La frenetica evoluzione degli strumenti tecnologici condiziona costantemente le vita delle persone, influenzando in modo profondo anche le già complesse meccaniche delle relazioni sociali. Le nuove opportunità offerte dall’universo cibernetico stanno infatti trasformando nel tempo radicalmente le dinamiche del tessuto sociale, descrivendo traiettorie inesplorate nelle relazioni tra singoli e comunità. Dal metaverso alla realtà virtuale, dall’internet delle cose all’intelligenza artificiale, il nuovo mondo interconnesso consente (e talvolta impone), in particolare, di superare il dogma della fisicità, proiettando persone, sentimenti, parole, relazioni nell’eterea realtà del virtuale, in cui valgono regole e cinematiche nuove.
Questi cambiamenti sono stati ulteriormente accelerati e catalizzati in epoca recente dalla lunga e travagliata parentesi dell’emergenza pandemica, che ha costretto a una repentina evoluzione forzata le dinamiche dei rapporti professionali e lavorativi, delle unioni sentimentali e più in generale di ogni relazione intersoggettiva.
Entro questo orizzonte, è cambiato anche, per quanto ci interessa, il modo in cui si forma, mantiene e gestisce il “consenso”, in cui si esprime e diffonde un’opinione e se ne governano conseguenze ed effetti sul grande pubblico. È cambiato, di conseguenza, anche il modo in cui si crea il “successo”, la notorietà e la credibilità personale, artistica, politica e professionale.
Basti pensare a come si sia evoluta nel tempo la narrazione politica per assecondare proprio l’irrefrenabile ascesa dei mezzi di comunicazione: l’interlocuzione sempre più diretta tra rappresentanze e base democratica ha aperto a una stagione di leader carismatici e condannato alla necrosi alcuni schematismi strutturali del sistema classico dei partiti.
Più in generale, nel nuovo mondo interconnesso, il consenso si forma in modo talvolta improvviso e travolgente, grazie all’“effetto rete”: basti pensare a come, grazie alla quarta stagione di Stranger Things, la canzone “Running up that hill” sia ritornata in vetta alle classifiche dopo quasi quarant’anni dalla sua uscita, con più di cinquecento milioni di ascolti su Spotify.
Web e social media rappresentano un’arena ancor più complessa e difficile, in cui opinioni e pensieri viaggiano a velocità ultrasoniche. La tecnologia ha infatti progressivamente abbattuto ogni “grado di separazione” tra il singolo e il grande pubblico, consentendo a ciascuno di parlare in ogni momento e da ogni luogo rivolgendosi potenzialmente al mondo intero. Mentre i mezzi di comunicazione tradizionale (radio, televisione, giornali) riservavano il diritto di parola a un ristretto gruppo di eletti, web e social permettono a tutti di “dire la propria”, di raccogliere consensi, approvazione e di diventare, improvvisamente e talvolta senza nemmeno volerlo, qualcuno.
Il web ha cambiato così il modo in cui nasce, cresce e muore una “star”, in quasi ogni settore, consentendo infatti a qualsiasi utente di avere un’occasione di successo, rivolgendosi all’intera platea del mondo digitale, senza intermediari, senza selezioni e senza filtri. È quindi direttamente il pubblico che sceglie chi e cosa premiare, con i like e i follow. I social oggi più seguiti, infine, come TikTok stabiliscono però in sostanza nuove regole per la comunicazione: ora, se vuoi diventare qualcuno, devi riuscire a farti notare possibilmente nei quindici secondi di un video. Hanno poi anche spostato e modellato gli interessi del pubblico, premiando gli utenti secondo logiche e meccaniche del tutto imprevedibili.
Si è aperta così una nuova stagione, dominata dal “super-uomo qualunque”. Perché nel velocissimo e vorticoso mondo dei trend, dei reel e delle storie, si può diventare – improvvisamente e senza nemmeno volerlo –protagonisti, pur essendo persone normali che condividono momenti della propria vita, del proprio lavoro, delle proprie relazioni. A volte, basta avere un modo originale e inaspettato di presentare cose semplici. Da “con mollica o senza” a “vediamo cosa ha comprato stamattina mio padre per colazione” a “manué” a “come si chiamano gli abitanti di…” a “pane per le nostre polpette” al tizio che si tuffa nell’atrio del condominio a quello che canta in metro, alla ragazza che prepara la focaccia.
La velocità con cui cambiano le mode e i trend nel web rende però il successo transitorio e passeggero: la notorietà si è ridotta molto spesso al famoso quarto d’ora di Warhol. Oggi la vera sfida per i nuovi protagonisti del web è quindi “rimanere”. Altrimenti si corre il rischio di aver investito tempo ed energie per cadere nel dimenticatoio, sperando di essere riciclati in qualche trasmissione di terz’ordine.
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni