista femminile, invece, la decisione è stata più sofferta in quanto non si riusciva a trovare l’attrice che rispondesse all’immagine che il regista aveva di Aurora. Essendo personaggio focale di tutta la vicenda, era necessario trovare la persona giusta che potesse incarnare alla perfezione il ruolo. Dopo innumerevoli provini, la scelta è ricaduta su Ilenia Pia Ciambrone.

Sullo schermo, entrambi gli attori sono stati capaci di costruire una connessione e un feeling molto credibili: non appaiono mai forzati, come se si conoscessero da sempre. Le scene girate insieme sono armoniche e prive di qualsiasi artificiosità, risultando autentiche, come se lo spettatore assistesse alle discussioni di due amici che si conoscono da sempre. Le scene, girate quasi tutte in esterna, sono ambientate a Cosenza tra il parco Emilio Morrone e la Villa Vecchia, anche se lo spettatore non ha la sensazione che i personaggi si trovino in un luogo specifico ma, piuttosto, in un ambiente fantastico che potrebbe trovarsi in qualsiasi altra città italiana o estera.

Aurora en Rose parla a un pubblico vasto ed internazionale, non si limita a rivolgersi ad un pubblico ristretto, ma toccando temi universali come l’amore, la paura e persino la morte può trovare riscontri positivi da parte di una platea vasta e trasversale. Vincenzo Chiappetta ci accompagna in una storia delicata, ma profonda dove a volte ci si diverte e a volte ci si commuove. I due protagonisti, infondo, potremmo essere anche noi, con i nostri sogni e le nostre paure. È facile entrare in sintonia con Stefano e Aurora poiché, proprio grazie all’universalità che il regista mette in scena, quello che risalta sullo schermo sono i sentimenti: l’amore, i sogni, la paura, slegati da qualsiasi forma e convenzione. Sono i sentimenti i veri protagonisti di questo cortometraggio, sentimenti a volte scomodi, a volte commoventi, a volte amorevoli, ma mai banali o forzati.

Con Aurora en Rose, Vincenzo Chiappetta si impone sulla scena del cinema giovanile consegnando al pubblico una storia ricca di amore, passione e sogno che ci avvicina un po’ di più a noi stessi invitandoci ad amarci nonostante le nostre piccole debolezze.


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni