Che se ne parli bene o male, il calcio è pur sempre il gioco più bello del mondo
Mancano ormai solo 5 giorni all’inizio del prossimo campionato di serie A. Insolitamente, infatti, il via della 121° edizione del principale torneo calcistico di casa nostra è previsto per il 13 agosto. La chiusura, invece, sarà il prossimo 4 giugno. Sarà dunque un campionato-fiume: almeno in teoria, roba da leccarsi i baffi per tutti gli appassionati. In realtà, le competizioni calcistiche – incluse le coppe europee – subiranno un’interruzione tra il 14 novembre 2022 ed il 3 gennaio 2023, a causa della concomitanza con i Mondiali in Qatar, che si svolgeranno dal 21 novembre al 18 dicembre. Un fatto senza precedenti, poiché eravamo abituati a goderci le partite della Coppa del Mondo durante l’estate. Cosa ancor più strana è la doppia beffa per noi tifosi italiani, perché non dovremo soltanto osservare questa lunga pausa autunnale del campionato, ma non potremo, per la seconda edizione consecutiva, tifare per la Nazionale. Roba da scomodare l’ex premier inglese Winston Churchill, perché la frase « gli italiani perdono le partite di calcio come fossero guerre» sembra stia perdendo di rilevanza storica. Stavamo già pregustando la possibile novità delle serate quasi invernali davanti alla tv tifando per gli azzurri, ma purtroppo saremo relegati all’infausto ruolo di spettatori non protagonisti. La vittoria ai campionati europei della scorsa estate sembrava aver ridato linfa vitale a un movimento calcistico già fiaccato dalla mancata qualificazione ai Mondiali del 2018, maturata per mano della Svezia. La cocente sconfitta a marzo contro un avversario abbordabile come la Macedonia del Nord ha nuovamente abbattuto la verve di noi italiani.
Ad alimentare questo senso di sfiducia verso il futuro è l’andazzo dello stesso campionato di serie A, che non è più la fucina di talenti di un tempo. Spesso si investe poco e male nei settori giovanili: i ragazzi, infatti, non hanno la possibilità di emergere e di imporsi ad alto livello, anche perché non viene data loro la possibilità di sbagliare. I nostri ragazzi sono spesso vittime di chi, invece, dovrebbe aiutarli. Coloro che sono descritti come campioni non possono diventare brocchi nel giro di 3 partite. Al tempo stesso, anche le eccessive valutazioni legate al denaro non aiutano, perché da un lato non innescano nei giovani la voglia di sacrificarsi per imparare di più, dall’altro le cifre sono un freno per le grandi squadre che potrebbero acquistarli. Sembra che l’equilibrio nei giudizi e nelle attese si sia perso e la volontà di ottenere tutto nell’immediato, senza pensare a un progetto di medio-lungo periodo, ha portato ai risultati terribili che sono sotto gli occhi di tutti. La speranza è che, a partire dalle quattro partite di sabato 13, si possa intravedere la speranza concreta e tangibile di un futuro roseo. Il periodo in cui la Serie A portava 3 squadre su 4 in semifinale di Champions League oppure si conquistava il Mondiale, come accadde nel 2006, sembra lontano.
Gettare le basi per ricostruire il movimento calcistico italiano è tuttavia doveroso: basti pensare che i tifosi in Italia sono circa 25 milioni, quasi un italiano su due. Le squadre più seguite sono Juventus, Milan e Inter, ma la passione collettiva avvolge anche le realtà di periferia più piccole. Ancora: circa 4,6 milioni di italiani praticanoquesto sport e 1,4 milioni sono iscritti alla FIGC. Nella fascia d’età tra i 5 ed i 16 anni, 1 su 5 è tesserato per la federazione. Il calcio è la dodicesima industria del nostro paese, capace di creare un indotto pari a circa 9 miliardi di € l’anno e di dare lavoro a circa 500.000 persone, generando più di un miliardo di € di contributi previdenziali. Pertanto, ridurre questo sport a qualcosa di puramente goliardico e folkloristico è oltremodo sbagliato. La base di questo mondo è costituita dai tifosi e, senza questa base, non si possono avere le altezze, ma l’importanza del fenomeno va ben oltre l’aspetto ludico della competizione e gli sfottò tra tifosi.
Fare un pronostico sulla vincitrice della prossima Serie A appare alquanto difficile, poiché le rose sono ancora incomplete ed il calciomercato chiuderà il 1° settembre. A tutt’oggi, le 3 big appaiono un gradino sopra alle altre, ma tutto può ancora accadere. Una nuova tendenza che sta prendendo piede oggi in Italia è quella di contrapporre la vittoria al bel gioco. Un’ulteriore divisione che si è creata sembra essere infatti quella tra risultatisti e giochisti , come se il Milan di Sacchi bello e vincente non avesse insegnato nulla. Del resto, lo disse anche Pier Paolo Pasolini: «Qual è la vera vittoria? Quella che fa battere le mani o battere i cuori?» . Probabilmente, è nell’indole di noi italiani tendere sempre a generalizzare ogni categoria del pensiero: in fondo, si può vincere giocando male e perdere giocando bene. Cuori e mani, però, possono battere all’unisono per la stessa vittoria che – va da sé – è roba per i risultatisti , perché è noto che la storia la fa chi vince. L’albo d’oro di ogni competizione contiene solo i nomi di chi ha trionfato. Eppure, la ricerca del divertimento fa parte dell’indole umana ed è più facilmente rintracciabile nel bel gioco, soprattutto se espresso dalla squadra per cui si tifa.
Figlio del fenomeno calcistico è l’altro gioco che ormai da anni sta spopolando nel nostro Paese: il Fantacalcio. Chi di noi non lo conosce? Chi non ha mai voluto mettersi in gioco rivestendo i panni del fantallenatore e, quindi, dello scopritore di talenti, magari in grado di risollevare le sorti del nostro calcio? I fantallenatori italiani sono circa 6 milioni e la modalità di gioco non è più quella della sfida tra amici, ma si stanno diffondendo sempre di più le leghe di caratura provinciale, regionale o nazionale, in cui le sfide si consumano a colpi di bonus e malus con persone provenienti da tutta Italia. In questo agosto rovente, la costruzione della rosa fantacalcistica sembra molto avvicinarsi alla composizione delle liste elettorali in vista delle prossime elezioni. La sfida sarà ardua anche questa volta?
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni
E' un commercialista cosentino. Appassionato di sport, qualunque esso sia, amante del calcio, adora tutto ciò che ha a che fare con i numeri. Ama la politica. Poco sportivo, molto tifoso, quasi estremista. In quello che fa ci mette tutto sé stesso.