Il saggio e l’elefante, 30 rinascite di Buddha

Di Maria Teresa Pedacecover

In piena osservanza dello spirito natalizio, cosa mai avrò ricevuto per Natale?
No, miei lettori, non porto l’attenzione sulle bustarelle delle nonne o sui ninnoli che finiscono dritti nel cassonetto del residuo.
Parlo di quei pacchetti fragranti quasi come i sacchetti del fornaio di fiducia, rettangolari per lo più, fissati con lo scotch alla bell’e meglio oppure preparati con una maniacale tendenza alla perfezione. Quelli che, insomma, contengono libri.
La sera dell’Antivigilia, ho infranto innanzi ad una busta colorata i propositi che prevedevano lo scarto selvaggio per la notte successiva. Qui urge una piccola parentesi: regalare un libro alla sottoscritta è difficilissimo, per la quantità abnorme di libri già letti, per i gusti affinati già in tenera età e per lo snobismo che mi contraddistingue. Ma poteva un amico storico fallire nell’impresa? Certo che no. È per questo che ho scartato “Il saggio e l’elefante, 30 rinascite di Buddha” (edizione Utet Extra, formato tascabile con e-book compreso nel prezzo fino al 30/06, per gli interessati).
Un libricino che scivola tranquillamente in qualunque pochette ricoperta di paillettes e spezza benissimo le tinte delle borse da lavoro con la sua copertina che mescola sapientemente viola e arancione e, insomma, conquista già le menti sensibili ai colori.
Nella letteratura indiana, i racconti sulle vite anteriori di Buddha vengono chiamata jakata, ed iniziano tutti pressapoco con la medesima formula: “Quando a Benares regnava Brahmadatta”, il corrispettivo del nostro “C’era una volta”. Difatti il regno di  Brahmadatta non appartiene ad alcuna epoca storica, ma è il tempo remoto e magico delle favole.
È lo stesso Buddha, alla soglia del nirvana, a raccontare ai suoi discepoli le avventure del suo ciclo di rinascite. Nei suoi racconti, emerge l’esatto significato della dottrina del karma: ciò che si è commesso in una vita precedente si ripercuote nella vita successiva. Maggior è la virtù, più nobile e vicina al risveglio è la forma di vita in cui ci si reincarna. Al contrario, ogni peccato commesso nella vita precedente si sconta nella degradazione della vita successiva. Ad ogni rinascita, l’individuo dimentica tutto ciò che è stato nell’esistenza precedente e non può fare tesoro delle esperienze accumulate. Solo pochissimi individui, giunti al culmine della consapevolezza di sé, hanno il privilegio di ricordare le loro vite precedenti. La cultura occidentale, ad esempio, attribuisce le medesime virtù di Buddha e dei suoi esercizi spirituali durissimi a Pitagora.
Le condizioni sociali, i mestieri e le specie animali in cui Buddha ha trascorso la sua vita sono infinite: è stato mercante, artigiano, figlio di re, elefante, scimmia, antilope. Ha trascorso le sue vite in numerosissime città, ha conosciuto i cinque deserti, affrontato briganti e demoni. Dovunque sia passato, la sua virtù ha reso migliore il mondo: al centro della sua azione vivificante, troviamo l’esercizio della compassione.
Ogni jakata, ogni insegnamento dottrinale, è intriso dell’incanto della favola. Il Buddha rinasce in un mondo fatto di inganno e avidità, ma pur sempre più vicino al mito che alla storia. La vita, in queste favole tanto brevi quanto indimenticabili, è un grande gioco che conduce alla libertà.
Ammetto di aver divorato ogni singolo racconto, di aver ceduto alla curiosità e di essere partita alla spasmodica ricerca di quel che si cela dietro il velo fiabesco.
Un viaggio lungo ed intenso, che val più di ogni proposito per l’anno nuovo e dà già i primi frutti.