Questa è la legge!

Intervista a Angelo Greco, il volto dietro La legge per tutti

Avvocato, fondatore e direttore del giornale “La legge per tutti”, Angelo Greco è oggi uno dei volti più noti sugli schermi dei nostri smartphone. Dalla prima esperienza che lo ha reso celebre nelle vesti di co-conduttore nella trasmissione televisiva “Tempo e Denaro” su Rai Uno, in qualità di esperto, snocciola in semplici pillole di legalità suggerimenti concreti adatti alle più disparate vicende di vita quotidiana. Il professionista più influente d’Italia offre, nel suo contributo, la partecipazione ad un diritto nuovo. Forse il superamento di una magniloquenza artificiosa, poco comprensibile ai più.

Crede che l’attività divulgativa, veicolata attraverso l’uso dei vari social, possa facilitare la conoscenza di ciò che è socialmente dannoso? Internet può divenire anche strumento di orientamento culturale?
«Credo che internet sia uno strumento di profonda democrazia perché veicola la conoscenza in senso orizzontale essendo una forma di comunicazione B2C (Businnes to Consumer). In passato si era soliti consultare i volumi dell’enciclopedia comprendendo, per sommi capi, uno specifico tema di interesse; lo stesso avviene oggi con il web. Ciò che è variato è il mezzo ma l’approccio è rimato sostanzialmente identico. È naturalmente una conoscenza non paragonabile allo studio di una specifica materia. Credo, tuttavia, che il lettore disponga di questa consapevolezza: d’altronde è impossibile tenere l’uomo al riparo dalla conoscenza ed è oltremodo necessario scongiurare il pericolo che questa resti appannaggio dei tecnici. È assurdo limitare l’accesso al sapere nel timore di una conoscenza frammentaria. Garantire le condizioni di un facile ed immediato accesso alla conoscenza certamente produce un effetto positivo nel tessuto sociale».

Quanti intraprendono gli studi in legge sono spesso mossi da uno spirito di legalità ideale. Vi sono casi giudiziari, anche mediatici come il caso Regeni, contraddistinti di fatto da una verità negata che fatica a trovare soluzione. Cos’è per lei la giustizia? 
«Sul concetto di giustizia si potrebbe discutere a iosa. Certamente abbiamo idealizzato molto un senso di giustizia che si palesa, nei fatti, come un insieme di regole del gioco che accettiamo in un determinato momento storico, quindi sociale oltreché geografico. Basti pensare come, ancora oggi, alcuni Stati riconoscano la liceità del ricorso alla pena di morte, quando appare invece depenalizzata in altre giurisdizioni moderne. O ancora basti riflettere come lo stare in spiaggia in bichini, un tempo, costituiva oltraggio al pubblico pudore. Quindi è difficile ricercare un senso di giustizia assoluto. Il senso di giustizia è quindi una scienza che fa verità sulla base delle prove e degli elementi che affiorano e contraddistinguono in maniera diversa ogni vicenda».

Crede che la verità venga sempre promossa in maniera deontologicamente corretta da parte dei soggetti che operano all’interno della macchina giudiziaria?
«Agli operatori della giustizia la verità non interessa. La verità è un concetto relativo, ha una visione che può essere soggettiva. Come diceva Manzoni – Alla corda della ragione non si dà mai il taglio netto da un solo lato– quindi è difficile appurare quanta “ragione” abbia il proprio assistito; si accetta l’onere della difesa senza indagare su una effettiva verità. Di fronte ad una verità sostanziale può palesarsi una diversa verità formale, per cui criterio-guida sono le norme che tutelano il proprio cliente. Il concetto di verità per il giudice è invece confinato, ad esempio nel corso del processo civile, a una ragione che trova fondamento nelle prove che vengono acquisite nel corso del giudizio, indipendentemente da quella che è poi la verità».

Gli sbocchi lavorativi sono spesso associati all’esercizio di professioni legali tradizionali (avvocato, magistrato, notaio). Qual è la sua considerazione rispetto alle dinamiche che muovono il mercato del lavoro?
«Siamo abituati ad associare il percorso di studi all’esercizio delle professioni tradizionali citate. Ci sono, in verità, tantissime altre attività che è possibile intraprendere: dall’insegnamento ai concorsi pubblici nei comparti delle Forze dell’Ordine e non solo. La conoscenza del diritto agevola anche il lavoro nell’imprenditoria. Un ottimo imprenditore che conosce le regole giuridiche ed economiche sa come muoversi per agevolare il funzionamento di un’azienda. Io stesso ne ho riscontrato l’utilità. Allo stesso modo la figura del giornalista, agevolata nella gestione delle fonti, è ben consapevole come scongiurare possibili ipotesi diffamatorie. Ritengo che tutti debbano disporre delle conoscenze basilari di discipline come la medicina o la giurisprudenza, indipendentemente dal percorso professionale prescelto».

Com’è nato il portale di diritto (laleggepertutti.it) del quale è direttore?
«“La legge per tutti” è nato casualmente come succede per le opere più innovative. È stato a causa di un periodo di degenza. Costretto a riposo, per una serie di interventi alla schiena, ho iniziato a scrivere argomenti di diritto per una Web Zin di musica, imparando a conoscere il linguaggio SEO.  Dai primi esiti positivi, ho deciso di proseguire trasformando la passione per la rubrica che curavo nel portale, all’epoca nella finalità volta a procacciare qualche nuovo cliente. Dai dati di lettura, che apparivano però significativi e corposi, ho iniziato a pubblicare con maggiore frequenza. Gli articoli hanno iniziato a fruttare in termini di advertising. È stato poi un effetto a catena: i primi due articoli sono diventati cinque, poi dieci, ecc. “La legge per tutti” contiene oggi circa cinquantamila guide legali.  Il portale è considerato oggi il dodicesimo sito più influente al mondo in Italia secondo i dati riportati da Amazon Alexa: registriamo un milione di visitatori ogni giorno, disponendo di un traffico che è prevalentemente organico, vendiamo quotidianamente decine di consulenze. Poi sono nati tutti gli altri progetti paralleli come “Spin off”, il canale YouTube ed i libri in pubblicazione con Gribaudo editore. Dal 18 ottobre sarà in uscita il secondo volume dal titolo “La Costituzione per tutti”».

La passione che trasmette, attraverso i contenuti che pubblica, la rende esempio virtuoso, alternativo all’immagine del professionista relegato ad un ambito elitario. Cosa non può mancare in chi è dedito, come lei, all’avvocatura?
«Oggi quel che non può mancare è soprattutto l’aggiornamento quotidiano dell’offerta. È quello che definisco come “packaging”! È necessario che il bagaglio conoscitivo venga presentato, speso e comunicato in maniera efficiente. Potremmo paragonare l’offerta del servizio di consulenza alle condizioni promosse da quella commerciale: la descrizione dettagliata del prodotto rende il consumatore informato sulle qualità dello stesso, quindi sull’acquisto. La qualità del servizio è l’elemento che rende preferita la scelta di un professionista rispetto ad un altro. Rispetto al passato, tra cliente e professionista (avvocato o chicchessia) è venuto a mancare quel rapporto paternalistico di cieca fiducia ed abbandono ed è giusto sia così. Un rapporto professionale che meriti, difatti non può prescindere da un onere conoscitivo promosso da parte del cliente. È necessario, dunque, instaurare un rapporto paritario e dinamico, capace di accompagnare ed informare il cliente nel corso delle diverse fasi che contraddistinguono le dinamiche di una vicenda giudiziaria. Anche la comunicazione veicolata sotto il profilo grafico ha la sua importanza: funge da biglietto da visita nel modus operandi di un professionista in quanto capace di promuovere una visione innovata, lontana dai caratteri grigi e noiosi di un tempo».

L’aforisma a lei più congeniale e perché?  
«L’aforisma più appropriato è quello che ho creato e che ha dato il nome al portale: la legge è per tutti. Prima ancora di essere uguale per tutti, deve essere per tutti quindi compresa e comprensibile da tutti».


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni