Come capita spesso, questo per noi di Venti è un periodo un po’ particolare, caratterizzato da idee in circolo, molto lavoro e nuovi cambiamenti all’orizzonte. Cambiamenti che, per puro caso, spesso coincidono anche con ciò che ci capita nella vita di tutti i giorni. In particolare, durante questo mese novembre mi sembra che tutto stia girando intorno ai ritorni e alle nuove opportunità.
Spesso sul blog abbiamo parlato dei trasferimenti, dello studiare fuorisede e dei nuovi inizi, raccontando le nostre esperienze. Ancora però non ci eravamo soffermati su un argomento altrettanto importante e altrettanto sentito: il ritorno a casa.
Vivere fuori sede non significa certo tagliare i ponti con la propria città di origine. Periodicamente, o almeno per trascorrere le feste, tutti i fuorisede, valigia in mano, salgono sul primo aereo, treno o pullman che sia, per tornare a casa e riabbracciare famiglia e amici. Con ritorno a casa intendo invece il “ritorno vero”, quando, scatoloni imballati e spediti, si chiude la porta dell’appartamento che ci ha ospitati durante il tempo trascorso nella nostra città d’adozione e si salutano gli amici che nel corso di quello stesso tempo sono diventati una sorta di famiglia, con cui si è condivisa la quotidianità e che spesso ci hanno visti crescere, per lo più da matricole universitarie neo-diciottenni a professionisti in erba.
A dir la verità il ritorno a casa non è una scelta che fanno tutti. Anzi, chi ritorna a casa, al sud in particolare, dopo un percorso di studi trascorso in qualche grande città italiana o estera, è veramente una piccola percentuale. Si preferisce o, per lo più, si è obbligati a restare fuori, dove ci sono più opportunità di crescita, formazione e professione. Ma le due facce della medaglia, positiva e negativa, ci sono in ogni caso, sia che si resti in un’altra città, sia che si torni nella propria.
Da ottobre mi sono trovata inaspettatamente a dover anticipare, in parte, il mio ritorno a casa.
Sebbene avessi intenzione di tornare dopo la laurea, non pensavo di dover iniziare a salutare la mia bela Madunina fin da ora.
Lasciando da parte il confronto – che sarebbe inutile e senza senso – tra stili di vita, opportunità e vivibilità di una grande città europea qual è Milano, con una del sud Italia, seppur grande, come Cosenza, la difficoltà nel ritorno alle origini sta anche in una questione di abitudini; nel riprendere, in un certo senso, la propria “vita da liceale”, abitando con la famiglia, rispettando certi ritmi, riacquistando abitudini a cui non si era più abituati dopo anni di autonomia.
Ma a tutto ci si abitua e, nonostante tutto, anche il ritorno a casa è un nuovo inizio. Comincia un nuovo capitolo e le opportunità che si aprono possono essere tante.
Senza entrare nel merito di una questione ancora più grande, quale la “fuga dei cervelli” e la conseguente maggiore difficoltà di un territorio nel risanarsi e crescere, mi chiedo: se davvero andassimo via tutti senza poi tornare, cosa ne sarebbe tra qualche anno delle nostre regioni e delle nostre città? Perché non dargli almeno una possibilità?
Fare la valigia e andare a vivere altrove, come abbiamo sempre sostenuto, aiuta a crescere, ad acquisire autonomia, ad “aprire la mente”. Vivere a Milano a me ha dato non solo l’opportunità di crescere, come persona e come professionista, ma anche quella di scoprire un lato del mio carattere che prima non pensavo di avere: un forte attaccamento ai luoghi in cui sono nata e cresciuta.
Nonostante tutti i problemi della mia regione – che io per prima critico e denuncio – sono immensamente legata a questo territorio e alla mia città, e pensare di andar via a tempo indeterminato mi spaventa.
Non so se sarò in grado di fare concretamente qualcosa per contribuire a cambiare lo status quo, ma voglio quanto meno provarci. E credo che il ritorno a casa sia un nuovo inizio anche per questo.
Le opportunità non sono solo altrove, sono fermamente convinta che dove non si vedono si possono creare. D’altronde, anche Galileo diceva:
“Dietro ogni problema c’è un’opportunità”.
(E quand’è che si è detto che il Sud è privo di problemi?)
Commercialista e revisore, appassionata di scrittura e digitale. Sempre immersa in qualche progetto sfidante, cerca spesso novità per rivoluzionare il (suo) mondo. Nel 2014 ha creato questo contenitore di storie, pensieri, idee e (tante belle) persone.