Tutto va come deve andare – Intervista al cantautore Simone Paladini

Abbiamo scambiato due chiacchiere con Simone Paladini, cantautore romano classe 1994.

Simone si avvicina al mondo della musica nel 2010, lasciandosi influenzare sia dal rap inglese che dai grandi cantautori italiani ed esordendo con un EP di 6 tracce chiamato “Disturbo Bipolare”. Nel 2012 fonda il duo “Influenze Negative”, con cui pubblica nel 2014 il primo EP “RapBot vol.1”, album dalle forti connotazioni rap.

Il passo successivo è caratterizzato da uno stravolgimento stilistico, che porteranno il duo a consacrarsi come nuove promesse del genere “Hip-Rock”. In quel periodo Simone affronta un momento complicato della sua vita, cosa che sì rifletterà anche sulla sua musica – come testimonia il singolo da solista intitolato “Un Brutto Momento”. Nel 2015 viene pubblicato “Due Di Due”, grazie al quale Influenze Negative inizia a farsi notare agli occhi del grande pubblico. Nello stesso anno arriverà “III Disco”, il loro primo disco ufficiale.

Dopo la chiusura della band, Simone attraversa un profondo periodo di riflessione che durerà fino al 2019, quando pubblica due singoli: “Per sempre” e “Tachicardia”. Inizia a studiare pianoforte e va alla ricerca di una sonorità pop più evoluta, dalle connotazioni più mature. Il 3 novembre esce “Luce Di Plastica” e, successivamente, pubblica due singoli, “Greta” e “C’era Una Volta”. Il 13 Aprile uscirà il suo nuovo singolo, “Saudade”.

Simone, com’è nata la tua attitudine verso la musica?

Guardandomi indietro, posso dire che la musica ha sempre avuto un ruolo importante nella mia vita. Cercavo rifugio nelle canzoni degli altri e mi sono ritrovato ad essere risucchiato da questo vortice. Ho iniziato a scrivere qualcosa quando avevo 13 anni; il rap stava andando forte il quel periodo, così mi sono avvicinato a quel mondo che ai tempi era ancora misterioso ma affascinante. Dai 15 ai 18 anni partecipavo ai classici contest, fino a quando mi sono ritrovato a far parte di “Influenze Negative”, gruppo pop/rap in cui sono stato circa 7 anni. Finito quel capitolo della mia vita, dopo un lungo periodo di riflessione, ho iniziato a studiare pianoforte e canto. Il cantautorato italiano mi ha coinvolto così tanto da farmi aprire gli occhi e capire quale ramo mi appartenesse di più in questo fantastico albero.

La musica, oltre ad essere passione e trasporto, funge anche da valvola di sfogo. Cosa rappresenta nel dettaglio, per te, questa fantastica forma d’arte?

È una passione che porto avanti da sempre. Tendenzialmente cambio idea come cambio le mutande (con la stessa frequenza), ma la musica è l’unica cosa che è rimasta costante nella mia vita e ancora oggi mi dà lo stesso entusiasmo, energia e soddisfazione. Al momento potrei considerarlo un hobby, ma ovviamente l’obbiettivo è trasformarlo in un lavoro, visto che lo vivo già come tale.

Parlaci di “Saudade”, il tuo nuovo singolo in uscita il 13 Aprile. Quale messaggio vuoi trasmettere e, soprattutto, qual è stata la molla che ti ha spinto a scrivere questo pezzo?

Saudade è una parola portoghese che descrive un insieme di sensazioni, tra cui la nostalgia, un’emozione che durante questi ultimi anni di pandemia ci ha letteralmente travolti. In questo periodo, come molti, ho avuto modo di conoscermi meglio ed ho capito che questa Saudade che tendevo a nascondere non è qualcosa di negativo, anzi, è fondamentale per vivere a pieno. Saudade per me significa accettare ed accettarsi.

A quale artista ti sei ispirato nel corso degli anni?

Tutta la musica mi è d’ispirazione, anche se principalmente ascolto pop e cantautorato italiano.

Chi è Simone nella vita di tutti i giorni?

Oltre che un musicista anche tatuatore.

Cosa vedi per te nell’imminente futuro? Parlaci un po’ dei tuoi progetti.

Ho tantissime canzoni pronte, ma non ho un piano ben preciso. Scrivo il percorso giorno per giorno.

Se potessi avere la bacchetta magica, cosa desidereresti di più al mondo in questo momento? Sia a livello personale che a livello professionale.

Vorrei imparare a prendere le cose con più leggerezza, in entrambi i casi.

Se te la senti, quale consiglio daresti a chi, come te, intende intraprendere un percorso nel mondo della musica?

Credo che l’importante sia fare musica senza farsi grandi aspettative. Viviamo in un mondo dove contano più i numeri e l’immagine del “prodotto” in sé. Io mi concentrerei più sulla materia prima. Poi, come dice zio Max, “tutto va come deve andare”.