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Come il digital delivery sta salvando la quarantena

In questi giorni chiusi in casa, lontani da tutto e da tutti, un ruolo cruciale nelle nostre vite e nella società intera lo sta avendo il delivery. Sempre più persone e attività hanno (ri)scoperto l’importanza di offrire il servizio di consegne a domicilio, anche le più piccole e tradizionali, che con i propri mezzi si stanno facendo in quattro per cercare di mantenere le vendite e al contempo andare incontro alle esigenze dei clienti, chiusi in casa. Supermercati, farmacie, pasticcerie, sartorie si aggiungono alla già lunga lista di ristoranti, pizzerie e locali che da anni sono attivi con il delivery, resosi sempre più digitale.

In una società, come quella italiana, in cui il digital devide è ancora accentuato (secondo l’Ocse circa il 26% della popolazione, tra i 16 e i 74 anni, non ha mai navigato in rete), il periodo che stiamo vivendo, in cui avere accesso a internet può significare non solo opportunità di lavoro tramite smart working ma anche fonte di approvvigionamento, si è rivelato una “palestra” che ha fatto emergere tutte le criticità del nostro sistema (ndr. è dell’08/04/2020 la notizia che l’Italia entrerà a far parte della coalizione europea contro il digital devide) ma anche la vitale importanza che internet può avere nella vita di ciascuno di noi.

Infatti, mentre ribadiamo #iorestoacasa, smartphone alla mano e ci basta poco per ordinare la spesa del supermercato, la pizza, il vino di cui abbiamo bisogno e qualsiasi altra cosa a cui non vogliamo rinunciare.

A parte gli e-commerce consolidati, è proprio il digital food delivery che in questi giorni sta registrando notevoli incrementi del volume d’affari. Fin da subito la Fipe, Federazione italiana dei Pubblici esercizi, ha rassicurato sulla possibilità di far proseguire il servizio di consegna a domicilio delle attività legate al food & beveradge, poiché tra quelle essenziali, sottolineando che il delivery “è un aiuto per milioni di persone costrette in casa, in particolare per i più anziani che possono continuare a farsi consegnare cibi preparati nei loro ristoranti di fiducia”, pur rafforzando le disposizioni di sicurezza igienico sanitarie, sia per i lavoratori che per i consumatori.

Ma cosa sappiamo sul settore?

Secondo AssoDelivery – l’associazione dell’industria del food delivery italiana alla quale aderiscono Deliveroo, Glovo, Just Eat, SocialFood e Uber Eats – gli studi del Politecnico di Milano e le stime di JustEat all’interno dell’”Osservatorio nazionale sul mercato del cibo a domicilio”, nel 2019 l’online food delivery ha rappresentato circa il 18% dell’intero settore delle consegne a domicilio, che complessivamente (considerando ordini online e offline, tramite i canali tradizionali, come il telefono) vale circa 3,2 miliardi di euro.

Se consideriamo gli utenti, la maggior parte è costituita da giovani, che spesso sono anche dipendenti delle aziende di food delivery (ad esempio, i riders) o anche gli stessi startupper dietro la piattaforma.

Secondo i dati di Just East riferiti al 2019: il 58% degli ordini sono stati effettati da millenials, il 20% da adulti e famiglie e il 6% da over 45; Gli uomini ordinano online più delle donne, ma con un piccolo scarto (55% contro 44%) e, a livello professionale, ordinano di più impiegati (40%), studenti (31%) e liberi professionisti (15%).
A livello geografico, gli ordini sono effettuati più nel nord Italia e le città che registrano la maggior quantità di ordini sono generalmente Roma, Milano, Bologna, Torino, Genova, Napoli, Trieste, Palermo, Pisa e Parma; anche se nel 2019 la crescita maggiore del digital food delivery si è registrata nelle province e relative città con una popolazione inferiore a 150.000 abitanti, come Bolzano, Catanzaro, Alessandria, Asti o Pesaro.

Qualche curiosità food?
Al nord si mangia più pizza, sushi, indiano e pokè; al sud si mangiano più hamburger, dolci e pollo. A livello nazionale è però indiscusso il dominio di pizza e patatine. E mentre gli over 45 preferiscono la cucina healthy e tradizionale, gli under 35 sperimentano più tipologie di cucine.
Le richieste più strane pervenute su JustEat? 100 birre a domicilio in un colpo solo a Reggio Calabria, 100 arrosticini a Roma e 82 sushi misti ad Avezzano!
Per tutte le curiosità e gli approfondimenti spulciate la ricerca di JustEat!

Il digital delivery al tempo del coronavirus

In questi giorni il digital delivery è uno dei settori che sta non solo continuando ad essere attivo ma sta reggendo parte dei consumi e delle necessità della società.

Per avere un’idea di cosa sta succedendo al digital food delivery abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Andrea Antinori, co-founder di Winelivery, l’app che porta vini, birre e drink a casa in mezz’ora, nata a Milano nel 2016 e oggi attiva anche a Bologna, Torino, Firenze, Roma, Napoli, Bergamo, Prato, Catania, Rimini, Cagliari e Formentera.

Winelivery a marzo ha registrato circa il 200% in più degli ordini rispetto al mese di febbraio. “La prima settimana dal lockdown abbiamo avuto una crescita graduale degli ordini, poi dalla seconda settimana c’è stata un’esplosione”. La crescita è stata omogenea in tutte le fasce di consumatori, con un lieve calo in quella degli universitari (giustificato anche dall’esodo di studenti fuorisede dalle grandi città) ma a cambiare è stato soprattutto il comportamento di acquisto dei consumatori: non solo sono aumentati i numeri di carrelli di spesa ma è anche aumentato il valore del carrello medio per ciascun utente, lasciando intendere che “gli utenti stanno usando Winelivery non più come servizio di acquisto last minute, ma come vero e proprio modo per fare scorta di prodotti”.

Ad oggi la domanda sull’app continua a crescere e per il futuro è certo che, pur non essendoci la crescita esponenziale di questi giorni, si avrà un mantenimento importante: “In generale, se si prova un servizio e ci si trova bene si continuerà ad usarlo, anche se diminuisce la necessità che ne abbiamo. Quindi immagino un futuro in crescita per l’intero settore”.

Andando oltre il food, a conferma del fatto che questo periodo ha reso nota a tutti l’importanza dei servizi di consegna a domicilio, è di sabato scorso il lancio di Ordinaloo, una piattaforma di delivery rivolta a diversi settori (Food, abbigliamento, sanità, ecc…) nata in un territorio ancora per molti aspetti vergine: la Calabria.

A lanciarla è stata Officina Kreativa, un centro di innovazione nel cuore di Crotone; abbiamo parlato con Dario Megna, uno dei founder, che ci ha raccontato come la realizzazione e il lancio della piattaforma (costituita da app e sito web, differenziate anche per tipologia di utente a cui rivolgersi: utente e/o venditore) siano avvenute in soli 25 giorni, “sebbene l’idea di creare una piattaforma di delivery in Calabria l’avevamo già da tempo; abbiamo solo sfruttato questo periodo un po’ più libero da impegni di lavoro.”

Lavorare con il digitale in Calabria non è facile, a causa anche della mentalità del territorio, ancora non pienamente consapevole delle potenzialità di questi strumenti; questo periodo di quarantena si è rivelato però utile per dare una svolta sostanziale: le attività dovrebbero essere più consapevoli dei vantaggi competitivi derivanti dall’affiliarsi a piattaforme di digital delivery. Infatti, in pochi giorni le attività commerciali iscritte a Ordinaloo stanno aumentando, a cominciare dalla città di Crotone, e l’obiettivo è riuscire a coprire l’intera regione: “Vogliamo offrire un servizio utile al nostro territorio e alle attività che ci sono, per dare linfa vitale alla nostra regione”. E per farlo hanno anche deciso di offrire, per questo inizio, il servizio gratuito alle attività che si affiliano.

Per concludere, il digital delivery è una grande opportunità per lo sviluppo delle attività commerciali e dei territori a cui si rivolge; in questo periodo sta supportando i consumi e l’intera società, con molti utenti che hanno sperimentato per la prima volta l’utilizzo di questi servizi, sia come consumatori che come rivenditori. La speranza quindi è che si riesca a far tesoro di quello che stiamo vivendo, sfruttando al meglio il digitale e tutti gli strumenti a disposizione.