Una voce per più volti: intervista al doppiatore Flavio Aquilone

Oggi abbiamo la fortuna di scoprire alcuni retroscena sulla carriera del doppiatore Flavio Aquilone.


Flavio aquilone nasce a Roma il 21 febbraio del 1990. Inizia la sua carriera da giovanissimo, la prima esperienza nel mondo del doppiaggio avviene all’età di quattro anni.
A soli 15 anni vince il premio Voce emergente dell’anno al Gran Galà del Doppiaggio. In seguito ottiene il premio Voce maschile dell’anno al Romics e Il Leggio d’Oro sempre come voce dell’anno.


Flavio Aquilone è la voce storica di Tom Felton, nel ruolo di Draco Malfoy, antagonista e rivale di Harry Potter in tutti gli otto film. È la voce ufficiale di Zac Efron, ha doppiato Liam Hemsworth in Hunger Games, Nicholas Hoult in Warm Bodies, Mad Max: Fury Road, William Moseley in Le cronache di Narnia, Dane DeHaan in The Amazing Spider-Man 2. Nelle serie tv, lo ricordiamo nei panni di Jack Quaid in The Boys, Rami Malek in Mr. Robot, Jaime Lorente in La casa di carta. Per quanto concerne le serie animate è la voce di Jean Kirschtein ne L’attacco dei giganti, Light Yagami in Death Note, Genos in One Punch-Man. Inoltre, ha doppiato Hiccup nella trilogia e nella serie di Dragon Trainer.
Nei videogiochi lo ricordiamo nel ruolo di Taka in Ghost of Tsushima.


Come ti sei avvicinato al mondo del doppiaggio?


Ho iniziato il mio percorso nel mondo del doppiaggio da bambino. Mia madre è nel settore, ricordo che si stava occupando dei dialoghi di un cartone animato. Mi divertiva da bambino l’idea di poter dare voce ad alcuni personaggi per l’edizione italiana di una cosa che già esiste in altre lingue.
Avevo da sempre mostrato particolare interesse per la recitazione e facevo teatro, di conseguenza ho voluto provare la strada del doppiaggio. All’inizio è stato un gioco, non l’ho vista come una professione vera e propria, poi negli anni è diventato un vero e proprio lavoro.


Che consiglio daresti ai nuovi aspiranti doppiatori?


In questo periodo storico le difficoltà sono molteplici rispetto a quando abbiamo iniziato noi, mi riferisco alla mia generazione. Chi ha iniziato da bambino è stato ancora più fortunato perché ho avuto modo di crescere nel settore e perciò imparare un mestiere con costanza. Chi non ha l’opportunità di iniziare da bambino può comunque affacciarsi a questo mestiere in una fase più matura.
La difficoltà principale in questo periodo, al di là del Covid, è seguire un percorso formativo che poi dia uno sbocco professionale. Presentarsi nei vari studi doppiaggio, seguire in sala, ascoltare grandi professionisti e vederli all’opera era il modo migliore per imparare.
Oggi è impensabile, perché le committenze ci hanno chiesto degli accordi di riservatezza abbastanza rigidi.

Noi non possiamo far entrare in sala nessuno che non sia collocato quel giorno; quindi, ti lascio immaginare quanto sia difficile seguire oggi in sala.
Il consiglio che mi sento di dare ai ragazzi che vogliono affacciarsi a questo mestiere è quello di studiare da attori. Il doppiaggio è un aspetto della nostra professione. Il doppiaggio è un mestiere ad ampio spettro. Il microfono è sicuramente un elemento fondamentale del nostro lavoro, ma non è l’unica caratteristica da studiare.

Qual è il personaggio più difficile che hai doppiato? Inoltre, a quale sei più affezionato?


È difficile scegliere un personaggio in una carriera. La crescita professionale di un attore è fatta di tanti percorsi e di tanti personaggi, quindi sceglierne uno è impossibile.
Il più difficile da doppiare, per il momento, è stato il personaggio di Lili Elbe in The Danish Girl. Un personaggio delicatissimo, un film stupendo stupendo, poi per me era la prima volta che mi approcciavo a un personaggio femminile.

La ricerca in prospettiva è stata molto curata e intensa. Il direttore Mario Cordova è stata una grande guida per tutti noi.
Uno di quelli che ricordo con particolare affetto è Zack Mazursky in Alpha Dog, un film del 2006. Purtroppo l’attore è scomparso qualche anno fa per un incidente. Ho avuto modo di prestare la voce a questo attore diverse volte negli anni, quindi mi sento molto legato a lui. Alpha Dog è stato uno dei primi film che ha fatto emergere il suo vero talento.


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni


L’intervista continua su Videogiochitalia.it