La notte tra il 28 e il 29 ottobre del 2018 la “Tempesta Vaia” ha devastato le Dolomiti, abbattendo più di 42 milioni di alberi. Per la prima volta in maniera così catastrofica l’Italia nordorientale ha sperimentato le conseguenze dei cambiamenti climatici che si sono accaniti sul territorio a livello idrogeologico ma anche economico: la caduta degli alberi ha causato, infatti, sia un notevole aumento del rischio connesso al dissesto idrogeologico sia un collasso del prezzo del legname nell’industria del legno triveneto.
Per sostenere le comunità locali e ripristinare l’equilibrio dell’ecosistema, 3 giovani talentuosi hanno deciso di dar vita ad un progetto che, recuperando il legno caduto, creasse un nuovo modo di realizzare oggetti di design, senza dispendio di materie prime e, soprattutto, ricostituisse l’equilibrio dell’ecosistema. Nasce così Vaia, una startup che trasforma gli alberi abbattuti in prodotti finiti, dalla cui vendita deriva nuova vita per boschi e foreste: la vendita di ogni prodotto rappresenta, infatti, un albero piantato.
L’uragano ha causato la presenza di molti tronchi squarciati per cui non si potevano costruire oggetti grandi e complessi; Vaia, allora, è partita con la produzione di un oggetto iconico, ovvero una piccola cassa audio di legno, a forma di cubo.
Ne abbiamo scoperto di più in questa intervista ai 3 founders:
- Vaia prende forma a seguito del disastro ambientale che ha colpito le Dolomiti nel 2018, ma, nello specifico, ci raccontate un po’ della vostra storia? Esattamente com’è nata Vaia e perché?
Il nostro progetto è nato da un semplice quesito: è possibile rispondere in modo concreto alle conseguenze di un disastro climatico? Se sì, come? Abbiamo pensato a lungo alla questione e siamo giunti a una conclusione: ripartire dalla distruzione per creare qualcosa di nuovo, qualcosa di bello. Così nasce Vaia, che dall’essere una tempesta diventa un amplificatore in legno totalmente naturale, realizzato dagli abeti e dai larici recuperati dalle zone colpite dalla tempesta. Abbiamo voluto dare al nostro prodotto un design iconico, portatore di un messaggio più grande: risvegliare la coscienza collettiva “amplificando” l’attenzione sul problema ambientale. Pertanto abbiamo deciso di investire sull’amplificazione data dalla conformazione naturale del legno. Il valore simbolico di Vaia, unito al suo elevato valore estetico, rappresenta il nostro punto di forza ed è ciò di cui siamo orgogliosi.
- Federico, Paolo e Giuseppe, ci parlate un po’ di voi?
Siamo Federico, Giuseppe e Paolo, un gruppo di giovani imprenditori con l’obiettivo di realizzare un nuovo modello di business, incentrato sulla sostenibilità, l’artigianalità Made in Italy e l’economia circolare.
Paolo, classe 1994, viene dalla provincia di Rovigo, studia Economia a Ferrara e consegue la laurea magistrale in International Management presso la stessa città. Nel frattempo trascorre un periodo di studio in Polonia. Adesso lavora a Verona come Analista funzionale. Paolo rappresenta un po’ le gambe di VAIA, il motore che fa muovere l’intero progetto.
Giuseppe nasce nel 1992 a Catania, si laurea prima in Lettere e poi in Comunicazione pubblica e d’impresa. Durante gli studi svolge un tirocinio come giornalista a Bruxelles. Successivamente vince una borsa di studio per un Master in Marketing in Bocconi. Ora lavora a Roma come Market developer. Giuseppe si occupa delle strategie di comunicazione per VAIA, raccontando la mission e la vision della nostra startup.
Federico, nato nel 1991 a Borgo Valsugana, provincia di Trento, è laureato in International Management e ha alle spalle due Exchange programmes, uno in Belgio e uno in Giappone. Attualmente lavora nel Dipartimento Risorse Umane della NATO. È la mente che ha ideato il progetto VAIA e guida e coordina tutto il team.
- Adesso, dopo quasi 2 anni dall’uragano, com’è la situazione ambientale?
Gradualmente i luoghi colpiti si stanno riprendendo e la Natura sta facendo il suo corso. In questo senso, il nostro obiettivo di mettere a dimora dei nuovi alberi si inserisce nel progetto più grande del naturale ripristino dell’equilibrio dell’ecosistema. VAIA vuole semplicemente aiutare questa “guarigione”. Infatti, lo scorso 22 maggio, con la collaborazione di Etifor e della Forestale, abbiamo ripiantato i primi 500 alberi – larici e abeti – in Val di Fiemme. Un piccolo grande segnale di ripresa dopo il disastro Vaia.
- La mission di Vaia è un perfetto equilibrio tra sostenibilità ambientale ed economica. Cosa pensate debbano fare le imprese, oggi, per ridurre il proprio impatto ambientale, restando, comunque, sostenibili da un punto di vista economico? Quale esempio può dare Vaia?
Noi di VAIA nutriamo l’ambizione di essere un vero modello di economia circolare, che nel futuro sarà imprenscindibile per qualunque azienda operante in qualunque settore. Non si può considerare la dimensione economica separatamente dalla dimensione ambientale e sociale: queste dimensioni devono coesistere attraverso un modello di business che generi effetti positivi lungo tutta la filiera. Questa è la strada intrapresa da VAIA.
- Ci descrivete il vostro prodotto in poche parole?
Essenziale, iconico, unico.
- Avete in mente di realizzare nuovi prodotti?
Sì, ce ne sono diversi nel cantiere, sia futuri prodotti che futuri progetti, perché crediamo che il nostro modello di business sia applicabile a tanti altri contesti, dai cataclismi climatici agli sprechi di risorse naturali. Il nostro obiettivo rimane sempre restituire una dignità, una seconda vita a quelle materie prime ritenute, per vari motivi, “inadoperabili”. Però, nei prossimi mesi la nostra priorità sarà il recupero del legno caduto nelle Dolomiti, poiché c’è tanto da fare e noi intendiamo lavorare con impegno, risolutezza e focus sul territorio.
- Cosa vuol dire avere una prospettiva circolare nel design?
Crediamo che l’idea realmente innovativa che sta alla base di questo progetto è essere un esempio di vera economia circolare, in cui produrre non significa sfruttare o sottrarre risorse all’ecosistema, bensì restituire al territorio e all’ambiente. Per questo motivo, per ogni VAIA Cube venduto pianteremo un albero nelle zone colpite, chiudendo così il cerchio. Da qui il nostro claim, “Design d’azione”, per indicare un design dinamico, che genera benefici nell’ambiente circostante.
- Acquistare Vaia influisce positivamente non solo sull’ambiente ma anche su tutto l’indotto del legno: sfruttate il legname caduto, lo fate lavorare da artigiani locali e l’introito permette di piantare nuovi alberi. Fino ad ora quali sono stati i risultati ottenuti, in termini di riscontro tra gli utenti/clienti/partner e di numero di alberi piantati?
Siamo molto contenti perché i soggetti sociali che abbiamo coinvolto stanno lavorando in armonia e sono soddisfatti di lavorare per una buona causa. Il nostro più grande risultato finora è indubbiamente la messa a dimora dei primi 500 alberi nella Val di Fiemme, grazie anche alla collaborazione di Etifor e della Forestale. Ma non vogliamo fermarci qui!
- Abbiamo visto che siete aperti alle collaborazioni: come si diventa partner, chi può diventarlo e, soprattutto, come fare a sostenere poi il vostro progetto e il territorio di riferimento?
Presto sul sito daremo indicazioni su come diventare Partner di VAIA. Al momento, chiunque può contattarci alla nostra email – info@vaiawood.eu –, ciò che conta è che ci sia una risonanza di valori e di intenti. Decidiamo di collaborare solo con chi mostra concretamente di avere a cuore i temi della sostenibilità, della economia circolare e in generale ha una visione del mondo come la nostra. Questo per noi è il primo passo per diventare partner e cambiare le cose insieme.
Commercialista e revisore, appassionata di scrittura e digitale. Sempre immersa in qualche progetto sfidante, cerca spesso novità per rivoluzionare il (suo) mondo. Nel 2014 ha creato questo contenitore di storie, pensieri, idee e (tante belle) persone.