ATTENZIONE: premessa necessaria. Come ogni articolo che tratti di serie tv, anche questo potrebbe essere soggetto al virus dello SPOILER. Si pregano pertanto lor signori di leggere in modo consapevole, o altrimenti di non cercare il mio indirizzo di casa con l’intenzione di farmela pagare. Grazie.
Siamo ancora qui amici teledipendenti e drogati di streaming, siamo sopravvissuti ad una delle annate più difficili della nostra carriera; quello che ha segnato questo 2014 è stato prima di tutto il vedere alcune delle nostre serie preferite, piccole perle conosciute ai più appassionati, date in pasto al grande pubblico, improvvisamente attento ad azioni ed eventi che consideravamo “solo nostri”.
Il passaggio dalla categoria “di nicchia” a quella “mainstream” è un percorso difficile e costringe l’appassionato a decidere come reagire; e solitamente in questi frangenti possiamo confrontarci con diverse personalità:
– il rinunciatario intellettualoide: deciderà di mollare la presa e, preso dallo sconforto di non potersi più vantare di seguire storie sconosciute e/o particolari, lascerà che il mondo sbrani ciò che un tempo era il suo conforto personale e andrà alla ricerca di prodotti che gli diano nuove emozioni (attentamente selezionate per essere poco conosciute), altrove;
– l’entusiasta superbo: felice di poter condividere il suo prezioso sapere col mondo, non vede l’ora di confrontarsi con i nuovi fan per ergersi a supremo conoscitore del prodotto in voga. Guai a interromperlo mentre ti spiega i retroscena che nessuno sa, su una scena che probabilmente non hai visto mentre andavi un attimo a prendere da bere in cucina. E soprattutto, guai a mostrarsi più preparati di lui o a cambiare argomento, potrebbe spoilerarti l’inimmaginabile.
– l’anima pia: con pacche sulla spalla e continui “Lo so, lo so.” supporterà il tuo entusiasmo quando arriverai alle scene che aspettavi da una vita e raccoglierà le tue lacrime quando arriverai a quelle che incrineranno la tua fiducia nell’essere umano e la tua consapevolezza che possa esistere la compassione in quell’insidiosa categoria che comprende gli autori televisivi.
Ma parliamo ora dei principali lieti eventi televisivi che hanno segnato i nostri cuori in questo 2014. Partiamo con ordine.
Sherlock: è la prima serie da prendere in esame, non fosse altro per seguire un ordine temporale di uscita. I tre episodi della terza stagione, usciti nel Gennaio 2014, si sono fatti attendere ben due anni, poiché questi sono i tempi di attesa dello show; e non sarebbe neanche un grosso problema, se non che la seconda stagione aveva un tale finale da causare nei fan non pochi segni di isteria all’idea di attendere tanto per sapere come continuasse. L’attesa non ha deluso infine, ma la trama per questa stagione ha preferito soffermarsi più sulla quotidianeità dei protagonisti, piuttosto che su eventi incisivi per lo sviluppo della storia. Il bello, a detta degli autori (soprattutto di Moffat il cui nome viene spesso gridato al cielo agitando il pugno) arriverà con la quarta stagione e “turberà e sconvolgerà i fan”, testuali parole rilasciate su Twitter. Prevista per il 2016 (ora capite il pugno?!), non ci resta che attendere pazienti e aiutati dagli adeguati gruppi di supporto.
Game of thrones: la quarta stagione, andata in onda tra aprile e giugno, è stata la più attesa della storia della serie; se all’inizio era partita in sordina e poi era esplosa grazie ai meme su Internet e a, diciamo le cose come stanno, Sean Bean e il suo personaggio (ammicca,ammicca e chi vuol capire, capisca), ha man mano spopolato ovunque diventando tra gli show più seguiti del momento, da gruppi di non poco ossessionati fan. Poche cose drogano come Game of thrones. Per contenuti e sviluppi della trama, questa stagione si è rivelata la migliore, storie maneggiate con equilibrio, sviluppi inattesi e sempre incalzanti e, ovviamente, morti memorabili. Morti che costituiscono i principali traumi di questo 2014; d’altronde chi segue lo show sa che niente è sicuro e che la parola chiave è: mai affezionarsi. A seguito di ciò, il pubblico è diventato sempre più avido e non ha fatto altro che alzare ulteriormente le aspettative del pubblico per la prossima stagione, attesa per il 2015 con non poca trepidazione.
How I met your mother: sempre parlando di traumi, una delle sitcom più longeve e seguite degli ultimi dieci anni si è conclusa questo dicembre (in Italia) e non con poche polemiche. Gli ultimi (e devastanti) tre minuti dell’ultima puntata hanno cambiato le prospettive di oltre una decade di trama, facendo sì che i fan si schierassero in due fazioni ben distinte, di cui non esistono zone intermedie: chi si è sentito tragicamente deluso e ingannato da una storia impostata in modo che lo spettatore credesse nel destino e nel vero amore per poi, apparentemente, lasciarlo col deretano sull’asfalto, e chi, stoicamente, ha accettato la piega degli eventi sentendosi soddisfatto del finale che gli autori hanno definito “realistico”. La prima fazione sembra raccogliere la maggior parte delle reazioni, sarà forse per questo che è stato annunciato che nei dvd della serie verrà aggiunto un finale alternativo? Certo si tratta di un tema che farà discutere ancora a lungo.
True detective: la serie più discussa del 2014 ha rappresentato l’inizio di una nuova stagione televisiva improntata all’eccellenza per realizzazione di contenuti. Non è una serie per passare il tempo, nè per stomaci delicati, ti costringe a metterti in discussione, a pensare; e come se non bastasse il finale porta con sè l’amarezza di non poter più vedere quei personaggi a cui ti eri inevitabilmente affezionato. Anche inaspettatamente, specie vista la loro natura di antieroi. Questa prima stagione (autoconclusiva, come saranno anche quelle che verranno) è partita con una bellezza accecante e le prossime dovranno misurarvisi, sia come trama che come attori. è prevista infatti la presenza di Colin Farrell, come detective, e di Vince Vaughn, come antogonista, per cui nessuno fa particolari salti di gioia. Tuttavia, se sono riusciti a far emergere il talento di Matthew McConaughey, non vedo perché non dargli una possibilità.
The big bang theory: la prima parte della tanto attesa nuova stagione di TBBT si è conclusa da poco, regalandoci gli ormai scontati momenti di allegria e spensieratezza di cui questa ben riuscita sitcom si fa portatrice da anni. Si pensava ad uno stravolgimento dello show per questa stagione, ma alla fine le aspettative non sono state deluse. Le situazioni e problematiche vengono affrontate sempre con la stessa verve a cui siamo abituati, pur tenendo conto dello sviluppo psicologico dei personaggi. E, a proposito di questo, un evento in particolare ha segnato questa stagione nell’animo dei spettatori fedeli, facendo terminare questo “anno televisivo” nel modo più tenero possibile.
Una frase. Di Sheldon. Ad Amy.
Su queste noti liete, possiamo quindi salutare questo quanto mai proficuo 2014 e abbracciare il nuovo anno senza ulteriore indugi, consapevoli che ci sarà sempre qualcosa di bello che valga la pena vedere sui nostri schermi e per cui valga la pena ossessionarci fino a fangirlare come fosse la nostra unica ragione di vita.
Nasce a Cosenza nel 1993. Laureata in Scienze Politiche, convive con una memoria straordinaria per fatti assolutamente irrilevanti. Da brava millennial, ha un account attivo su ogni social, ma il suo preferito rimane Twitter.